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Vivere la comunione spirituale in tempo di quarantena

La testimonianza di un sacerdote confinato con altri professori del seminario di Bergamo per essere entrati in contatto con una persona che ha sviluppato il COVID-19. Gesù, racconta nell'intervista, parla del Padre Buono che si occupa anche delle cose più insignificanti. Questa, sottolinea, "è l'occasione per scoprire ancora una volta che la nostra vita è nelle mani di Qualcuno che non ci farà mancare il necessario"

Emanuela Campanile - Città del Vaticano

Da sabato 7 marzo, don Claudio Avogadri è in quarantena nel Seminario di Bergamo insieme ad una ventina di altri professori. Lo chiamo al telefono, due squilli e mi risponde. Ha un tono così calmo che mi sembra metta in ordine tutta l'incertezza e il caos di questi giorni. "Come è bella la gentilezza", penso, ma devo fare l'intervista e vado subito al punto: "Don Claudio, come state vivendo questi giorni?". "Stiamo cercando di coltivare uno spirito di fraternità che ci permetta di sopportarci, di andare avanti e di stare insieme in maniera positiva e anche propositiva". Sì, ho sentito bene, ha detto "sopportarci". Ho la risposta, quella vera. Non mi vuole fare la predica.

Ascolta l'intervista integrale a don Claudio Avogadri

Don Claudio continua a mantenere lo stesso identico tono anche quando racconta che nessuno di loro può nascondere l'apprensione per quello che succede fuori dal seminario e dentro. "Si vive un po' più nel provvisorio - aggiunge - e questo non è sempre ciò che ci mette a nostro agio". 

C'è un momento di silenzio perché le parole sincere hanno una metrica tutta loro, rivendicano sempre un piccolo spazio dopo che sono state dette. Allora mi prendo anche io il tempo che mi serve, rallento, non ho più la fretta di fare il mio pezzo. "Don Claudio - inizio - in questo periodo non è possibile partecipare alla celebrazione eucaristica. Come possiamo vivere la comunione spirituale in mezzo a tanta incertezza?".

La sua voce ora si fa più affilata: "Si tratta di una vera e propria sfida e come ogni sfida non si sa come uno sia in grado di risolverla o di riuscire ad andare oltre. Ma la sfida che abbiamo davanti, cioè quella di non poter celebrare l'Eucarestia, non può essere un alibi per venir meno a un dovere di carità che spetta a ciascun cristiano".

Anche Papa Francesco dice la stessa cosa. E continua: "La nostra carità oggi, quella che le condizioni della nostra realtà ci danno, è quella che ci mette nella condizione di pregare gli uni per gli altri. La nostra fedeltà va anche all'istituzione civile, come uno dei doveri importanti e principali per un cristiano. Come accadde nel deserto per il popolo d'Israele, che del resto contempliamo in questo periodo di Quaresima, anche quando ci sono occasioni per mormorare, anche quando le cipolle d'Egitto ci sembrano una miraggio lontano e anche appetibile ecco, anche nel deserto, Dio non lascia mancare i mezzi necessari per quello che serve alla salvezza. Questo - prosegue - credo sia un monito che può aiutare ciascuno a vivere anche in un tempo in cui le condizioni non sono favorevoli".

Ho l'impressione che le parole di don Claudio abbiamo il raro dono di consolare senza nascondere la realtà. La fretta mi ritorna perchè voglio scrivere quello che mi ha detto al più presto, voglio che in tanti sappiano quello in cui crede. Ho un'altra domanda: "Papa Francesco ha incoraggiato i fedeli a dare un senso evangelico a questo momento. Ci aiuti a comprenderne di più il significato...".

Mi risponde con grande dolcezza: "Quando ascolto il Papa parlare, mi piace leggere tra le righe anche una componente della sua spiritualità che è indubbiamente quella ignaziana. Se immagino che cosa significhi per lui evangelico, non posso non vedere quel monito di Gesù che parla del 'Padre buono' che si occupa anche degli uccellini, delle cose più insignificanti della terra. Ecco - conclude - forse questa è l'occasione per scoprire e per credere ancora una volta che la nostra vita è nelle mani di Qualcuno che non ci farà mancare il necessario. Certo, forse quello che oggi abbiamo tra le mani non è ciò che vorremmo, ma  non significa che non sia il necessario e quindi anche oggi possiamo scoprire che la nostra vita è nelle mani di Qualcuno come anche il nostro orizzonte". Sto di nuovo in silenzio per qualche secondo. Lo saluto e penso che lo intervisterò ancora.

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10 marzo 2020, 10:23