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I cattolici filippini in preghiera per la "guarigione" del Paese: una prova di fede

Famiglie e comunità di fedeli cattolici delle Filippine hanno iniziato i 21 giorni di orazione comune per invocare da Dio la protezione e il "miracolo" della salvezza di un Paese che vive il dramma della diffusione del Covid-19, ma soprattutto attraversa una crisi fatta di incertezza e scoraggiamento. La Chiesa è vicina e ci sono tante persone di buona volontà impegnate per il bene comune e la famiglia resta il nucleo portante

Gabriella Ceraso - Città del Vaticano 

Al via il 16 luglio, Festa della Madonna del Carmelo, i 21 giorni di preghiera indetti nelle Filippine dall’arcivescovo di Lingayen-Dagupan, monsignor Socrates Villegas. Saranno tre settimane di orazione nelle famiglie e nelle comunità pensate per invocare la “guarigione” del Paese che, ai timori legati alla pandemia, aggiunge un senso profondo di scoraggiamento sociale e politico, sentimento condiviso dalla Chiesa e dal popolo, come spiega nella nostra intervista Nilda Castro, giornalista di “New City” Philippines, corrispondente nelle Filippine di Città Nuova, mensile del Movimento dei Focolari. Nelle sue parole oltre alla solidarietà concreta della Chiesa, una certezza: "Se alziamo le nostre voci verso il Cielo, Dio che tutto vede, non può non ascoltare la nostra supplica":

Ascolta l'intervista a Nilda Castro

R. - Siamo certi che la preghiera è potente per far fronte al nostro senso di smarrimento e sconcerto dovuto a vari fattori. C'è innanzitutto la pandemia di coronavirus che non si sa come andrà a finire. D'altronde è la preoccupazione di tutto il mondo. Non si sa quando finirà la quarantena, non si sa quando si avrà la certezza di una protezione contro il contagio, non si sa quando possono ricominciare a lavorare le tante persone che hanno perso il lavoro e che ora non possono lavorare. C'è inoltre un grande senso di impotenza da parte del popolo, che sente di non poter determinare in quale direzione stia andando il Paese. Le persone non si sentono rappresentate, almeno quelle con cui ho potuto parlare, dai rappresentanti che hanno votato al governo. Almeno due gli esempi più recenti. E' stata approvata la legge antiterrorismo nonostante le manifestazioni popolari e la contrarietà dei vescovi cattolici e delle altre Chiese. Si teme che la legge possa compromettere i diritti umani dei cittadini perché la definizione di terrorismo è troppo vasta e può essere interpretata in modo arbitrario. Abbiamo vissuto sotto la legge marziale, quando persone sono state arrestate e messe in prigione senza chiara prova di colpevolezza, e non si vuole tornare a quella situazione. Poi ad una emittente televisiva, l' Abs - Cbn, non è stato rinnovato il permesso di operare, nonostante una forte protesta popolare che vede in questo atto una soppressione della libertà di stampa e di espressione. Lo si interpreta come il far tacere una voce di dissenso. Lo si vede anche come una negazione del diritto delle persone ad essere informate, dato che, soprattutto nelle località lontane dalle grandi città, l'informazione arrivava soprattutto attraverso questo canale. Per non dire poi delle migliaia di impiegati che perderanno il lavoro. Ma non vogliamo rimanere in questo senso di sconforto perché crediamo che Dio vede tutto e può tutto: se alziamo le nostre voci tutti insieme verso il Cielo, Dio non può non ascoltare la nostra supplica.

Qual è il contributo della Chiesa e dei cattolici in questo momento? Monsignor Villegas nel suo messaggio parla della difficoltà oggi di essere discepoli del Signore a sostegno del proprio Paese, proprio per questo senso di smarrimento. Qual è la tua testimonianza a riguardo?

R. - Devo dire che la Chiesa sta facendo molto per sostenere tutti, cattolici e non, in questa situazione di pandemia. Si tratta di solidarietà concreta e continua. Le parrocchie continuano ad essere punti di riferimento. Tutti seguono anche bene le indicazione del governo. Per esempio, il permesso di aprire le chiese per le celebrazioni eucaristiche, è stata concesso solo la settimana scorsa; poi le presenze sono limitate al 10% dei posti a sedere, ma si fa molta attenzione per seguire bene le indicazioni. La settimana scorsa, ho saputo di una bella iniziativa in una diocesi al nord di Manila, ancora in fase di programmazione, per cui non posso dire tanto di più, ma si sta facendo un progetto a favore dei contadini. Sappiamo che i contadini sono tra i più colpiti da questa pandemia perchè non riescono a vendere i loro prodotti. Il vescovo sta lavorando con il sindaco, con i tecnici agricoli, con le organizzazioni cattoliche anche giovanili, con la Cooperativa dei contadini, insomma con tutti, per portare avanti questo progetto. Anche noi, come Movimento dei Focolari siamo coinvolti. Vediamo che ci sono tante persone di buona volontà che in tutti i settori della società sono pronti a fare del bene. Dove si può è importante lavorare insieme e superare tutte le barriere. Come la Chiesa, il popolo di Dio, così i cittadini possono sempre fare qualcosa per sostenere i loro concittadini, non importa dove.

Monsignor Villegas sollecita per questo periodo l'adesione di tutti, specie la preghiera in famiglia?

R. - Bisogna dire che qui la famiglia è ancora la culla della fede, ovviamente non dico tutte le famiglie, ma in gran parte è così. Monsignor Villegas è anche cosciente che le persone ascoltano ancora molto, e aspettano tanto dai vescovi e dai sacerdoti, e che la liturgia e il Rosario e le Novene sono ben accolte nelle famiglie. E soprattutto ora. Ora Il suo è un appello molto sentito, perché le persone avvertono che qui ci vuole un intervento divino. L'unica cosa che possono fare per il Paese, per essere salvi, è pregare, pregare insieme, anzi, penso posso dirlo, molti chiedono un miracolo.

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16 luglio 2020, 12:25