Argentina 8 agosto, "Giornata delle 2 vite” contro l'aborto
Isabella Piro - Città del Vaticano
Era l’8 agosto 2018 quando il Congresso Nazionale dell’Argentina, bocciava il progetto sulla legalizzazione dell’aborto nel Paese. A distanza di due anni da quel giorno, il Movimento pro-vita (Unidad Pro-Vida) ha indetto, per oggi, una “”, quella della madre e del nascituro. A causa della pandemia da coronavirus, l’iniziativa si terrà on line su YouTube e in streaming su www.2vidas.org, a partire dalle ore 17.00 locali e rifletterà su come i protocolli abortivi e la legalizzazione dell’interruzione volontaria di gravidanza finiscano, in realtà, per violare il diritto alla maternità delle donne, quello alla vita del nascituro e il diritto alla libertà di coscienza degli operatori sanitari. “L’aborto non è un diritto – affermano gli organizzatori dell’evento – Esso mette a rischio i più vulnerabili e danneggia il sistema sanitario”. All’incontro on line parteciperanno specialisti del settore, sia nazionali che internazionali, politici, medici e donne che racconteranno la propria esperienza.
Il dibattito sull'aborto nel Paese
Intanto, in Argentina continua il dibattito sull’aborto, dopo la recente decisione della legislatura di Buenos Aires di aderire al cosiddetto "Protocollo nazionale per la cura completa delle persone con diritto alla cessazione legale della gravidanza" varato del Ministero nazionale della Salute. Alle già numerose dichiarazioni contrarie a tale protocollo, tra cui , si aggiunge ora in cui si sottolinea che la Costituzione sancisce l’illegalità dell’aborto e che, quindi, il Protocollo viola la Carta fondamentale. L’Ordine mette, poi, in relazione la tutela del bene comune con quella della vita umana: “Se si perde la sensibilità di accogliere una nuova vita – si legge - allora anche altre forme di accoglienza, che andrebbero a beneficio della società, appassiscono”. Il tutto in nome di una “cultura dello scarto” che colpisce le donne, i bambini, ma anche tutti coloro che sono visti come “indesiderati, ovvero immigrati, indigeni, senza tetto…” Al contempo, l’Ordine Francescano Secolare prega e accompagna “il dolore delle donne che hanno abortito e dei bambini che non hanno avuto il diritto di vivere”, in particolare di chi ha vissuto “situazioni di estrema difficoltà”.
La reazione delle Chiese evangeliche
Sulla stessa linea si pone anche il Consiglio dei Pastori delle Chiese evangeliche di Buenos Aires che, , definisce “incomprensibile e sconcertante” l’adesione della città al Protocollo il quale, di fatto, “liberalizza l’aborto senza alcuna restrizione”. “Non neghiamo la necessità, per gli operatori sanitari, di avere chiare linee-guida per la loro professione – si legge nella nota – Non ignoriamo che la donna che porta in grembo una gravidanza a seguito di uno stupro si trovi in una situazione di estrema debolezza e che nella maggior parte dei casi viene ignorata, stigmatizzata e privata di sostegno e aiuto”. Ma il Protocollo – concludono i Pastori evangelici - “non tiene affatto conto dei diritti del nascituro, protetti dalla nostra Costituzione”.
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui