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Bari, Hollerich: i campi profughi in Libia e Lesbo, una vergogna per l'Europa

Alla terza giornata dell’incontro di Bari “Mediterraneo frontiera di pace” si parla delle terre dell'area preda di guerre, contrasti dolorosi e xenofobia. E dopodomani arriva Papa Francesco

Andrea Dammacco - Bari 

“La sofferenza va vissuta non da vittime ma con grande dignità. Dobbiamo levare il capo e rialzarci perché Gesù non ha vissuto quella sofferenza meno di quanto non l’abbiamo vissuta noi”. Monsignor Antonino Raspanti, vescovo di Acireale, nel briefing della terza giornata di lavori dell’incontro di Bari “Mediterraneo frontiera di pace”, ha riportato le parole di alcuni dei vescovi che vivono il loro ministero sulle sponde meridionali del Mare Nostrum dove si combatte e la gente soffre. “Sono parole di grande coraggio quelle dei nostri confratelli", ribadisce Raspanti, ecco "perché ha un significato ancora più forte il tema di questa giornata: ‘Le sfide di un cambiamento di epoca’. Sono tematiche sociopolitiche quelle prese in esame questa mattina”. Discussioni serene, “vissute in un clima di fraternità seppur con una enorme diversità di vedute. Ecco, questo è il dialogo per la costruzione della pace”.

Guarirci dalla paura

“La paura crea sospetto, odio e guerra. E tutto ciò non fa altro che separarci. Ecco perché serve guarirci dalla paura”. Il Patriarca di Alessandria dei Copti, Ibrahim Isaac Sedrak, definisce subito i contorni dell’incontro di riflessione e preghiera di Bari, ribadendo il concetto che questa è un’occasione unica per pensare “alle domande che come Chiesa dobbiamo affrontare e far affrontare”. Sono domande necessarie per vivere la cattolicità della Chiesa e la comunione con i popoli del Mediterraneo e non solo, di ogni religione. Un incontro che subito appare volgere lo sguardo al suo senso ecumenico e di speranza affrontando tanti temi fondamentali ma spesso messi in secondo piano: “Non si può pensare di risolvere tutti i problemi – sottolinea Sedrak – ma alla fine di questi incontri individueremo certamente i temi principali e daremo a tutti proposte concrete. Sappiamo che la pace ha un prezzo e il suo prezzo è rinunciare a un po’ di benessere. Anche la Chiesa stessa, per essere strumento di pace, deve rinunciare a tante cose ancora”.

Impegno per la libertà umana e religiosa

Nella costellazione di notizie che ogni giorno arrivano dalle zone di conflitto spesso ci si dimentica di quanto siamo chiamati a fare per i popoli sofferenti: “Noi parliamo di diritti umani ma dimentichiamo tutto subito quando dobbiamo metterci all’opera per aiutare – è il monito del Presidente della Commissione delle Conferenze episcopali dell’Unione Europea, il cardinale Jean-Claude Hollerich – Dobbiamo invece essere tutti impiegati per la pace, la libertà umana e religiosa”. Una missione che dovrebbe coinvolgere anche l’Unione Europea, come ha ribadito Hollerich: “Vediamo il dramma dei rifugiati, dei campi in Libia e a Lesbo. E questo è una vergogna per l’Europa. - ha detto - Ecco perché servono nuovi corridoi umanitari”. Per l’arcivescovo del Lussemburgo, l’impegno dell’Ue deve essere incisivo per dare supporto alle tragedie che accadono durante gli spostamenti migratori ma anche e soprattutto alle situazioni da cui esso si origina: “Le chiese e le parrocchie possono utilizzare lo strumento dei corridoi umanitari ma il mio appello è all’Ue affinché lo supporti. La politica deve allora impegnarsi anche a far sparire le cause dell’emigrazione perché l’uomo ha il diritto di vivere il proprio paese”.

Amare l’altro

“Dobbiamo trasformare la xenofobia in xenofilia, un valore molto antico nel Mediterraneo, testimoniato dalle Sacre Scritture e di cui oggi abbiamo molto bisogno”. Il presidente della Conferenza Episcopale di Malta, monsignor Charles Jude Scicluna, ha riportato, infine, la questione sull’importanza della tolleranza e del rispetto dell’altro. In questo ha ricordato il viaggio apostolico che il 31 maggio prossimo papa Francesco compirà a Malta: “L’accoglienza ha bisogno di una solidarietà ampia. – ha ribadito l’arcivescovo di Malta – Per questo il Papa verrà a Malta per sfidarci a continuare l’opera di accoglienza e filantropia”. Non è dunque una questione solo religiosa ma innanzitutto umana dove è necessaria “una politica di libertà religiosa per tutti, per la quale il Papa ci lancia un invito ad una pace concreta”.

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21 febbraio 2020, 16:22