L’impegno di Sant’Egidio a Cuba a 5 anni dal viaggio del Papa
Silvia Kritzenberger e Benedetta Capelli – Città del Vaticano
Cinque anni fa si concludeva il . Oggi l’isola caraibica raccoglie i frutti della permanenza del Pontefice in particolare tra i giovani. A sottolinearlo è Rolando Garrido, responsabile della Comunità di Sant'Egidio a Cuba. “Molte strade - afferma - sono state aperte. Francesco è attraente, non solo per il mondo cattolico ma in particolare per il mondo laico. Penso, ad esempio, alla chiamata che ha fatto ai giovani: vivere l'amicizia sociale, cioè collaborare tutti alla costruzione della società, nonostante le differenze di pensiero e di credo”. Da qui l’impegno della Comunità ad aprire spazi di dialogo e incontro con i ragazzi grazie anche alle aperture nate in seguito alla visita di Giovanni Paolo II.
La Chiesa che non lascia soli
Rolando Garrido si sofferma anche sull’attualità e sull’emergenza coronavirus che sta riprendendo a Cuba. Al momento sono oltre cinquemila le persone contagiate. Le misure prese per arginare la pandemia hanno, secondo il responsabile di Sant’Egidio, posto una domanda importante per la Chiesa e sull’essere comunità in un momento di emergenza.
“Per la prima volta a Cuba, la messa domenicale - spiega - è stata trasmessa dalla televisione nazionale e sono state aperte le stazioni radio. Anche internet ha giocato un ruolo decisivo, aprendo strade non molto utilizzate e valorizzate per l'evangelizzazione”. Garrido sottolinea ancora che “durante la Settimana Santa, con i nostri giovani, abbiamo accompagnato centinaia di anziani per aiutarli a vivere pienamente il Mistero che è più importante per la vita di un cristiano. Abbiamo recitato con gli anziani le preghiere, abbiamo ascoltato con loro il Vangelo. Un movimento spirituale per non lasciare nessuno da solo. La Chiesa ha svolto un ruolo molto importante anche nell'accompagnare i più fragili: le mense per gli anziani sono state tenute aperte, facendo grandi sforzi per trovare il cibo”.
Una solidarietà in crescita
“Molto si può fare anche per accompagnare i sogni e la speranza delle persone, anche per comunicare una nuova speranza. Molte volte - spiega il responsabile della Comunità di Sant’Egidio - viviamo con grandi difficoltà, i più poveri sono stati i nostri insegnanti. Ci hanno insegnato che nessuno è così povero da non poter fare qualcosa per un altro che vive in difficoltà. Questa è la vera libertà e dignità della vita: la capacità di dare qualcosa agli altri gratuitamente”. Secondo Garrido, a Cuba la vera emergenza è “l'accesso al cibo e ai beni di prima necessità, compresi i prodotti per l'igiene”. Durante tutta l'epidemia, spiega, ogni settimana la Comunità di Sant’Egidio ha distribuito più di mille pasti agli anziani soli e ai senzatetto de L'Avana, Holguin e Santiago de Cuba. “Sono state distribuite mascherine, materiale igienico, la necessità di protezione è stata spiegata ai più poveri. Siamo stati l'unico spazio aperto per loro. Una grande novità è che, anche se può sembrare contraddittorio, in questo tempo ci sono molti che sono venuti per aiutare e servire i poveri. Il numero di volontari è cresciuto. Abbiamo incontrato tante persone con il desiderio di aiutare, con la sete di solidarietà e con la speranza di un tempo migliore, più umano e pacifico”.
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