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Madagscar: ricoverati per il Covid Madagscar: ricoverati per il Covid 

Covid-19: la sofferenza del Madagascar. Deceduti due missionari

Di recente l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha lanciato un allarme per l’Africa. I dati ufficiali sulla pandemia di coronavirus, che giungono dal continente, sembra siano molto inferiori a quelli reali. La situazione è la stessa, in particolare, in Madagascar, dove alcuni giorni fa hanno perso la vita due missionari. Con noi don Luciano Mariani della Congregazione di Don Orione

Giancarlo La Vella – Città del Vaticano

La pandemia di Covid-19 potrebbe esplodere da un momento all’altro in tutto il continente africano. Le condizioni igieniche approssimative, la carenza di strutture sanitarie idonee e le condizioni di estrema povertà, che si registrano in diversi Stati, potrebbero amplificare gli effetti della pandemia, arrivando alcuni mesi dopo rispetto ad altre zone del mondo, ma senza la preparazione necessaria ad affrontare il virus, che tra l’altro continua a spaventare anche dove ci sono mezzi idonei alle cure. La pandemia si è sviluppata anche in Madagascar. Ma, secondo don Luciano Mariani, responsabile della Congregazione Opera di Don Orione nell’isola, c’è il dubbio che i dati siano fortemente sottostimati. Tutto il Paese è in lockdown da quattro mesi. E’ proibito celebrare Messe ed imposto un severo distanziamento sociale.

La vicinanza della Chiesa alla popolazione

In questa emergenza sanitaria, la Chiesa è vicina ai più poveri, coloro che, per l’interruzione di qualsiasi attività lavorativa, non hanno di che mangiare. In questo impegno costante e diuturno, due missionari negli ultimi giorni hanno perso la vita a seguito del contagio. Si tratta di padre Albano Passarotto, religioso vincenziano di 80 anni, da ben 56 anni in Madagascar, e don Luigi Piotto, dell’Opera di Don Orione, 65 anni, da 28 anni missionario nell’isola africana. Il particolare, don Luciano Mariani ricorda l’opera portata avanti dal confratello:

Ascolta l'intervista a don Luciano Mariani

R. – La situazione da un mese a questa parte si sta aggravando soprattutto da 15 giorni, perché da 30-40 casi ogni giorno in queste ultime due settimane siamo passati a 400/600 malati di coronavirus ogni giorno. I morti sono 4/5 al giorno. Però, secondo le voci, i decessi sarebbero molti di più. Sono molti coloro che, nonostante i sintomi, non vanno in ospedale, poi però si muore improvvisamente senza sapere come e non c'è una spiegazione, una motivazione. Quindi si pensa che sia il virus la causa e soprattutto nella capitale Antananarivo il Covid si sta espandendo tantissimo. La gente è preoccupata, le chiese sono chiuse da 4 mesi; dal 27 marzo sono vietati le messe feriali e domenicali, i funerali, i matrimoni, gli incontri con persone e non si vede una soluzione. Dopodomani sera aspettiamo il discorso del presidente per vedere quali sono le nuove misure di sicurezza che il governo prenderà.

In questa emergenza sanitaria, con le difficoltà di movimento, di cui mi parlava, in che modo le missioni e la Chiesa in Madagascar stanno operando per essere più vicine alle esigenze della popolazione?

R. – La prima cosa che la Chiesa fa è stare vicina ai poveri. Ogni tanto facciamo delle distribuzioni di cibo. La gente più povera a causa della chiusura non può lavorare. L’attività principale è la vendita per le strade di prodotti alimentari e in questo periodo è vietato svolgere questi lavori. Quindi le persone non lavorano e di conseguenza non hanno da mangiare. Ciò che fa la Chiesa è la distribuzione di riso, di olio, di alimenti di prima necessità. In secondo luogo cerca di stare vicino alle famiglie colpite da un lutto. Si va nelle case, stando attenti anche alle norme di sicurezza, per benedire la salma per dare un ultimo saluto. Ecco sono soprattutto queste due le attività principali. Poi da quando è iniziata la pandemia, da quattro mesi, la Messa domenicale in tutto il Madagascar viene trasmessa per televisione e anche su Facebook, quindi la gente può partecipare alla celebrazione festiva attraverso queste trasmissioni.

Anche la Chiesa sta pagando un tributo importante di vite…

R. – Recentemente c’è stata la scomparsa di due missionari: padre Passarotto e, due giorni fa, padre Luigi Piotto. Negli ultimi giorni ha avuto gli stessi sintomi del coronavirus ed è tornato alla Casa del Padre, lui era da 28 anni in Madagascar, in un distretto vicino la capitale che comprendeva 16 parrocchie. Qui ha rianimato l’attività pastorale, ha costruito scuole. Quando 6 anni fa ha lasciato il distretto c'erano 5000 alunni che ancora adesso partecipano alle nostre scuole. Ha costruito un liceo proprio per dare la possibilità ai giovani di avere un'istruzione superiore. Stava portando avanti un progetto, grazie all'aiuto della Conferenza Episcopale Italiana, per aprire il liceo e un biennio di università e poi, da 8 anni, ha costruito ed era responsabile della Casa di Carità di Padre Pio che accoglie 70 bambini handicappati ogni giorno. Ecco questo è stato il nostro tributo al Signore.

Quindi un'opera che si è intensifica e non fermata nonostante la pandemia?

R. – Certo, il compito del missionario è quello di stare vicino alla gente, soprattutto quando soffre e la pandemia ha portato tanta sofferenza alla gente, paura e noi abbiamo voluto continuare a stare vicini, attraverso aiuti alimentari, ma anche attraverso la nostra vicinanza alla gente. Quindi ,continuiamo ad essere vicino alla gente, soprattutto a coloro che soffrono.

Riuscite a infondere ancora speranza in un futuro migliore alla gente del Madagascar?

R. – Certo, anche perché il Papa nei suoi messaggi di questi mesi, in particolare nel messaggio della Pasqua, ha detto: “Gesù Cristo è la mia speranza”. Ecco quindi, forti della parola del Papa, che è la parola del Vangelo, noi diamo speranza alla gente e la gente riceve questo messaggio. Il popolo malgascio è un popolo di fede. A volte mi chiedo: “Ma quando riapriranno le chiese, la gente continuerà a venire in chiesa?” E la gente che accanto a me mi dice: “Non abbia paura, padre, la gente, aspetta di ritornare in chiesa. Spesso, quando esco, molti mi chiedono quando sarà possibile tornare in chiesa a pregare. Ecco quindi è questa la speranza che diamo alla gente e che la gente aspetta da noi.

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24 luglio 2020, 14:02