A Roma via libera agli oratori estivi, piccoli arcipelaghi
Benedetta Capelli – Città del Vaticano
Piccoli gruppi composti da pochi bambini che dovranno indossare la mascherina anche all’aria aperta, dispenser per le mani, controllo delle norme da parte di un responsabile. Sono alcune delle indicazioni messe a punto dall’Ufficio catechistico e dal Servizio per la pastorale giovanile della diocesi di Roma per la realizzazione degli oratori estivi in tempo di pandemia. Indicazioni che sono state recepite in base alle linee guida del Dipartimento per le politiche della famiglia ma anche tenendo conto delle indicazioni del Servizio nazionale per la Pastorale giovanile della Conferenza episcopale italiana.
Accanto alle famiglie
Fortemente sconsigliati i campi estivi per come sono concepiti ma non si esclude una nuova proposta in caso di evoluzione della situazione e del cambiamento delle norme governative. “La Chiesa vuole con coraggio e responsabilità non tirarsi indietro nel dare il suo contributo per la ripresa sociale ed essere vicina alle famiglie”: spiegano don Andrea Cavallini e don Antonio Magnotta, direttori dell'Ufficio catechistico e del Servizio per la pastorale giovanile. “Sappiamo – aggiungono - che queste iniziative, prima di essere un servizio sociale, sono un'opportunità preziosa per l'accompagnamento della formazione umana e cristiana di bambini e ragazzi”. In sostanza si tratterà di “piccoli oratori” autonomi e separati tra loro all'interno della proposta della parrocchia. Gruppi separati come piccole isole nel mare della parrocchia, ha spiegato David Lo Bascio, presidente del Centro oratori romani. Un “progetto arcipelago” con tanti gruppi di bambini insieme ad un animatore, eventualmente distribuiti anche in strutture che vanno oltre la parrocchia, come i parchi. E’ previsto un adulto ogni 5 (scuola materna), ogni 7 (scuola elementare) o 10 ragazzi (adolescenti), mentre in caso di bambini disabili è previsto il rapporto uno a uno. “Gli educatori – è specificato nella nota diocesana – devono avere una certificazione medica che attesti le loro buone condizioni di salute".
Una sfida pastorale
“Una cellula di un grande oratorio”: così a Pope don Antonio Magnotta, direttore del Servizio per la pastorale giovanile della diocesi di Roma, definisce la nuova modalità scelta per far ripartire immediatamente gli oratori. “Siamo stati costretti – sottolinea – ad affrontare una sfida che ci chiede una conversione di atteggiamento pastorale. Dobbiamo lavorare sulle relazioni, sulla cura attenta delle singole persone”. Non una modalità penalizzante dunque ma “una provocazione bella” da raccogliere dinanzi alle limitazioni che sono imposte a tutela della salute. Gli oratori così pensati diventano un importante aiuto per le famiglie e per i bambini che hanno sofferto l’isolamento e che “ora – spiega don Antonio – sono stanchi e saturi”. E’ un supporto per la socialità dei piccoli, messa a dura prova dalla pandemia, e un’opportunità per la crescita e la formazione delle generazioni future. “Ci dovrebbe essere l'oratorio permanentemente – sottolinea il direttore del Servizio per la pastorale giovanile – perché a volte vale più una settimana di oratorio che un anno intero di catechismo”. Don Antonio mette in luce la forza di questa esperienza che è basata sulla cordialità della relazione perché “è proprio lì che si evangelizza”. Al momento i campi estivi sono accantonati ma è assicurato il massimo sostegno a tutte quelle famiglie che non potranno andare in vacanza, per le difficoltà economiche che il virus ha generato, e che troveranno aperte le porte della Chiesa.
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