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L’impegno della Chiesa nelle Filippine per disinvestire dal carbone

Al termine della Settimana Laudato si', vescovi e religiosi filippine ricordano che le crisi globali che stiamo vivendo sono frutto di decisioni che non mettono al primo posto la salute e la tutela del Creato

Lisa Zengarini – Città del Vaticano

Continua a crescere il movimento per il disinvestimento dai combustibili fossili, che vede in prima linea le Chiese cristiane nel mondo. Dopo la dichiarazione sottoscritta una settimana fa da 42 istituzioni religiose di varie confessioni in 14 Paesi che hanno annunciato l’impegno a disinvestire dalle fonti di energia ad alto contenuto di carbonio, nei giorni scorsi diversi vescovi e congregazioni religiose nelle Filippine hanno a loro volta dichiarato l’intenzione di bloccare tutti i loro investimenti nelle industrie del carbone. Anche questa dichiarazione è stata diffusa durante la Settimana Laudato si', celebrata alla vigilia dell'anno dedicato alla cura del Creato che ha preso il via questa domenica in occasione del quinto anniversario della pubblicazione dell’Enciclica di Papa Francesco sull’ecologia integrale.

Lavorare per un mondo migliore

“Riteniamo che il carbone, il combustibile fossile più inquinante sia da solo il più grande responsabile dell’emergenza climatica, vada contro tutti gli insegnamenti della Chiesa, soprattutto sulla difesa della vita e della dignità della persona umana e la cura della Creazione di Dio”, si legge nella dichiarazione. “Oggi ci troviamo di fronte a due crisi globali che mostrano le conseguenze di decisioni che non mettono al primo posto la salute del nostro popolo e del pianeta. Ambedue queste crisi sono un forte richiamo a costruire un mondo migliore”, sottolineano i leader religiosi cattolici filippini. Tra questi membri dell’Associazione dei Superiori maggiori del Paese, i Missionari agostiniani, monsignor Gerardo Alimane Alminaza, vescovo della diocesi di San Carlos e monsignor Broderick Pabillo, amministratore apostolico dell’arcidiocesi di Manila, convinto sostenitore della necessità di una svolta ecologica. In un recente post sui social media – riporta l’agenzia Ucanews – il presule ha evidenziato che il carbone non è una fonte di energia economica, dal momento che i filippini lo pagano in altri modi. “Purtroppo, la salute delle persone è raramente presa in considerazione in economie in cui la priorità è la crescita economica - ha denunciato il monsignor Pabillo-. Finché le politiche delle aziende e del Governo privilegiano il profitto sulle persone, la dipendenza dal petrolio continuerà”. 

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26 maggio 2020, 08:00