Dall’inizio del Covid-19, i carmelitani scalzi offrono un caffè che sazia il cuore
Giada Aquilino - Città del Vaticano
Una tazzina di caffè caldo, pieno della Parola di Dio. È quella che ogni mattina, dall’inizio della pandemia da coronavirus, i carmelitani scalzi in Italia offrono ai loro amici. L’iniziativa si chiama “Caffè carmelitano”: una riflessione sul Vangelo quotidiano, inviata tramite Whatsapp a chiunque ne faccia richiesta. La Parola di Dio “sazia il cuore e la vita, ha la capacità di orientare la quotidianità e le scelte piccole o grandi di ogni giorno”, soprattutto se si vive un’emergenza come quella della pandemia, spiega a Pope l’ideatore, padre Lorenzo Galbiati, carmelitano scalzo del convento Sant’Anna di Genova (Ascolta l'intervista a padre Galbiati e conosci l'iniziativa). L’equipe è formata da una decina di frati giovani come lui - trentenne di origini milanesi - in maggioranza della Provincia carmelitana ligure, quindi di Arenzano, Varazze, Genova, Bocca di Magra, ma anche che operano all’estero, come padre Federico Trinchero: regolarmente partecipa da Bangui, in Centrafrica, da una delle tante missioni che gli oltre 4000 carmelitani scalzi hanno nel mondo.
La quotidianità
L’idea è nata ai primi di marzo, racconta padre Lorenzo. “Mi arrivò un messaggio da una mamma che frequenta la nostra chiesa, qui a Genova, chiedendomi di fare qualcosa perché lei, la sua famiglia e i fedeli non rimanessero senza Messa per tanto tempo. Era appena uscito - ricorda il carmelitano scalzo - il decreto della Conferenza episcopale ligure che, per il lockdown, sospendeva tutte le celebrazioni con concorso di popolo. Quindi questa mamma mi chiese di inventare qualcosa, di trovare un modo affinché loro non si sentissero soli. Il giorno dopo, mentre sorseggiavo il mio caffè mattutino per iniziare la giornata, mi è venuta in mente proprio questa iniziativa: il ‘Caffè carmelitano’. Poi ha avuto una sorta di ‘impennata’ dopo che è stata trasmessa in tv la benedizione, con la statua di Gesù Bambino, dal Santuario di Arenzano alla città e al mondo intero, celebrata dal priore, padre Michele Goegan, che ha visto riunita la comunità: da quel momento anche il nostro ‘Caffè carmelitano’ si è esteso nelle varie regioni d'Italia e non solo”.
Un contributo audio
Si tratta di “un audio Whatsapp, di breve durata, massimo 5 minuti, in cui viene letto il Vangelo del giorno; poi il frate incaricato offre una breve riflessione sul brano evangelico e il tutto si conclude con una preghiera e un augurio di una buona e santa giornata”. Un contributo che si arricchisce giorno dopo giorno, spiega padre Galbiati. “Certamente il ‘Caffè’ che arriva dalla Repubblica Centrafricana ha un aroma, un sapore tutto speciale e particolare, perché si gusta, si comprende la gioia che giunge da quei Paesi che stanno affrontando come noi una situazione di emergenza. In generale - aggiunge - ho notato che la gente ha proprio il desiderio di iniziare la giornata ascoltando la Parola di Dio. Quindi da una parte noi abbiamo avuto tale risonanza, un desiderio grande delle persone della Parola di Dio e dall’altra l’iniziativa ha fatto crescere non solo le persone in questa consapevolezza ma ha aiutato anche noi giovani frati: ci ha resi consapevoli - confida - di essere strumenti nelle mani di Dio”.
I contatti
Proprio il fatto di non sapere “il numero preciso delle persone che raggiungiamo è una conferma di quanto noi ci mettiamo comunque a disposizione del Signore: poi Dio raggiunge le persone e i cuori che vuole e con i Suoi modi, che tante volte non sono i nostri”. L’iniziativa era nata, prosegue il frate, “per raggiungere una cinquantina di fedeli, poi piano piano il ‘Caffè’ si è esteso a tutte le regioni d'Italia e anche a qualche Paese estero: ad oggi raggiungiamo noi direttamente 621 contatti, ma poi molti di questi contatti a loro volta lo inoltrano ad amici e parenti. Quindi il numero lievita. E anche all'estero, oltre alla Repubblica Centrafricana, abbiamo il vicino Camerun - dove abbiamo altri missionari e le suore carmelitane - e da qualche settimana raggiungiamo anche la Polonia e l'Albania”.
La solitudine del lockdown
Nel corso della quarantena, quando non è stato possibile celebrare Messe con la presenza fisica dei fedeli, il “Caffè carmelitano” ha assunto una particolare importanza. “Mi è caro un aneddoto, quello - dice padre Lorenzo - di una signora che ha praticamente vissuto la quarantena da sola, perché i suoi parenti vivono lontani. E questa iniziativa l'ha aiutata ad affrontare tale situazione di solitudine nell’emergenza: nei primi invii, mandavamo l’audio intorno alle 9 del mattino e un giorno in cui abbiamo tardato di qualche minuto la signora ha mandato un messaggio dicendo: ‘Oggi niente ‘Caffè’? Come faccio, ne sento la mancanza!’, perché comunque è un caffè che crea una dipendenza sana dalla Parola di Dio, una dipendenza di amore nei confronti di Dio. Questa è dunque una bella testimonianza di come davvero la Parola di Dio poi tenga compagnia, sazi il cuore e lo renda sereno anche in una situazione che serena non è”.
Vicinanza e conforto
In una Liguria che ad oggi registra quasi 10 mila contagi e oltre 1.500 vittime per il Covid-19, padre Galbiati ricorda anche i tanti momenti di vicinanza ai fedeli nel corso del lockdown. “C’è stata l'occasione di un incontro telefonico in cui tante persone esprimevano la loro grande sofferenza. In tanti hanno perso dei cari per colpa di questo virus: cercavano appunto una parola di conforto, una parola di serenità pure perché - ricordiamolo - molti hanno perso dei familiari e non hanno avuto la possibilità di dare loro l’ultimo saluto, anche attraverso la celebrazione delle esequie. Quindi questa iniziativa non solo ha portato la Parola di Dio nelle case delle persone ma ha dato la possibilità anche di un incontro fraterno, di uno scambio di attenzione che attraverso la fede siamo riusciti a portare avanti”. Secondo le sollecitazioni di Papa Francesco, “con le nostre forze, sostenuti dalla grazia del Signore, abbiamo cercato di essere vicini ai nostri fedeli, anche a quelle persone che passavano per la nostra chiesa e chiedevano semplicemente un sorriso, una parola di conforto, una benedizione. E questo le faceva tornare a casa con il cuore più sereno e sapendo di non essere sole: forse poi questa è stata la paura più grande che abbiamo sperimentato in questo tempo”.
Fino ai confini della terra
Anche nella nuova fase dell’emergenza, l’appuntamento di inizio giornata rimane. Il progetto ora è “di allargare questa iniziativa e - evidenzia il carmelitano scalzo - chiedere l'aiuto dei nostri confratelli, di altri conventi, proprio perché insieme si può fare molto, si può davvero portare la Parola di Dio fino ai confini della terra”, perché “ha sempre qualcosa da dire al cuore dell'uomo e alla sua quotidianità”.
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