Ouellet: la Chiesa è donna, lo dice la teologia ma ci sono pregiudizi da superare
Roberta Gisotti – Città del Vaticano
“Si riconosce oggi senza difficoltà come sia necessario un più concreto riconoscimento teologico e pratico della donna nella Chiesa e nella società”. Ha esordito con parole chiare e decise il cardinale Marc Ouellet, nella sua Lectio Magistralis, intitolata “La Chiesa è donna”, in apertura oggi della seconda parte del Corso di specializzazione “Donne e Chiesa”, inaugurato quest’anno presso l’Istituto di Studi superiori della donna (Issd), nel Pontificio Ateneo Regina Apostolorum.
Rimuovere ostacoli alla valorizzazione della donna
Un’iniziativa originale e provvidenziale, ha sottolineato il porporato che ha svolto una dotta relazione su “La donna alla luce della Trinità e di Maria-Chiesa”, concentrandosi sulla ricerca teologica, “che deve fare la sua parte su quest’argomento, al fine – ha detto – di rimuovere ostacoli alla promozione della donna e di valorizzarne la dignità a partire dalle risorse della rivelazione cristiana”.
Nuovo diploma accademico su “Donne e Chiesa”
Il Corso, suddiviso in due settimane, a settembre e a febbraio, con 100 ore di lezioni, conta una trentina di studenti, di una decina di Paesi, in massima parte donne laiche e religiose, assenti i sacerdoti, “che speriamo si facciano avanti per il prossimo anno”, ha sottolineato Marta Rodriguez, direttrice dell’Issd, evidenziando che il progetto ha coinvolto 46 docenti di 12 Pontificie Università e di altre realtà ecclesiali presenti sul territorio con particolari iniziative.
Il progetto di Dio sull’intera umanità
Non ha voluto, il cardinale Ouellet nel suo intervento, entrare in merito alla “disputata quaestio dell’ordinazione sacerdotale riservata agli uomini” che “ha fatto scorrere – ha constatato - grande quantità d’inchiostro e continua a sollevare le critiche dei sostenitori di una concezione assolutamente paritaria dell’uguaglianza tra l’uomo e la donna dal punto di vista dei ruoli che sono loro assegnati nei diversi ambiti culturali”. “Non discuterò in questa sede – ha dunque premesso - della precisa questione del ministero ordinato per la donna, allo scopo di limitarmi al fondamento teologico del ‘mistero’ della donna alla luce della Trinità e del rapporto nuziale di Cristo e della Chiesa”, inquadrato “in una teologia dell’Alleanza che abbracci l’intero progetto di Dio sull’umanità e il cosmo”.
Il rischio di proiettare la sessualità umana in Dio
Il cardinale Ouellet ha quindi messo in guardia dal “non cadere nel grossolano antropomorfismo frequente in certe religioni, consistente nel proiettare in Dio la sessualità umana”. “Il dominio della sessualità, nonostante i progressi della conoscenza scientifica, appare infatti - ha osservato - più che mai confuso e rimane, più o meno tacito, il tabù di porlo in rapporto con Dio, se non si tratta del punto di vista morale. Ragione di più per rimettere in cantiere le scottanti domande di attualità: la donna, la differenza sessuale, la famiglia, la fecondità, l’avvenire del Cristianesimo, in un mondo sempre più secolarizzato e antropologicamente incerto e confuso. La Chiesa cattolica – ha ricordato - se ne occupa intensamente dal Concilio Vaticano II, consapevole di avere dei ritardi da colmare, ma anche di servire un Vangelo profetico destinato al mondo”.
I pregiudizi storici che negano l’eguale dignità della donna
“La Chiesa è donna” è infatti ancora oggi un’affermazione difficile da capire, perché vi sono dei pregiudizi da superare, come conferma il cardinale Marc Ouellet, ai microfoni di Pope.
