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COVID-19 Monsignor Grech ai sacerdoti: “Non lasciamo che la paura regni su di noi”

Lettera ai presbiteri maltesi del Pro-segretario generale del Sinodo dei vescovi e Amministratore apostolico di Gozo: "Nel nostro Paese è nato un senso di unità nazionale. C'è chi è tornato a rivalutare la fede"

Davide Dionisi - Città del Vaticano

“Anche se nei prossimi giorni noi sacerdoti non presiederemo l’assemblea riunita in chiesa, il nostro ministero non è sospeso, e prosegue la nostra missione di pregare per la comunità”. L’impegno dei presbiteri maltesi in un momento in cui “nelle chiese è calato il silenzio perché si sono spente le voci dell’assemblea e la mensa del sacrificio è rimasta spoglia” è ribadito nella lettera che monsignor Mario Grech, pro-segretario generale del Sinodo dei vescovi e Amministratore apostolico di Gozo, ha inviato oggi ai suoi confratelli. “Sono convinto” scrive il presule “che anche se nelle nostre chiese regna il silenzio, ciò non vuol dire che la Chiesa rimarrà muta. È cessata la preghiera in chiesa, ma aumenta la supplica della Chiesa, particolarmente la chiesa domestica, cioè la famiglia, come ci confermano alcune testimonianze. Anzi” rivela l’Amministratore apostolico di Gozo “aggiungo che anche tra quelli la cui fede è venuta meno, oppure quelli che non si considerano come membri della Chiesa, ci sono alcuni che ci chiedono di invocare l’aiuto di Dio sul nostro Paese”.

Un'esperienza che porta tristezza soprattutto ai sacerdoti

Per il Pro-segretario generale del Sinodo dei vescovi, quella che si sta vivendo è una esperienza “per nulla bella, porta tristezza nel cuore di molti, particolarmente nei sacerdoti”. In merito alle direttive evidentemente restrittive, il presule ha spiegato che “tale decisione non è stata presa alla leggera, ma in vista del fatto che nelle circostanze possiamo rallentare la diffusione del microbo evitando i raduni”. Nella missiva, mons. Grech esorta i sacerdoti a pregare con più fervore e devozione. “Ciò vale particolarmente alla celebrazione della Messa. Dato che saremo soli a celebrarla, possiamo essere tentati di affrettare tale celebrazione. Al contrario dobbiamo avere la capacità di approfittare di tale momento di calma per vivere con maggiore devozione”. Tenuto conto, poi, della riduzione delle attività pastorali, il presule raccomanda “di riservare più tempo alla preghiera personale, particolarmente davanti al Santissimo”.

Non lasciamo che la paura regni su di noi e ci porti a ritirarci 

Uno dei passaggi più forti della lettera riguarda la vicinanza dei presbiteri ai più vulnerabili: “Non lasciamo che la paura regni su di noi e ci porti a ritirarci del tutto dalla strada. È importante che ci rendiamo disponibili più del solito, sia per la direzione spirituale che per la confessione”. Per monsignor Grech: “L’esperienza del limite della scienza e della nostra fragilità ci potrebbe aiutare a mettere ordine nella nostra gerarchia dei valori. Stare a casa ci potrebbe aiutare ad assaggiare di nuovo il fascino della quotidianità, anche nel raccoglimento della famiglia”. E poi aggiunge: “Nel nostro Paese è nato un senso di unità nazionale. Soprattutto c’è chi è tornato in se stesso rivalutando la fede”.

Un tempo per vedere ciò che è essenziale nella missione

La situazione drammatica che si sta vivendo può essere per il pro-segretario generale del Sinodo dei vescovi “anche un tempo di grazia” perché ciò che succede apre gli occhi ai presbiteri “per vedere quello che è veramente essenziale nella nostra missione”. Il presule, inoltre, invita i sacerdoti maltesi ad avere il coraggio di uscire e andare dagli ammalati per portare loro la forza della Parola e dell’Eucaristia.

Vicinanza ai cappellani e a chi ha perso i propri cari

“In casi di malattia grave” chiarisce “la presenza del sacerdote diventa un balsamo importante”. Un pensiero particolare, poi, va ai cappellani ospedalieri: “Quando parlo degli ammalati non posso non ricordare i nostri confratelli che svolgono il loro ministero in ospedale: “Sono consapevole che il vostro lavoro pastorale vi espone a certi rischi, però nel contempo vi mette vicino ai più vulnerabili affinché Cristo parli loro e le tocchi. Voi rendete Gesù presente a loro: la vostra parola, il vostro sguardo, il vostro sorriso sono la voce, lo sguardo, e il sorriso dell’Amato”. Infine il conforto e la vicinanza nei confronti di coloro che hanno subito lutti: “Anch’io soffro con quelle famiglie che devono seppellire i loro cari in queste circostanze. Dobbiamo essere loro vicini e rassicurarli che il funerale insolito non è mancanza di rispetto verso i loro defunti. Noi siamo solidali con loro”, conclude il presule, "e i parroci li accompagneranno offrendo una messa di suffragio e assicurando la sepoltura secondo i riti della Chiesa".

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14 marzo 2020, 14:59