La morte di Gennadios, grande promotore dell'unità dei cristiani
Gabriella Ceraso - Città del Vaticano
"È transitato al cielo il metropolita Gennadios". Con queste parole sul proprio sito Internet la Sacra Arcidiocesi Ortodossa d’Italia e Malta, ha annunciato questa mattina la morte del metropolita arcivescovo ortodosso d’Italia e Malta ed Esarca per l’Europa meridionale. Aveva 83 anni ed era malato di cancro.
L'annuncio rivolto "a tutti i cristiani" con "umana afflizione" è seguito da una preghiera: "Che il Signore Dio faccia riposare l’anima del nostro compianto Pastore". A breve – afferma la nota dell’arcidiocesi ortodossa – seguiranno le comunicazioni relative al rito delle esequie.
Tra i principali protagonisti del dialogo ecumenico, e infaticabile costruttore di unità, in una delle sue ultime interviste a Pope l'anno scorso, in occasione della chiusura della Settimana di preghiera per l'Unità dei cristiani, rimarcava che la "disunione è il fallimento dei cristiani" e che "pace e unità sono l'unica strada che possiamo percorrere".
Tra le tante inziative per la promozione dell'unità dei cristiani e l'avvicinamento delle Chiese cattolica e ortodossa, ricordiamo anche l'entusiasmo con cui il metropolita aveva promosso, nel marzo di due anni fa, la nascita della Cattedra Ecumenica presso l'Istituto universitario "Sophia" di Loppiano, sulle orme del Patriarca Atenagora e di Chiara Lubich che l'arcivescovo aveva conosciuto. In quell'occasione, ai nostri microfoni, ripeteva l'importanza di formare oggi "nuove persone, apostoli dell'unità e dell'amore" perchè questo avrebbe aiutato a realizzare ciò che Atenagora ripeteva e che il metropolita ha fatto suo:
"È una gran cosa conoscersi; siamo vissuti isolati, senza avere fratelli, senza avere sorelle, per molti secoli, come orfani! I primi dieci secoli del cristianesimo sono stati per i dogmi e per l’organizzazione della Chiesa. Nei dieci secoli seguenti abbiamo avuto gli scismi, la divisione. La terza epoca, questa, è quella dell’amore".
La vita e la formazione
Gennadios, al secolo Tsampìcos Zervós, era nato a Kremastì nell’isola di Rodi l’8 luglio 1937. Ha studiato Sacra Teologia nella Scuola teologica di Chalki. Ha ricevuto l’ordinazione diaconale, il 16 aprile 1960, dall’allora metropolita di Rodi Spiridione nel Sacro Monastero della Santa Trinità a Chalki e con tale grado fu inviato dal patriarca ecumenico Atenagora in Italia, e precisamente a Napoli, per concludere gli studi universitari con un dottorato in Sacra Teologia su “Il contributo del Patriarcato ecumenico per l’unità dei cristiani”, che costituisce il primo lavoro storico scritto in un centro studi cattolico da parte di un chierico greco-ortodosso.
Per dieci anni ha insegnato Teologia patristica presso l’Istituto universitario di San Nicola a Bari. Nel corso del suo cinquantennale servizio in Italia - si legge nel sito dell'arcidiocesi ortodossa - ha sviluppato in modo brillante ed efficace un’attività in campo ecclesiastico, spirituale e sociale, grazie alla quale ha ricevuto come riconoscimento, da parte delle autorità della Repubblica Italiana, la decorazione di Grand’Ufficiale. Ha partecipato attivamente, in qualità di rappresentante della Chiesa Madre, a numerosi convegni scientifici, missioni e manifestazioni ecclesiastiche.
Il 26 novembre 1970, su iniziativa del Patriarca Ecumenico Atenagora, è stato eletto all’unanimità vescovo di Kratea ed è stato il primo vescovo ortodosso in Italia dopo 275 anni e, soprattutto, per la prima volta è stato ordinato un chierico ortodosso con questo grado sul suolo italiano, alla presenza dei rappresentanti del Vaticano e dell’Italia. Il 26 agosto 1996 è stato eletto all’unanimità arcivescovo metropolita d’Italia, ed è stato intronizzato nella storica Cattedrale di San Giorgio dei Greci a Venezia, il 27 ottobre dello stesso anno.
"Ha fatto rifiorire l'ortodossia nel centro del cattolicesimo romano"
Gennadios ha fondato 5 monasteri e circa 65 parrocchie e nel corso degli anni del suo governo pastorale sono state accolte nel seno dell'arcidiocesi ortodossa nuove parrocchie e nuovi chierici. Hanno preso forma, prestigio e si sono rafforzate le parrocchie già fondate a Bologna, Padova, Parma e Perugia. Infaticabile la sua attività di dialogo con lo Stato Italiano e la sua stretta collaborazione col Pontificio Consiglio per l’Unità dei Cristiani. Ha fatto rifiorire l’ortodossia - ricorda ancora l'arcidiocesi - proprio nel centro del Cattolicesimo Romano, grazie ai suoi frequenti ed importanti viaggi pastorali ha insegnato al cuore del popolo l’ecumenicità del Patriarcato Ecumenico, e ne ha rafforzato prestigio e incidenza nei territori tradizionalmente cattolici romani d’Italia e Malta.
Bartolomeo I : persona umile e saggia, fedele alla Chiesa
Parlando del metropolita, durante la sua visita nella storica chiesa della Confraternita dei Santi Pietro e Paolo dei Nazionali Greci, a Napoli (ottobre 2007), il Patriarca Ecumenico Bartolomeo I, ne evidenziava l'amore immenso e la fiducia nella Chiesa, esaltando il suo lavoro di pastore: "Avete lavorato per moltissimi anni in modo missionario per il vostro gregge, distinguendovi per molti e vari carismi, tra i quali i più grandi sono l’umiltà e la dolcezza, la tranquillità e la saggezza del vostro carattere, ma più grande di tutti è il vostro amore e la fede verso la Madre Chiesa ed il vostro senso ecclesiastico che onorate e per mezzo del quale vi onoriamo.”
Patriarca Moraglia: una ricchezza non solo per gli ortodossi
Profonda tristezza ha espresso oggi alla notizia della morte del metropolita Gennadios, il Patriarca di Venezia Francesco Moraglia. "In questi anni a Venezia – scrive monsignor Moraglia nel suo messaggio di cordoglio – ho potuto apprezzare in più occasioni il Suo tratto di uomo di Dio e di persona ricca di gioia, capace di dolcezza e tenerezza come pure di quella saggezza e di quell’equilibrio che si richiedono, in modo speciale, a chi ha ricevuto e presta l’ufficio del servizio di guida del popolo santo di Dio". Nel suo ricordo il profondo legame con l'Italia, insieme al grande e infinito amore di Gennadios per la Madre Chiesa. "Sua eminenza, conclude il Patriarca Moraglia, è stato, in mezzo a noi, un vero testimone e costruttore di unità" , quindi cita le parole di Gennadios :"Noi dobbiamo essere terreni aperti, liberi. Noi dobbiamo amare l’altro. Per noi cristiani c’è soltanto questo: amare, niente altro. Non è poi così difficile… Dio ci ha fatto esseri liberi, uniti, sempre pieni di gioia, per realizzare buone cose".
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