Appello del clero di Manila contro la nuova legge anti terrorismo
Lisa Zengarini - Città del Vaticano
Nelle Filippine è ormai in dirittura di arrivo la nuova legge anti-terrorismo approvata dalla Camera e dal Senato ai primi di giugno. Al provvedimento che introduce un ulteriore giro di vite alla Human Security Act del 2007, manca infatti solo la firma, pressoché scontata, del Presidente Rodrigo Duterte, primo sostenitore della riforma. A nulla sono servite finora le proteste e gli appelli rivolti anche da numerosi esponenti della Chiesa filippina per fermare la legge che attribuisce accresciuti poteri alla polizia e all’esecutivo a scapito della libertà dei cittadini e dell’autorità giudiziaria e dell’imparzialità della giustizia. Alle voci critiche espresse da vescovi e religiosi e dalle organizzazioni per i diritti umani, si è aggiunta quella del clero di Manila che gioverdì ha pubblicato un in cui sottolinea come con la sua formulazione “vaga e indefinita" la riforma "farà più male che bene al popolo filippino”.
Diritti, libertà e tutele
Due, in particolare, gli appunti mossi nella dichiarazione. Uno riguarda le deroghe previste ai principi legali che tutelano i diritti umani fondamentali: ”La libertà di espressione, il diritto alla privacy, di proprietà e di possesso e la libertà di movimento non sono più garantiti dal disegno di legge che consente di spiare, confiscare beni e detenere illegalmente persone oltre ogni limite”, affermano i sacerdoti richiamando l'attenzione sui poteri straordinari attribuiti alle forze dell’ordine filippine, già noti per i loro abusi. Inoltre, proprio la formulazione "ambigua" del testo lascia ampio spazio a interpretazioni che rendono i cittadini più vulnerabili. In gioco – sottolinea il clero dell'arcidiocesi di Manila – è il diritto alla critica e al dissenso "che sono i segni di una democrazia sana”. La repressione arbitraria di ogni dissenso da parte dell'Esecutivo rischia di aumentare il terrorismo invece di ridurlo, si osserva.
Anche supponendo un’applicazione corretta delle nuove norme, è il provvedimento in sé che pone gravi motivi di preoccupazione, sottolinea ancora la dichiarazione che rinnova quindi l’appello a non firmarlo: "Se il Governo è responsabile della protezione dei suoi cittadini dai pericoli e dal terrorismo lo deve fare nei limiti degli attuali principi e procedure democratiche". Altrimenti "è il Governo stesso che diventa un terrorista contro il suo stesso popolo”, afferma il clero di Manila.
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