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Ginevra: cattolici, protestanti e ebrei per la riapertura dei luoghi di culto

C'è un condiviso e “profondo rammarico” espresso a più voci per il fatto che, nelle nuove disposizioni anti Covid emanate il 25 novembre dal Consiglio di Stato in Svizzera, non si tenga conto “dell’importanza delle comunità religiose e delle pratiche spirituali”

Isabella Piro - Città del Vaticano

Un comunicato congiunto per chiedere la riapertura dei luoghi di culto, chiusi dal primo novembre per prevenire i contagi da Covid-19: a firmarlo, la Chiesa cattolica, quella protestante e quella cristiana di Ginevra - Svizzera - insieme alla Comunità ebraica locale. In particolare, i firmatari della nota –riportata dall’agenzia Cath – esprimono il loro “profondo rammarico” per il fatto che nelle nuove disposizioni emanate dal Consiglio di Stato il 25 novembre, non si tenga conto “dell’importanza delle comunità religiose e delle pratiche spirituali”. L’allentamento delle misure restrittive annunciato non include i luoghi di culto che, nonostante siano “abbastanza spaziosi” e “seguano piani di protezione rigorosi”, sono stati “incomprensibilmente trascurati” dal nuovo decreto. “Deploriamo profondamente – si legge nel comunicato congiunto - che non sia stata fatta menzione delle comunità religiose, soprattutto in questo periodo di Avvento e in vista di Hanukkah”. In tal modo, affermano cristiani ed ebrei, “il Natale viene ridotto allo shopping, ai pasti in famiglia e alle vacanze

L'impegno delle comunità religiose nel tempo di pademia

Dai firmatari anche la sottolineatura del fatto che, sin dalla primavera, nella fase più acuta della pandemia, “le comunità religiose sono state molto accorte e responsabili, rimanendo in contatto regolare e costruttivo con il Dipartimento per la sicurezza e la salute, così da valutare l’evoluzione della situazione”. Non solo: cristiani ed ebrei ribadiscono il loro impegno in favore della “salute spirituale della popolazione ginevrina”, un aspetto che “rientra nella salute mentale, messa a dura prova dal contesto attuale” e che necessita di un ritorno alla “vita comunitaria”. Pertanto, i firmatari chiedono “la revoca del divieto mirato di funzioni religiose, Messe e cerimonie, a seconda delle dimensioni del luogo di culto, con la garanzia del mantenimento della distanza tra ogni persona e del rispetto di tutti i protocolli necessari”.

La libertà di culto e responsabilità

Infine, il comunicato congiunto fa riferimento alla libertà di credo, garantita dalla Costituzione di Ginevra e che la situazione attuale rischia di “vanificare”: per molti credenti ginevrini, infatti, “è doloroso non poter più praticare e celebrare la propria fede partecipando di persona alla vita religiosa, con tutte le precauzioni attualmente necessarie”.

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28 novembre 2020, 08:00