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Comece: il dialogo con le Chiese sia sempre mantenuto

Padre Manuel Barrios Prieto, segretario generale di Comece, Commissione delle Conferenze episcopali della Comunità Europea, interviene sul documento “Stare al sicuro dal Covid-19 durante l'inverno”, ribadendo la necessità di interpellare la Chiesa su temi che le competono

Benedetta Capelli – Città del Vaticano

Pur accogliendo con favore gli sforzi per un approccio coordinato e sostenibile dell'Unione Europea contro la pandemia, la Comece, Commissione delle Conferenze episcopali della Comunità Europea, esorta a “coinvolgere maggiormente le autorità religiose nel considerare raccomandazioni non vincolanti su questioni relative alle celebrazioni religiose, nel pieno rispetto della libertà di religione”. E’ quanto si legge in un comunicato riguardante le disposizioni anti- Covid assunte dall’Ue.

La via è il confronto

“Le raccomandazioni non vincolanti – si legge ancora - se adottate senza consultare le Chiese e le comunità religiose, possono mettere a rischio gli sforzi compiuti in questi ultimi mesi dagli Stati membri dell'Unione Europea, insieme alle Chiese e alle comunità religiose locali, per garantire l'applicazione di misure sanitarie durante le celebrazioni”. Un pensiero espresso da padre Manuel Barrios Prieto, segretario generale della Comece:

Ascolta l'intervista a padre Manuel Barrios Prieto

R. – Questa strategia dell'Unione Europea è stata concretizzata negli orientamenti dati dalla Commissione Europea in un documento: “Stare al sicuro dal Covid-19 durante l'inverno”, reso pubblico il 2 dicembre scorso. Si tratta di raccomandazioni agli Stati membri per mantenersi sicuri in questi mesi di inverno; raccomandazioni buone, dettate dal buon senso e che sono pienamente accettate, secondo il parere della Comece. Solo che c'è un aspetto in questi orientamenti che fa riferimento alle celebrazioni. Allora noi vorremmo che quando si tratta di raccomandazioni per le celebrazioni anche liturgiche sarebbe opportuno che queste disposizioni si diano in un ambito di dialogo con la Chiesa, che è anche quello che prevedono i trattati dell'Unione Europea. Comunque la strategia che si sta adottando è quella assunta in vari Paesi, è di buon senso per cercare di evitare la diffusione del virus in questi mesi d'inverno. Tutti abbiamo paura, il momento è difficile e quindi sono norme che in principio sono molto buone.

Che via si potrebbe suggerire per rispettare tutte le misure necessarie al contenimento del virus e allo stesso tempo non ledere i diritti dei cittadini?

R. – Io credo soprattutto il dialogo: è necessario che si rispettino le norme sanitarie ma è importante che in ambiti particolari, come sono quelli che hanno a che vedere con la vita della Chiesa, non solo le celebrazioni ma anche tutte le altre attività ecclesiali, che queste norme si diano dialogando. Anche perché io credo non solo che il culto sia un diritto, molto legato al diritto fondamentale della libertà religiosa e che va rispettato, ma anche perché in certi momenti bui, di solitudine, il poter celebrare il culto cristiano per molti è importantissimo, fondamentale per la vita. Quindi io credo che la via sia quella di mantenere entrambe le cose: la sicurezza sanitaria e il diritto di celebrare la propria fede sempre attraverso il dialogo.

La pandemia – come si legge in un recente documento della Comece sul Patto europeo in materia di immigrazione e diritto di asilo – ha aggravato la povertà, l’esclusione sociale, lo stigma verso chi emigra e cerca protezione. Come lavorare per creare in Europa una comunità ispirata alla solidarietà e alla fratellanza?

R. – Questo delle migrazioni e del diritto d’asilo è evidentemente un tema importantissimo in Europa, anche molto dibattuto. C'è stata una nuova proposta della Commissione e su questo tema, noi della Comece abbiamo prodotto un documento del gruppo di lavoro sulle migrazioni in merito al Patto proposto. E’ evidente che questo tema, questo dramma, è diventato più urgente con la pandemia. La solidarietà, la fratellanza sono i sogni del Papa per l'Europa, c'è una lettera che lui ha mandato al Segretario di Stato vaticano, a fine ottobre, in occasione dell’Incontro con le istituzioni europee, in cui parla di questo e anche dell'accoglienza. Realizzare questi sogni dipende un po' da tutti, dalle istituzioni, da tutti noi europei. Questo è un compito comune, un compito che riguarda anche i valori fondanti dell'Europa.

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18 dicembre 2020, 12:40