Ry?ko: lasciamo che Maria ci consoli nelle sfide di ogni giorno
Gabriella Ceraso - Città del Vaticano
“Una eredità di fede e di amore a Cristo e a sua Madre che rappresenta una sfida per tutti noi”. Questo ci ricorda la Festa odierna della Dedicazione della Basilica Papale di Santa Maria Maggiore, interrogandoci su cosa poter fare “affinché quest’eredità continui a vivere nei nostri tempi e a segnare la nostra vita”.
Maria ha voluto la Basilica, una storia di grazia
È questo il pensiero che ha guidato stamani l’omelia dell’arciprete della Basilica Papale, il cardinale Stanislaw Rylko che, guardando all’edificio splendido e ricco di arte, non ha potuto non ricordarne l’origine e la storia che hanno portato a una simile eredità. Tutto nasce proprio dalla “Madonna stessa - afferma il porporato - che apparve in sogno a un patrizio romano e alla sua consorte, nonché a Papa Liberio verso la metà del IV secolo” indicando in seguito anche il luogo della costruzione, il colle Esquilino, con il noto miracolo della neve del 5 agosto”. Da qui il nome: Basilica Liberiana, anche nota come Basilica di Nostra Signora della neve. Fu poi Sisto II a costruire l’edificio ottant’anni più tardi, inalterato per 15 secoli di storia, anzi arricchito da opere di grande valore artistico, tanto da farne “un monumento di fede di intensa bellezza, dove tutto parla di Cristo, il Figlio di Dio fatto uomo per la nostra salvezza, e di sua Madre!”
La Basilica conserva due grandi tesori: la reliquia della Sacra Culla di Betlemme e la Sacra Effige della Salus Populi Romani, venerata qui da molti secoli. Ecco dunque l’eredità da perpetuare. E come?
Dio misericordioso e Maria consolatrice
Rileggendo i testi della liturgia odierna, il cardinale lascia emergere l’importanza della dimora di Dio tra gli uomini, rappresentata dalla Basilica stessa, un Dio compassionevole “pronto ad asciugare le lacrime di coloro che piangono”. E la “presenza di Dio, Padre ricco di misericordia – aggiunge- è accompagnata in questa Basilica dalla presenza di sua Madre, la Vergine Maria, tenera come appare nell’icona della Salus Populi Romani con un fazzoletto proprio per consolare i suoi figli”. E della Vergine – spiega - questa Basilica testimonia il compimento della profezia contenuta nel Magnificat:“ D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata”. “In questo tempio, lungo i secoli – afferma il cardinale - lo spirito della Vergine ha continuato a esultare in Dio Salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva”. E ai pellegrini che ogni giorno varcano la soglia della Basilica la Vergine, spiga il cardinale, offre lo stesso messaggio da secoli: la libertà dell’essere Figli di Dio, ai quali il Padre ha ridato dignità liberandoli dal peccato.
Non smettere di rivolgersi a Maria
Custodendo così magnificamente la presenza di Maria, la Basilica, secondo l’arciprete, diventa come la schiera dei grandi Santuari del mondo, un “ polo d’attrazione” per schiere di fedeli che vogliono “incontrarLa e spalancare davanti a Lei il proprio cuore. È questo il ruolo degli innumerevoli Santuari mariani sparsi in tutto il mondo! I Santuari sono quei luoghi in cui si realizza in modo speciale il testamento di Gesù sulla Croce: l’uomo toccato da varie prove, colui che vive drammi personali e familiari, si sente consegnato e affidato a Maria; sente come rivolte a sé le parole di Cristo: «Ecco, tua madre!» (Gv 19,27); avverte l’invito pressante a fidarsi di lei senza timore, ad ascoltarla a lasciarsi guidare da lei senza indugio”
E una madre sa come ridare speranza, fino a cambiare la vita di un figlio. Il cardinale fa riferimento quindi ai tempi difficili della pandemia per rilanciare il suo invito a continuare “ad affidarci a Maria, prenderLa a casa nostra, farla entrare nella nostra vita, a renderla partecipe delle nostre gioie e dei nostri problemi, delle sfide che dobbiamo affrontare ogni giorno. E da oltre 15 secoli in questa Basilica romana schiere di fedeli sperimentano il conforto materno di Maria!”
E allora l’omelia si chiude con il ringraziamento alla Vergine e con le parole che lei stessa pronunciò a Cana, perché siano fatte proprie da ciascuno:
«Qualsiasi cosa vi dica [Gesù], fatela» (Gv 2,5).
Nel corso della celebrazione, al momento della recita del Gloria, la Basilica ha accolto anche quest'anno la tradizionale pioggia di fiori in ricordo del “Miracolo della Neve”, ovvero della prodigiosa nevicata sull’Esquilino avvenuta la notte del 5 agosto 358.
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