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Torino, una vetrina danneggiata dalle azioni di protesta anti restrizioni (Reuters) Torino, una vetrina danneggiata dalle azioni di protesta anti restrizioni (Reuters) 

Proteste anti restrizioni. Napoli, un popolo che arranca e la camorra in agguato

Cortei di protesta contro le restrizioni anti contagio sfilano in numerose città italiane ed europee. La rabbia di diverse categorie di lavoratori e di infiltrati si trasforma in atti vandalici. A Napoli scenari preoccupanti. Monsignor Palmese: qui la gente è affamata e sfiduciata. Restrizioni necessarie, ma che i ristori siano immediati

Antonella Palermo – Città del Vaticano

Manifestazioni in vari Paesi europei e in diverse città italiane si susseguono di giorno e di notte, alcune pacifiche, organizzate delle associazioni di categoria, altre spontanee o che lungo il percorso cambiano fisionomia e degenerano in atti di vandalismo. A Milano, sono state 28 le persone denunciate per danneggiamento e violenza a pubblico ufficiale a seguito degli incidenti verificatesi ieri lungo il corteo non autorizzato che ha occupato la via commerciale più importante del centro. Tredici sono minorenni, diciotto sono italiani e dieci stranieri. Una decina di arresti a Torino, a seguito dei disordini avvenuti durante il raduno in piazza Castello di alcune centinaia di persone che hanno lanciato fumogeni contro i carabinieri schierati davanti al Palazzo della Regione. Un fotoreporter che stava seguendo l'azione di protesta è rimasto ferito alla testa da una bottiglia scagliata dai manifestanti. A Cremona i ristoratori hanno battuto le pentole davanti alla Prefettura, lasciandole poi a terra come in un cimitero di stoviglie. Anche a Viareggio si sono ritrovati prevalentemente gestori di palestre ed impianti sportivi per dire no alle misure anti-Covid dell'ultimo Dpcm. In diversi capoluoghi siciliani sono scattate le tensioni: bombe carta a Vittoria, nel ragusano, dove si teme l'istituzione di una nuova zona rossa. 

Napoli, l'apice di una crisi antica

A Napoli si sta profilando uno degli scenari più preoccupanti: in migliaia hanno marciato fino al palazzo della Regione la scorsa notte. In piazza Plebiscito sono comparsi cartelli del tipo 'Reddito di salute per tutti, la crisi la paghino i ricchi', sull'onda di invocazioni per le dimissioni del governatore della regione. Sono convenuti anche i tassisti che chiedono ristori immediati e una revisione dell'ultimo Dcpm. Monsignor Tonino Palmese, vicario episcopale per la Giustizia e la Carità, tenta di descrivere una realtà con problematiche stratificate:

Ascolta l'intervista a monsignor Tonino Palmese

"Non ci troviamo di fronte a una situazione in cui c'è chi ha ragione e chi ha torto", precisa Palmese. "Noi siamo in un contesto in cui quelle che dovrebbero essere le leggi di un Paese civile si scontrano con una realtà che arranca dal punto di vista lavorativo. Le contestazioni – denuncia - sono nate da un bisogno vero di sicurezza economica". E racconta come, nella prima fase della pandemia, tutte le realtà napoletane ecclesiali, e anche non ecclesiali, hanno distribuito tonnellate di cibo per persone che rasentavano la fame.

Con gente affamata, la criminalità ha gioco facile

"La questione grave è che qui c'è il pericolo delle infliltrazioni della criminalità che si fa garante di prestiti o di prossimità, ma che poi diventa delittuosa e davvero pesante sulla schiena della popolazione". E' lo stesso timore del Viminale: cioè che rabbia e frustrazione possano diventare terreno fertile per strumentalizzazioni provocatorie e infiltrati. "Ma – scandisce Palmese - alla camorra non interessa scendere in piazza, interessa invece sapere che la gente resti affamata; attende all'angolo della strada il cadavere che passa per poterlo rianimare". Una metafora macabra, ma ficcante.

La speranza in ristori economici effettivi e rapidi

"Mi preoccupa la sfiducia della brava e povera gente", continua Palmese, usando stavolta una metafora biblica: "quando viene meno la fiducia verso una dimensione istituzionale che ritarda il sostegno alla gente, questa ha più nostalgia del faraone, la criminalità, che di un Signore che la possa condurre verso la terra promesssa". Ma il governo ha annunciato ristori economici contestuali alle restrizioni... "Come si può non credere a queste promesse! Però, posso dire che questo non è accaduto con la cassa integrazione. Noi abbiamo aiutato centinaia di famiglie che hanno avuto solo i primi due mesi, quelle più fortunate".

Restrizioni: parola non bella, ma necessaria

"Io capisco la fatica di vivere questo tempo, ma è anche vero che tutti dobbiamo tirare la cinghia molto di più", ammette il vicario che, senza mezze misure, ammonisce coloro che definisce "idioti negazionisti", che non si rendono conto delle sale di rianimazione strapiene. "Il primo nemico che dobbiamo combattere è il virus, immediatamente dopo, dico immediatamente però, è il disagio sociale ed economico, che si sta creando. Se non facciamo un patto chiaro su questa questione è evidente che ci disperdiamo. Ora, la parola restrizione, non bella, non elegante, non democratica, è una parola necessaria e salvifica".

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27 ottobre 2020, 14:45