Dalla Romania un esempio per camminare insieme contro il coronavirus
Giada Aquilino - Città del Vaticano
“Camminare insieme e aiutare”. Si ispira al motto del del Papa in Romania, nella primavera dello scorso anno, l’impegno della Chiesa del Paese est europeo in questo momento di emergenza da coronavirus. Si potrebbe dire quasi “un prolungamento” di quella visita, afferma a Pope don Adrian Blajuta, portavoce della diocesi di Iași, nel cui territorio rientra Suceava, la piccola città dove si è registrato il focolaio più preoccupante della Romania. Lì si conta quasi il 25% del totale dei contagi, che a livello nazionale sono oltre 13 mila, con circa 800 vittime. E lì sono stati consegnati i 5 respiratori di ultima generazione donati in aprile da Papa Francesco.
Il contagio in Romania
Il presidente Klaus Iohannis ha annunciato oggi che la Romania non prorogherà lo stato di emergenza oltre la data di scadenza del 15 maggio, ma imporrà uno "stato di allerta" che permetterà un modesto allentamento delle restrizioni per il Covid-19. “È vero che la situazione non è così grave come in Italia o in Spagna, ma anche nel nostro Paese la situazione non è facile perché giorno dopo giorno vengono scoperti nuovi contagi”, spiega don Blajuta. “Sono finora più di 13 mila i casi in Romania; dei positivi quasi 5 mila sono stati dichiarati guariti; e al momento sono più di 250 i pazienti ricoverati in terapia intensiva”, aggiunge sottolineando come comunque adesso si stiano “costruendo nuovi ospedali e nuovi posti letto”, soprattutto per le terapie intensive, “perché - prosegue - sappiamo che in futuro potremmo averne bisogno: per il momento quelli che abbiamo sono sufficienti, ma a Iași, a Suceava e in altre città si stanno cercando nuove possibilità”.
Il caso di Suceava
A Suceava, in particolare, “la situazione sta migliorando: se fino alla settimana scorsa la direzione” dell’emergenza era affidata “ai militari”, adesso “è tornata ai civili”, anche se si individuano altri focolai: “proprio a Suceava, in un centro per anziani, si sono scoperti tanti malati di coronavirus”, riferisce il portavoce della diocesi di Iași. La donazione del Papa per l’ospedale di Suceava è stata “molto importante”. “Oltre al dono materiale” a colpire, assicura don Adrian, è stata “anche la vicinanza del Santo Padre a tante persone: i malati, il personale medico, la Chiesa ortodossa rumena, il governo rumeno, le autorità locali hanno ringraziato il Pontefice per il dono che, assieme ai 5 ventilatori polmonari, comprendeva più di 5 mila mascherine sanitarie, 400 occhiali sanitari, 200 tute di protezione. Il Papa ha inviato questa fornitura trasmettendo pure la sua vicinanza in preghiera ai malati, ai familiari, alla direzione dell'ospedale e alle persone che lavorano nella struttura. Tutto questo - osserva - è stato molto importante per la gente, ci sono arrivati tanti messaggi anche attraverso i nostri social: tutti hanno visto questa vicinanza del Santo Padre, nel segno del camminare insieme che ci fa ricordare la visita in Romania di Francesco, lo scorso anno., il cui motto era proprio: ‘Camminiamo insieme’. Diciamo che questo è un prolungamento di quella visita, proprio attraverso quel cercare di camminare insieme e aiutare”. “Il nostro vescovo, monsignor Iosif Paulet, che ha accompagnato il trasporto del materiale sanitario all'ospedale di Suceava, ha portato il messaggio di vicinanza e la benedizione del Papa e – sottolinea ancora il portavoce della diocesi - ha ricordato l’abbraccio di Francesco a malati e anziani, un anno fa nella cattedrale di Iasi: furono loro i primi a incontrare il Santo Padre. È dunque un messaggio per tutti noi a stare vicini a queste persone che soffrono, facendolo insieme”.
L’impegno della Chiesa
“L’aiuto della Chiesa - riflette - è principalmente spirituale ma non dobbiamo limitarci soltanto a questa dimensione. Ci sono adesso tante situazioni davvero delicate che non possono lasciarci indifferenti. Abbiamo iniziato un progetto che si chiama proprio ‘aiutiamo insieme’, per proseguire secondo l'invito e il motto del viaggio del Papa dell'anno scorso. Ci sono diverse iniziative coordinate dall'associazione del centro diocesano Caritas, oltre a quelle che si svolgono nelle parrocchie della diocesi, a favore degli ospedali della regione romena della Moldavia e nel campo dei servizi sociali e socio-medici forniti a persone anziane, che sono da sole e necessitano urgentemente di proseguire le cure a domicilio, per esempio iniezioni, trasfusioni, medicazioni. Poi c’è la distribuzione di cibo, medicine e prodotti per l'igiene e la cura della persona, oltre all’aiuto nelle faccende domestiche. Inoltre ci sono i progetti della diocesi di Iasi per 10 ventilatori meccanici e 8 tunnel di decontaminazione per il personale sanitario. Quindi abbiamo fornito alle autorità civili anche 25 posti di alloggio che possono essere utilizzati in caso di necessità e in generale aiuti per i più bisognosi”. Ma la lotta della Romania al Covid-19 supera anche le frontiere, por portare solidarietà alla confinante Repubblica di Moldova. Bucarest “ha aiutato la Repubblica di Moldova con una donazione di materiale utile nel contrasto al coronavirus, come mascherine sanitarie e anche personale medico: c’è - precisa don Adrian - una squadra di medici romeni che è partita per Chișinău, proprio perché non possiamo rimanere chiusi, la Romania cerca di aiutare anche altri Paesi”.
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