“Dai nostri cuori al cuore del Libano”: la raccolta fondi della Famiglia Vincenziana
Roberta Barbi - Città del Vaticano
“Il mio lavoro è appena iniziato nei confronti delle famiglie e delle persone bisognose e verso le Istituzioni vincenziane gravemente colpite". E' la testimonianza di Ribel Elias, presidente dei Missionari Laici Vincenziani (Misevi International) che racconta come molti rami della Famiglia Vincenziana libanese stiano lavorando come un'unica entità da quel terribile quattro agosto.
Gli obiettivi dell'iniziativa
Padre Toma? Mavri?, presidente del Comitato esecutivo della Famiglia Vincenziana, spiega invece gli obiiettivi dell’iniziativa intrapresa: "Mentre ognuno di noi comincia a attivare i propri canali di solidarietà, vorrei proporre di rispondere a questo disastro in modo concertato, come Famiglia. Avete visto Papa Francesco inviare immediatamente un fondo di 250mila euro per aiutare la Chiesa nel Libano.
Come Vincenziani, potremmo pensare di fare una donazione altrettanto grande per i poveri e i senzatetto del Libano?”. Prima dell'esplosione, il popolo libanese stava già affrontando le difficoltà economiche e le conseguenze dell'epidemia di Covid-19, in una situazione caratterizzata da un forte aumento della povertà in tutto il Paese.
La speranza di cambiare
“I giovani - racconta Said Safar, che si occupa del collegamento della raccolta fondi per la Famiglia Vincenziana in Libano - sono demotivati, tristi, delusi, desiderosi di emigrare, in lotta per il futuro. Tutto è triste qui, il cattivo andamento dell’economia, la situazione politica, la svalutazione della lira libanese. Niente scuola, niente università, più del 60% della popolazione è povera, c’è un alto tasso di inflazione e più del 60% di disoccupazione. La grande esplosione a Beirut ha ucciso la nostra speranza. Stiamo affrontando questo periodo con la speranza di cambiare. Dio è amore e non ci lascerà soli”, racconta Said Safar, che si occupa del collegamento della raccolta fondi per la Famiglia Vincenziana in Libano.
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