La nuova edizione del Messale Romano, un'opera corale e un dono alle comunità
Adriana Masotti - Città del Vatican
Una presentazione online della terza edizione italiana del Messale Romano già introdotta, in molte diocesi, con la prima domenica di Avvento, all'inizio del nuovo Anno liturgico. Ad organizzarla, per illustrarne le novità, la Conferenza episcopale italiana. Nell'incontro è stata sottolineata la continuità nel rinnovamento di alcune formule, nel solco della riforma voluta dal Concilio Vaticano II. In questa cornice, è stato detto, si colloca anche la scelta di presentare il testo lo stesso giorno della promulgazione della Costituzione conciliare sulla liturgia avvenuta il 4 dicembre 1963.
I relatori alla conferenza stampa
Alla conferenza stampa, moderata da Vincenzo Corrado, direttore dell’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali sono intervenuti monsignor Stefano Russo, segretario generale della Cei; monsignor Claudio Maniago, vescovo di Castellaneta e presidente della Commissione episcopale per la liturgia e don Paolo Tomatis, docente alla Facoltà teologica dell’Italia Settentrionale. Nel corso dell'incontro è stata presentata anche una breve clip dell’artista Mimmo Paladino che racconta il percorso di accompagnamento nella realizzazione e nella selezione delle opere che arricchiscono il Messale.
Un grande lavoro corale
Ad aprire la conferenza è monsignor Stefano Russo. Di solito, dice, presentando un'opera editoriale importante, si è soliti ringraziare tutti coloro che hanno collaborato, ma in questo caso è un'operazione impossibile, tanti sono stati i protagonisti: dai vescovi ai sacerdoti, ai e alle religiose, ai tanti laici, uomini e donne. Migliaia le persone coinvolte in opera essenziale per la vita della comunità cristiana. Questo è "un libro affascinante, sinergico, corale", risultato di un lavoro di cui sono stato testimone, che ha messo insieme tanti diversi contributi, "un libro unico" nell'ambito liturgico. Monsignor Russo lo definisce "un libro della comunità" perchè "l'accompagna nel suo cammino, e perchè il suo contenuto è messo in atto da tutta l'assemblea". È un volume, afferma ancora per sottolinearne la preziosità, che si trova sull'altare e il cui lavoro è stato accompagnato dall'attenzione al popolo di Dio. C'era infatti la necessità di qualche modifica al linguaggio per renderlo più inclusivo, più vicino alla contemporaneità. Nella nuova edizione viene curato maggiormente il canto, viene rinnovata anche la forma grafica e l'aspetto iconografico con opere fatte apposta per il testo. Dal punto di vista dell'oggetto in sè, conclude monsignor Russo, presenta aspetti unici perchè si tratta di un libro di grandi dimensioni, destinato ad essere letto più volte al giorno, quindi robusto, in un unico formato, e afferma, "abbiamo cercato di contenerne il prezzo".
Il Messale tra tradizione e contemporaneità
Anche monsignor Claudio Maniago sottolinea subito nel suo intervento il gran numero di persone che hanno contribuito alla terza edizione del Messale, tra cui figure professionali non solo legate al mondo ecclesiale, come ad esempio esperti nella lingua ecc.. Si tratta, afferma, di un testo "che raccoglie un'eredità importante", e in questo senso precisa, "non è corretto parlare di nuovo Messale", scaturisce dalla riforma liturgica del Concilio Vaticano II, punto di riferimento fondamentale anche oggi. "Siamo arrivati alla terza edizione, ma l'impianto celebrativo della messa - ribadisce - è sempre lo stesso". Il Messale rinnovato tiene conto della tradizione e la valorizza. Spiega poi che sono stati due gli ambiti di lavoro: la traduzione del testo originario in latino e l’inserimento di nuovi testi attraverso la comprensione di quanto la Chiesa italiana poteva aggiungere nell'impianto celebrativo "con il proprio genio", come le immagini, ma anche in base alle esigenze emerse dall'esperienza celebrativa. È un testo normativo per la Chiesa italiana, ha detto ancora, perchè detta le norme per lo svolgimento delle celebrazioni eucaristiche. Per questo diventa deposito importante, "uno scrigno" che custodisce gli elementi per la formazione del popolo di Dio, per essere Chiesa, per permettere a tutti una reale partecipazione a quello che è il celebrare cristiano.
Le immagini caratterizzate dalla semplicità
L'intervento di don Paolo Tomatis si sofferma in particolare sulle immagini contenute nella terza edizione del Messale: un aspetto connaturale al cristianesimo. Sono, spiega, immagini di arte contemporanea, e si è scelto un autore, Mimmo Paladino, capace di offrire visioni pittoriche contrassegnate dalla semplicità, dalla ricerca dell'essenzialità, usando in alcuni casi la tecnica dell'acquerello. "Si dipinge il gesto della liturgia nello scorrere del tempo liturgico" e allora ci sono immagini di lampade in Avvento, ad esempio, o volti durante la Quaresima, come suggerimento ad interrogarsi di fronte al Signore. Ripercorrere queste immagini, dice don Tomatis, è un invito a ricordarci che la contemporaneità fa parte della celebrazione.
Tradurre l'invisibile in segno comprensibile a tutti
Per Mimmo Paladino, artista napoletano, l'obiettivo era offrire un segno non da interpretare, ma legato al reale significato dell'evento che, pagina dopo pagina, viene indicato nel testo. Un lavoro dunque di fantasia ma aderente al contenuto e comprensibile a tutti. L'artista, dice Paladino, non deve aggiungere segni inutili, ma offrire una sintesi della pagina. Alta complessità dei temi e semplicità delle immagini, sforzo di tradurre l'invisibile in qualcosa che venga recepito. Un esempio: come rendere la realtà della Croce pasquale? "L'idea di due semplici segni che però contenessero molti colori - spiega - mi è sembrata la soluzione migliore". Trovare ora le proprie opere all'interno di un libro come il Messale "è come trovarsi nella storia, nel percorso compiuto dall'umanità, un passo fatto in un ambito sorprendente che non pensavo di frequentare".
Mostrare fedelmente il volto di Dio Padre
E' il momento delle domande. Una di queste si riferisce ad un possibile disorientamento della comunità cristiana di fronte alle novità introdotte dall'edizione. Monsignor Maniago risponde che un certo disorientamento è comprensibile, ma che il lavoro nasce dal desiderio di essere maggiormente fedeli al Vangelo e di avere un testo più aderente all'annuncio evangelico che è mostrare il volto paterno di Dio, come ci ha insegnato Gesù. "E la gente - prosegue - giustamente coinvolta nella comprensione del perché di questi cambiamenti, credo abbia la sensibilità di accogliere le modifiche pur nell'imbarazzo iniziale".
La liturgia rigenera la vita cristiana
La liturgia, afferma don Tomatis, ha sempre bisogno di una certa formazione dei fedeli. "La vera sfida ora è passare dalla logica del testo alla logica del gesto". Dentro l'azione rituale noi abbiamo dei gesti e saper celebrare è un arte che si impara stando a fianco dei testi, perchè non tutto è scritto". L'augurio conclusivo è che la nuova edizione ravvivi in tutti la gioia per il dono di celebrare la fede e di "celebrare bene". La celebrazione è, infatti, il culmine della vita cristiana e non è fine a se stessa: la liturgia rigenera e rinnova la vita cristiana.
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