R. – Ci sono pregiudizi storici, cioè la donna è stata mantenuta per secoli in secondo piano, non ha avuto accesso all’educazione superiore, in tanti ambienti, e soltanto negli ultimi 50 anni, in un certo senso, stiamo facendo progressi globali verso l’uguaglianza, almeno per quanto riguarda l’accesso all’istruzione; ma manca ancora tanto per un’integrazione della donna: socialmente, nell’ambito del lavoro, anche nei servizi ecclesiali proprio per questa eredità storica, per questo sfruttamento della donna che c’è stato e che bisogna correggere perché così non possiamo avanti. Se vogliamo migliorare la società, dobbiamo mettere a frutto le qualità della donna che hanno anche questo fondamento divino e di grazia, in un modo più concreto. Questo, Papa Francesco l’ha sottolineato, come già aveva fatto molto Giovanni Paolo II: hanno cercato personalmente di fare una riflessione teologica che mostri il fondamento della dignità della donna, anche per superare i pregiudizi teologici che esistono, di cui non siamo consapevoli, e per questo bisogna fare una riflessione profonda che libera gli spiriti, la volontà di agire e di arrivare a decisioni più concrete, ma a partire da una visione rinnovata, non solo per la pressione culturale. C’è infatti un sentimento molto diffuso secondo cui la donna deve ancora essere ‘scoperta’, per così dire, nei suoi valori per poter essere integrata. Quindi, la ricerca è in corso e io sono molto contento di vedere che a livello universitario si sta facendo un lavoro interdisciplinare. Ovviamente, il tema è la donna perché la Chiesa è donna.
Quali sono gli aspetti teologici che supportano la centralità donna?
Io ho sottolineato nella mia relazione il ruolo dello Spirito Santo nella Santissima Trinità e anche nell’economia della Salvezza, la sua vicinanza alla Vergine Maria e la sua azione materna e anche nuziale. Tutto questo mi sembra gettare una luce fondamentale per capire la genuinità del modo di essere della donna che, in certo modo, se è subordinato o se è secondo, non è per niente ‘secondario’ o non deve essere ‘sub-ordinato’ in un senso di oppressione e di discriminazione ma, al contrario, dev’essere esaltato per sfruttare i doni propri della donna. Infatti, in un certo femminismo c’è una mascolinizzazione della donna: non raccontiamo storie! C’è il modello maschile secondo il quale la donna vuole eguagliarsi: questa è una strada sbagliata. Bisogna promuovere la donna per la donna, e non farne un uomo: questa è una strada sbagliata. Bisogna invece veramente integrarla meglio anche nelle situazioni decisionali, in virtù dei suoi carismi. Ci sono donne che hanno capacità di formazione, di organizzazione, di decisione e discernimento straordinarie! Io penso alla formazione sacerdotale, per esempio, dove abbiamo bisogno – nelle équipe di formatori – della presenza di donne che aiutino a fare i discernimenti. Ho elencato i campi nei quali le donne eccellono, anche nella teologia, nella filosofia, nell’arte, nel servizio, sociale di cui abbiamo tanti esempi in particolare attraverso la testimonianza delle religiose.
E’ importante che questi fondamenti teologici sulla Chiesa che è donna, siano più diffusi ed è importante - come lei ha sottolineato in chiusura della sua relazione - un investimento forte da parte della Chiesa e anche delle istituzioni civili, perché questa percezione del ruolo insostituibile della donna sia tradotto in azioni.
R. – La politica dovrebbe funzionare diversamente, con la presenza delle donne, perché la capacità di mediazione, di riconciliazione, di pacificazione sono qualità molto più evidenti nella donna. E in questo mondo, che vediamo frantumarsi in tanti modi, credo che non possiamo trovare soluzioni senza un investimento di energie delle donne per portare avanti le società e anche la vita politica, anche a livello internazionale. Abbiamo alcuni esempi, ma c’è tanto ancora da fare!
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