Covid-19: Bolivia, muore il vescovo di El Alto Eugenio Scarpellini
Gabriella Ceraso - Città del Vaticano
E’ bergamasco il primo vescovo italiano vittima della pandemia di Covid-19, ma non nella sua terra d’origine, bensì in Bolivia sua terra di missione per oltre 30 anni. Si tratta di monsignor Eugenio Scarpellini vescovo di El Alto, deceduto nella mattinata di mercoledì 15 luglio all’ età di 66 anni. Era ricoverato nell’ospedale del Sacro Cuore della popolosa città boliviana, a quattromila metri di altitudine, dove due arresti cardiaci gli sono stati fatali nonostante sembrasse aver superato la fase più critica del contagio.
"Essere fedeli e saldi nelle avversità"
Ne dà notizia, “con profondo dolore”, che ne parla come di un “Pastore della Chiesa che si è distinto per la sua dedizione ai più poveri e la sua instancabile lotta per la giustizia”. La scomparsa di questo missionario, in Bolivia dal 1988, precisa inoltre il portale, “porta via con sé, l’affetto e la gratitudine del popolo boliviano”.
In ricordo della sua figura viene citato anche un passaggio della sua ultima omelia, nel 12 luglio scorso, quando aveva chiesto ai fedeli "di ascoltare e meditare nel silenzio del cuore la Parola del Signore, di essere fedeli e saldi nelle avversità e così da portare frutti abbondanti", lasciando come un messaggio quello di "essere discepoli missionari di Gesù nel mondo di oggi e costruttori con Lui del Regno del Padre".
Vita e missione in Bolivia
Nato a Verdellino, nella diocesi di Bergamo, l’8 gennaio 1954, monsignor Scarpellini era stato ordinato sacerdote il 17 giugno del 1978 e da vicario parrocchiale prima e da parroco poi aveva conosciuto le comunità che oggi hanno pagato il prezzo più alto a causa della pandemia, come il piccolo centro di Nembro. Quindi, dopo la formazione a Verona, la partenza per la Bolivia, nel 1988, come sacerdote fidei donum, e il lavoro nell’arcidiocesi di La Paz.
Dal 2000, per sette anni, monsignor Scarpellini è stato direttore generale della scuola "Marien Garten" di La Paz. Poi, dal 2004 direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie (POM) e, due anni dopo, coordinatore delle POM in tutta l'America. Il 15 luglio 2010, la nomina di Benedetto XVI a vescovo ausiliare della Diocesi di El Alto e la consacrazione episcopale il 9 settembre dello stesso anno. Infine, nel novembre 2012, durante l'Assemblea dei vescovi, monsignor Scarpellini entrava come segretario generale nella Conferenza episcopale boliviana. Il 26 giugno 2013, Papa Francesco lo ha nominato vescovo della Diocesi di El Alto.
La visita del Papa nella diocesi boliviana
Ed è in queste vesti che nel 2015, nella sua città, durante il nono viaggio apostolico in Ecuador, Bolivia e Paraguay. In quell’occasione, in una intervista alla nostra emittente, monsignor Eugenio Scarpellini descriveva la gioia immensa dell’attesa del Papa all’insegna del rinnovamento e della riconciliazione. “Il rinnovamento - diceva - nasce da un desiderio di cambiare atteggiamenti e di essere attenti l’uno all’altro, superare le particolarità e sentire che nella diversità siamo una ricchezza uno per l’altro. La riconciliazione - aggiungeva - perché dobbiamo mettere da parte quello che può dividerci. Le divisioni del passato non possono continuare a ferire la nostra società, il nostro Paese. Bisogna avere il coraggio di guardare avanti e in Gesù riscoprire il senso del perdono reciproco per unire le forze e camminare verso una società più giusta, più degna per ogni persona che qui vive”.
Al popolo boliviano dunque, a cui monsignor Scarpellini aveva dedicato tutta la sua esistenza, il suo augurio in quell'occasione: di "crescere nella dignità, nel superamento dei limiti, delle difficoltà, delle crisi e delle ingiustizie", continuando sempre a guardare "con speranza al futuro”.
In Italia la notizia della morte del vescovo Scarpellini è stata data dal Centro missionario della diocesi di Bergamo: "Con profondo dolore - scrivono i suoi conterranei - ma con la fiducia riposta in Cristo, lo affidiamo alla misericordia del Buon Pastore".
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