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Amazzonia colombiana (immagine di repertorio) Amazzonia colombiana (immagine di repertorio) 

Colombia, riuniti i vescovi: Álvarez Botero, creare una coscienza ecologica

Il segretario generale della Conferenza episcopale colombiana anticipa a Pope i temi dell’Assemblea plenaria dei vescovi, appena inaugurata. Ai lavori dedicati alla cura del Creato si parlerà anche di pace e migrazioni

Giada Aquilino - Città del Vaticano

Con una celebrazione eucaristica si è aperta oggi a Bogotá la 109.ma Assemblea plenaria della Conferenza episcopale della Colombia (Cec), dedicata alla “Cura della casa comune”. Un centinaio i presuli che prendono parte alla riunione, in corso fino a venerdì prossimo. Nel luglio scorso, al termine della precedente Assemblea, era stato monsignor Óscar Urbina Ortega, arcivescovo di Villavicencio e presidente della Cec, ad annunciare l’appuntamento di queste giornate: “dopo il Sinodo sull'Amazzonia - aveva detto - a febbraio 2020 lavoreremo sul nostro rapporto con il Creato”, con riferimento all’assise per la convocata dal Papa e svoltasi in Vaticano nell’ottobre 2019.

La missione della Chiesa

Nel corso delle giornate di lavoro, si punterà a formare una consapevolezza responsabile per la cura del Creato “come missione della Chiesa”, a “discernere” le azioni dell’impegno ecclesiale nell'ambito dell'ecologia integrale, sia a livello pastorale sia a livello sociale, a fare proprie le conclusioni dell’ultimo Sinodo, elaborando piani concreti.

L'Amazzonia colombiana

La della Colombia copre il 42% del territorio nazionale, con un'area di 483.119 km2 e 14 giurisdizioni ecclesiastiche, tra vicariati e diocesi. Tra i relatori alla plenaria, anche diversi esperti in materia mineraria, idrica, di deforestazione e biodiversità, insieme a rappresentanti accademici e del ministero dell’ambiente.

L'intervista

Mons. Elkin Fernando Álvarez Botero, segretario generale della Conferenza episcopale colombiana e vescovo ausiliare di Medellín, punta l’attenzione sul “fare coscienza” della cura del Creato.

L'intervista a mons. Álvarez Botero

Come formare una consapevolezza di responsabilità nei confronti del Creato anche nella Chiesa?

R. - In questa Assemblea rifletteremo in particolare sull’Enciclica di Papa Francesco Laudato si’ e anche sulle conclusioni del Sinodo sulla regione pan-amazzonica, per dare alle diocesi e a tutte le parrocchie delle linee di lavoro pastorali su una consapevolezza della responsabilità cristiana per il Creato. La Cura del Creato è una missione propria della Chiesa, a partire dalla concezione biblica e teologica della Creazione come dono.

Verso quali azioni pastorali ci si orienterà?

R. - Lavoreremo tutta la settimana, sicuramente usciranno nuovi spunti, ma sono due i grandi orizzonti. Nei piani pastorali si punterà a inserire la cura del Creato come parte del lavoro, cioè educare, insegnare, motivare le persone perché nel loro stile di vita mettano al centro il rispetto e la salvaguardia della Creazione. Il secondo grande orizzonte è incidere nella società, specialmente nei governi locali, per disegnare politiche pubbliche in tal senso.

Ci saranno degli esperti in materia mineraria, idrica, di deforestazione e di biodiversità. Quali sono le grandi sfide della regione amazzonica in Colombia?

R. - In particolare la questione mineraria e la deforestazione. Se ne è occupato il governo nazionale, per cercare di bloccare la deforestazione e fissare nuove politiche minerarie, anche noi continueremo ad affrontare questi aspetti.

Il recente Sinodo ha sollecitato una “conversione ecologica” della Chiesa. Cosa in concreto i vescovi colombiani potranno fare per proteggere l’ambiente e ottenere giustizia per i più poveri e svantaggiati nella regione amazzonica?

R. - Con le comunità della regione amazzonica, portiamo avanti il lavoro di “fare coscienza” della cura del Creato, in uno stile di vita che applica un’ecologia integrale. E abbiamo anche contatti con i governatori locali per obiettivi concreti in quella zona, così importante per il mondo intero.

Come i vescovi colombiani pensano di rafforzare la partecipazione del laicato nella vita e nella missione della Chiesa, così come auspicato dal documento finale del Sinodo per la regione pan-amazzonica?

R. - Attendiamo l’Esortazione apostolica post sinodale che Papa Francesco vorrà darci. Stiamo lavorando specialmente con i laici, perché la loro vita e il loro impegno nella società siano orientati nella direzione della cura del Creato. Il ruolo dei laici nell’Amazzonia colombiana è molto forte, per tanti anni ci sono stati dei missionari, adesso ci sono i religiosi che lavorano accanto ai laici nelle comunità di queste zone. Abbiamo anche un rapporto permanente con le comunità indigene locali.

Alla Plenaria si parlerà anche di pace e migrazioni? Quindi della situazione delle guerriglie, dell’uccisione di molti leader sociali e difensori dei diritti umani, della situazione alla frontiera col Venezuela, al centro dell’incontro sulle migrazioni organizzato dal Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale e dalla Sezione Migranti e Rifugiati, svoltosi nei giorni scorsi a Cúcuta?

R. - Sì, senz’altro. Nell’assemblea riserviamo sempre uno spazio adeguato per riflettere sugli aspetti più attuali della vita del popolo colombiano. La Chiesa continua a fare di tutto per avanzare sulla strada della riconciliazione, in ogni modo. E sul tema dei migranti dal Venezuela abbiamo avuto la riunione a Cúcuta, alla frontiera, di carattere pastorale. Questa settimana metteremo in comune le conclusioni, per un approccio più integrale alla questione, che non interessa solo la zona frontaliera tra Colombia e Venezuela ma anche diverse città del Paese. L’impegno è quello della collaborazione tra vescovi. Abbiamo mantenuto in questi ultimi due anni un’attenzione di emergenza, con cibo e aiuti di prima necessità. Adesso puntiamo a mettere in comune esperienze e articolare azioni tra vescovi venezuelani e noi colombiani per un aiuto anche nel campo sanitario e giuridico ai migranti dal Venezuela.

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03 febbraio 2020, 14:58