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Papa Francesco e il cardinale Crescenzio Sepe Papa Francesco e il cardinale Crescenzio Sepe 

Cardinale Sepe: la pandemia ha portato alla luce una fede più autentica

Questa mattina vescovi ausiliari e sacerdoti della diocesi di Napoli hanno pregato insieme all'arcivescovo, in streaming, per la città, la Chiesa e le vittime di coronavirus. "Vogliamo essere noi sacerdoti i profeti di un mondo nuovo che scaturisce sì dalla crisi, ma che ci dà poi anche il vigore, la forza e la bellezza di rinnovarci e rinnovare per un futuro migliore", ha detto il porporato

Michele Raviart – Città del Vaticano

Un’ora di adorazione e di preghiera, a distanza e collegandosi virtualmente, per rinsaldare il rapporto tra vescovo e sacerdoti durante la pandemia. È quanto promosso questa mattina dal cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli che si è collegato dalla Cappella dell’Episcopio con i vescovi ausiliari e i “suoi” sacerdoti. Al centro della preghiera non solo la diocesi napoletana, ma tutta la Chiesa cattolica, il Papa, le famiglie, il personale sanitario e le vittime del virus.

Rinnovarsi per essere testimoni di fiducia e di speranza

A poco meno di una settimana dalla riapertura delle chiese, la preghiera è anche un momento di riflessione per capire gli effetti della pandemia sulla vita di sacerdoti e fedeli. Lo conferma, al microfono di Pope, lo stesso cardinale Sepe:

Ascolta l'intervista al cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli

R. - Questo dramma causato dal coronavirus, che ha tagliato tutte le comunicazioni costringendoci a stare dentro casa, a chiudere le chiese e a chiudere la curia, mi ha fatto sentire questo bisogno di avere, se non un contatto personale, almeno un contatto più diretto con i sacerdoti con cui, insieme davanti al Santissimo Sacramento, vogliamo rinnovare e rinnovarci. Vogliamo esprimere quel senso di comunione che unisce i sacerdoti al vescovo e il vescovo ai sacerdoti e come rispondere a questo invito di Gesù: “Venite, venite in disparte, voi soli e riposatevi” e cercate di rinnovarvi interiormente, perché il periodo in cui stiamo vivendo può anche farci allentare quel rapporto di comunione, di amore, di fede, appunto con i sacerdoti. Noi vogliamo rinnovare il dono di Dio che c'è stato dato con l’imposizione delle mani e quindi rispondere alla vocazione che Cristo ci ha dato perché possiamo essere oggi, in questo momento e in questa situazione, una testimonianza di fiducia e di speranza. Vorremmo poi ricordare anche i tanti sacerdoti morti per questa crisi e soprattutto guardare al futuro con serenità. Si sta scrivendo una nuova pagina nella storia dell'umanità. La Chiesa è stata sempre vicina all'uomo, soprattutto quando ha vissuto dei momenti di particolare difficoltà e sta testimoniando con la carità la presenza di Cristo in mezzo a noi, ma questo richiede tanta preghiera, tanta confessione, tanto impegno. Vogliamo essere noi sacerdoti i profeti di un mondo nuovo che scaturisce sì dalla crisi, ma che ci dà poi anche il vigore, la forza e la bellezza di rinnovarci e rinnovare per un futuro migliore.

Le chiese stanno per tornare a riempirsi, i sacerdoti ad incontrarsi. Che difficoltà intravede?

R.- Da lunedì in poi le chiese saranno aperte, ma ci sono certamente alcune difficoltà che dobbiamo superare. Per questo domani abbiamo riunito la Conferenza episcopale regionale perché tutti i vescovi possano discutere in modo da prendere tutti una linea comune. Tanti sacerdoti mi hanno scritto, mi hanno telefonato per sapere un po' più nei dettagli cosa fare e come fare. Cercheremo di adeguarci a quelle che sono le norme che sono state emanate.

Lunedì prossimo si chiude una fase unica per la vita della Chiesa, che cosa vi ha insegnato?

R.- Ci ha insegnato a riflettere, a guardarci dentro, a fare un esame di coscienza. A togliere tutto ciò che può essere superfluo, tutto ciò che può essere stato “incrostato” in quella che era la vita normale e andare all’essenziale, ad una fede un po' più pura, più autentica, più personale, più convinta più responsabile. Tutto questo è stata una lezione forte di cui soprattutto noi come Chiesa dobbiamo fare tesoro per ridare una testimonianza più autentica, più vera ai nostri fedeli e quindi a vivere con maggiore intensità il messaggio di Cristo.

Invece riguardo ai fedeli, in che modo questa situazione ha cambiato la vita della fede?

R.- Tanti stili di vita che sembravano così normali, basati sull’ordinarietà, su una specie di routine, non hanno più quella forza, quella consistenza in grado di provocare un rinnovamento a una fede più autentica, più sincera e quindi anche più personale e più responsabile. Io credo che questa pagina nuova della storia dell'umanità, e credo in qualche maniera anche della Chiesa, dovrà essere scritta con una maggiore incisività, con una maggiore coscienza e responsabilità di quello che è il nostro compito di messaggeri di Cristo in questo mondo.

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12 maggio 2020, 12:15