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La Quaresima nei luoghi della preghiera contemplativa

Viaggio in alcuni monasteri romani dove la vita di uomini e donne trascorre tra orazione e lavoro, esempio attuale anche per i laici, perché pregare il Signore nel traffico cittadino o al termine di una riunione di lavoro frenetica si può. Anzi, si deve

Federico Piana –Città del Vaticano

Fa bene al cuore ricordarlo: la preghiera, unita all’elemosina e al digiuno, è un pilastro portante della Quaresima che stiamo vivendo. E non dovrebbe essere una sorpresa scoprire che la preghiera costante, comunitaria, silenziosa e nascosta esiste ancora. Non è un vecchio orpello di fede riposto nella soffitta dei ricordi. A Roma, contrariamente a quello che si crede, è facile trovarla: se si aguzza bene la vista e si dilata il cuore si possono notare tanti monasteri e conventi dove a tenerla tenacemente in vita sono monaci, frati e monache: dedicano interamente la propria vita a Dio nella clausura e nel nascondimento, consapevoli che il mondo e la Chiesa non possano fare a meno di questo serbatoio d’amore, fonte di grazie e benevolenza divina. Anche se il cancro della crisi delle vocazioni li sta mettendo a dura prova.

Un monastero tra la movida trasteverina

Alle spalle di Lungotevere Ripa, nascosto tra i ristoranti della movida notturna trasteverina, c’è un’oasi di pace e trascendenza: il monastero delle benedettine di Santa Cecilia. Rifondato nel 1587 grazie al volere di Clemente VII, ora è retto dalla badessa madre Maria Giovanna. Con un sorriso serafico, frutto del suo rapporto stretto con il Signore, racconta che la “regola, quella di San Benedetto patrono d’Europa, è una guida per vivere il Vangelo, una risposta in un cammino di preghiera, di lavoro, di conversione: con la fatica dell’obbedienza”. Nel passato i benedettini hanno bonificato paludi, hanno fondato scuole, sono andati in missione e anche oggi, assicura madre Maria Giovanna, “abbiamo qualcosa da dire al nostro mondo inquieto. Il nostro tempo presenta delle caratteristiche analoghe a quelle vissute da San Benedetto”. La preghiera ed il lavoro, proprio in quest’ordine di sequenza, caratterizzano tutta la giornata. “A pregare - dice madre Maria Giovanna - iniziamo molto presto, alle 5.30, con l’Ufficio notturno. Poi si continua con l’Ufficio delle lodi, la Santa Messa, la preghiera di Terza con l’invocazione dello Spirito Santo. A metà giornata la preghiera di Sesta e alle 15. 30 quella di Nona e successivamente un’ora e mezza di Lectio Divina. Chiudiamo la giornata con il Vespro e la preghiera di Compieta”. Tra una preghiera e l’altra, il lavoro: “ Ma anche questo è ‘preghiera’ che prepara alla preghiera successiva. Perché tutte le ore devono essere santificate per la gloria di Dio”.

Ascolta l'intervista a Madre Maria Giovanna

Un luogo di preghiera nel caos cittadino

Il monastero cistercense di San Bernardo alle Terme è mimetizzato in un palazzo di via Torino, a pochi minuti dal caos della stazione termini, dagli uffici di via Nazionale e dal via vai frenetico dei turisti di tutto il mondo. Nessuno crederebbe che dietro un portone anonimo si possa nascondere una vera e propria ‘centrale di spiritualità’ fatta funzionare con abnegazione solo da tre monaci, il cui priore è padre Davide. “La nostra spiritualità si rifà ai cardini della spiritualità monastica generale. Il nostro ordine ha come base la regola di San Benedetto”. La scansione quotidiana della preghiera è adattata alla situazione cittadina nella quale è inserito il monastero e al numero ridotto di monaci. “Nonostante tutto – dice padre Davide – cerchiamo di seguire un orario abbastanza cadenzato che inizia alle 5.30 con la preghiera dell’Ufficio liturgico delle Vigilie e si chiude con l’Ufficio di Compieta alle 20.00”. La dimensione della preghiera, assicura, è una necessità che ogni cristiano deve sentire: “La dimensione monastica ha lo scopo di ricordare a tutti questa esigenza. La vita di preghiera rimane della stessa massima importanza oggi come lo era nei primi secoli, all’inizio del cristianesimo”.

Ascolta l'intervista a padre Davide

Tre Fontane: dove anche il lavoro è preghiera

Preghiera e silenzio scandiscono la vita anche della piccola comunità trappista dell’Abazia delle Tre Fontane, in zona laurentina, luogo dove nell’anno 67 d.C. l’apostolo San Paolo fu martirizzato. Il servizio a Dio è caratterizzato da ben sette momenti: l’ufficio Divino, l’Eucaristia, la preghiera personale, lettura e meditazione della Sacra Scrittura, il lavoro, anch’esso una preghiera fatta soprattutto con le mani. Il priore, padre Manuele, sa bene che tutto questo per la Chiesa è fondamentale: “La nostra spiritualità si rifà non solo a quella benedettina ma anche a quella agostiniana. Punti di riferimento sono grandi figure come San Leone Magno, Sant’Ambrogio, San Gregorio Magno. Autori che in filigrana sono presenti in molti nostri padri di spiritualità”. Padre Manuele ci tiene a precisare che oggi più che mai il mondo ha bisogno della preghiera: “La preghiera cristiana deve essere vista come la preghiera del Cristo rivolta al Padre con una attenzione che è vivificata dallo Spirito. Questa impostazione ci obbliga anche a mettere l’accento sul mistero della volontà di Dio. E poi questo atteggiamento consente al nostro cuore di placarsi”.

Ascolta l'intervista a padre manuele

La preghiera è per tutti, anche per i laici

Avvertenza: sbaglierebbe chi pensasse che la preghiera costante è appannaggio di monaci, monache, frati o religiosi. Riguarda tutti anche i laici. Nella vita quotidiana frenetica fatta di lavoro, impegni familiari ed imprevisti non è impossibile ritagliarsi qualche minuto per invocare il Signore e parlare con Lui: lo si può fare in strada, in autobus, in automobile, al termine di una riunione. Allora quel luogo si trasformerebbe in un piccolo monastero, in una piccola abazia. La Quaresima che stiamo vivendo potrebbe essere davvero l’occasione per iniziare.

 



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04 marzo 2020, 12:11