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Carlo Acutis, la scala più corta per il cielo

"Perché gli uomini si preoccupano tanto della bellezza del proprio corpo e poi non si preoccupano della bellezza della propria anima?". Se lo domandava Carlo Acutis mentre cresceva in lui il senso della bellezza delle cose divine. Studente di giorno a scuola, studente dell'anima il pomeriggio e la sera, in compagnia della Messa e del Rosario. E quello con Maria è per lui "l’appuntamento più galante della sua giornata”

Eugenio Bonanata – Città del Vaticano

Carlo Acutis stimola la riflessione e spinge a porsi delle domande. Per rendersene conto basta leggere le sue frasi, alcune delle quali sono diventate ormai celebri. “L’Eucarestia è la mia autostrada per il cielo”, recita una delle più note che simboleggia il suo amore infinito per Gesù.

L’altra è senza dubbio è “tutti nascono originali, ma molti muoiono come fotocopie”, per sottolineare il rischio dell’omologazione che tende a soffocare i doni, i talenti e le potenzialità di ciascuno nella società contemporanea. Questo è il percorso di ‘Le sue frasi’ la terza puntata della serie ‘Lo chiameremo beato’, prodotta da Officina della Comunicazione in collaborazione con VatiVision.

La clip inizia con il decollo di una mongolfiera, una metafora per parlare del sacramento della Confessione. Un tassello che Carlo considerava essenziale per avvicinarsi all’Eucarestia e per liberarsi dai pesi rappresentati dai peccati, anche quelli veniali, consentendo così all’anima di elevarsi verso il cielo. “Perché – si chiedeva – gli uomini si preoccupano tanto della bellezza del proprio corpo e poi non si preoccupano della bellezza della propria anima?”. Del resto Carlo diceva anche che “L’unica cosa che dobbiamo temere veramente è il peccato” e che “Il Rosario è la scala più corta per salire in cielo”.  

Nelle sue frasi è evidente anche la fiducia verso gli altri: “Una vita è veramente bella – affermava – solo se si arriva ad amare Dio sopra ogni cosa e il prossimo come noi stessi’. E la sua vita l’ha vissuta sotto la luce intensa del Signore. “Non io, ma Dio”, diceva. Un principio di fede reso evidente nel suo agire. Ma suggerimento ancora una volta, tra le altre cose, dirige la ricerca di armonia nella quotidianità. Forse è questa la sua più grande eredità di questo ragazzo che può trovare riscontro nelle esistenze di tutti, non solo dei più giovani.

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10 ottobre 2020, 07:00