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Proteste contro il governo Mnangagwa, all'ambasciata dello Zimbabwe in Sud Africa Proteste contro il governo Mnangagwa, all'ambasciata dello Zimbabwe in Sud Africa 

Zimbabwe: la solidarietà del nunzio ai vescovi

Il rappresentante pontificio nel Paese africano ha portato personalmente il suo sostegno all'arcivescovo di Harare dopo gli attacchi mossi nei suoi confronti dal governo in risposta alle critiche dei vescovi sulla gestione delle proteste e della crisi sanitaria in corso

Gabriella Ceraso e Paul Samasumo - Città del Vaticano

Il governo del presidente Mnangagwa reagisce con un rifiuto netto alle affermazioni dei vescovi dello Zimbabwe contenute nella Lettera pastorale di venerdì scorso relativa alla condotta delle istituzioni durante le proteste nazionali e la repressione che ne è seguita il 31 luglio scorso. Il ministro dell'informazione, della pubblicità e dei servizi radiotelevisivi dello Zimbabwe, Monica Mutsvangwa ha rilasciato una dichiarazione rilanciata dalla televisione nazionale sabato sera, in cui ha attaccato con toni esacerbati e offensivi in particolare la persona dell'arcivescovo di Harare, monsignor Robert Christopher Ndlovu presidente della Conferenza dei vescovi cattolici dello Zimbabwe. A lui la solidarietà che personalmente ha voluto portare, domenica mattina, il nunzio in Zimbabwe, monsignor Paolo Rudelli, atto simbolico di solidarietà con tutti i vescovi del Paese.

Diritti e proteste

La malagestione della crisi economica e sanitaria da parte del governo di Emmerson Mnangagwa, ha portato in piazza e poi sui social, con la campagna #ZimbabweanLivesMatter, la protesta popolare, cui il governo, affermano i vescovi, ha risposto con una repressione che mette a tacere ogni forma di dissenso. Il governo è stato ampiamente criticato per le violazioni dei diritti umani che hanno visto la polizia e i militari compiere su attivisti, giornalisti e popolazione. Diversi osservatori, come Amnesty International, descrivono quello attuale come un clima di paura e brutale repressione, con sparizioni, arresti, rapimenti per strada e torture contro le voci critiche.

Le osservazioni dei vescovi nella Lettera Pastorale, a cui comunque le dichiarazioni del ministro Mutsvangwa hanno evitato di rispondere, sono state dunque per molti versi sollevate anche dai legali, dal personale medico e dagli attivisti del Paese. Inoltre gli osservatori in Zimbabwe hanno notato che la dichiarazione del governo ha cercato di disinformare la cittadinanza mettendo in contrasto l'azione della Chiesa cattolica con i desideri e le posizioni di Papa Francesco.

Le Lettera dei vescovi 

"La paura corre lungo la spina dorsale di molte delle nostre persone oggi. La repressione del dissenso è senza precedenti. È questo lo Zimbabwe che vogliamo? Avere un'opinione diversa - scrivono i vescovi - non significa essere un nemico. È proprio dal contrasto di opinioni che nasce la luce".

I vescovi aggiungono: "L'appello alle manifestazioni è l'espressione della crescente frustrazione e dell'aggravamento causato dalle condizioni in cui si trova la maggior parte dei cittadini dello Zimbabwe. La repressione della rabbia della gente non può che servire ad approfondire la crisi e portare la nazione in una crisi più profonda".

Nei confronti della leadership politica i vescovi rimarcano inoltre la mancata assunzione di responsabilità per i problemi nazionali, che fa ricadere le colpe di quanto accade agli "stranieri, al colonialismo, ai cosiddetti detrattori interni". "Quando ci assumeremo le nostre responsabilità? Mentre i nostri vicini nella regione - scrivono i vescovi - stanno rafforzando le loro istituzioni democratiche, noi sembriamo indebolire le nostre". Delusione nelle parole dei vescovi anche per la mancata occasione della mediazione offerta dal Sudafrica nonché della ingiusta distribuzione degli strumenti sanitari necessari per far fronte alla pandemia di Covid-19.

La lettera dei vescovi si chiude con un appello urgente che fa leva su inclusione, dialogo e responsabilità: "Facciamo un appello urgente - scrivono i vescovi - alla pace e alla costruzione nazionale attraverso l'impegno inclusivo, il dialogo e la responsabilità collettiva per la trasformazione. Siamo anche consapevoli che la pandemia di Covid-19 ci esporrà a nuove sfide per il prossimo futuro. Infatti, come ha capito John Lewis, la marcia non è mai finita, ma insieme la supereremo".

Cattolici e non cattolici si schierano con i Vescovi

Da parte loro, cattolici e non cattolici dello Zimbabwe hanno affidato ai social media la solidarietà ai Vescovi. In particolare hanno ricordato a ministri e funzionari che i vescovi sono pastori che non hanno ambizioni politiche ma che non possono tacere di fronte a tanta sofferenza sociale e a tanta povertà.

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16 agosto 2020, 14:00