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Che cos’è un Sinodo dei Vescovi?

Mentre sta per aprirsi l’Assemblea speciale del Sinodo dei Vescovi per la Regione pan-amazzonica, che si svolgerà dal 6 al 27 ottobre, presentiamo alcuni cenni storici sul “Sinodo dei Vescovi”.

Fin dal 1967, con cadenza quasi biennale, si celebra un Sinodo dei Vescovi, che è un momento speciale e unico nella vita della Chiesa. I vescovi di tutto il mondo si riuniscono per assistere il Vescovo di Roma nel “provvedere al bene della Chiesa universale”. In ogni Sinodo la Chiesa “cammina unita” lungo un percorso specifico, concentrandosi su un argomento scelto dal Papa. In definitiva, il Papa “conferma i suoi fratelli nella fede” per quanto concerne “questioni e situazioni che riguardano la vita interna della Chiesa e il tipo di azione che essa dovrà svolgere nel mondo di oggi” (Paolo VI).

Come è nato il Sinodo dei Vescovi

Paolo VI istituì il Sinodo dei Vescovi nel 1965: si era appena concluso il Concilio Vaticano II. Spinto proprio dall’esperienza del Concilio, Paolo VI intendeva

“istituire permanentemente un Consiglio di Vescovi con lo scopo di dare, finito il Concilio, continuità alla grande abbondanza di benefici che Noi siamo stati felici di veder fluire al popolo cristiano durante lo svolgimento del Concilio stesso, come risultato della Nostra stretta collaborazione con i Vescovi”.

Il ruolo del Sinodo dei Vescovi

Nelle parole di Francesco, il Sinodo dei Vescovi è un’istituzione che “manifesta la sollecitudine del Collegio episcopale per le necessità del Popolo di Dio e per la comunione tra le Chiese”. Il Sinodo è un mezzo per raccogliere informazioni dalle Chiese locali su argomenti specifici; nell’Assemblea sinodale, fornisce opinioni e pareri al Romano Pontefice. Ripetendo quello che sosteneva il suo predecessore Paolo VI, Francesco ha affermato che il Sinodo ha un “ruolo consultivo, che offre informazioni e suggerimenti al Romano Pontefice in merito alle più diverse questioni ecclesiali, sotto la guida dello Spirito Santo”. Inoltre, il ruolo del Sinodo dei Vescovi è sostanzialmente quello di “ascolto del Popolo di Dio”. Per questo, il Sinodo è “lo strumento più idoneo a dare voce a tutto il Popolo di Dio”.

I documenti del Sinodo

La Lettera apostolica , pubblicata nel 1965, è il documento con il quale Paolo VI istituì il Sinodo dei Vescovi. Fin dall’inizio egli aveva affermato che il Sinodo, “come tutte le istituzioni umane, potesse essere migliorato nel tempo”. Questo documento contiene la struttura degli elementi essenziali, poi ulteriormente sviluppati in documenti successivi.

: è stato pubblicato per la prima volta nel 1966 e contiene le Norme che regolano questioni di carattere generale, ad esempio come scegliere i temi, come organizzare il Sinodo dei Vescovi, chi presiede le sessioni sinodali, come si scelgono i partecipanti, come raccogliere e distribuire le informazioni, oltre ad aspetti più specifici come l’abito ecclesiastico che i vescovi sono tenuti ad indossare nel corso dell’assemblea. Questo documento è stato aggiornato nel 1969 e nel 1971 da Paolo VI e nel 2006 da Papa Benedetto XVI.

Con la pubblicazione del nuovo Codice di Diritto Canonico, nel 1983, nel Libro II, Il Popolo di Dio, nella parte II, che sviluppa il tema della Costituzione gerarchica della Chiesa, appare per la prima volta un dedicato al Sinodo dei Vescovi.

Per finire, poco meno di un mese prima del Sinodo dei Vescovi per i giovani, la fede e il discernimento vocazionale, aperto il 3 ottobre 2018, Papa Francesco ha pubblicato la Costituzione apostolica . In essa, Francesco articola il proposito del Sinodo e le sue diverse componenti. Il contributo particolare di Papa Francesco nel “miglioramento” della struttura sinodale è consistito nell’inclusione dell’intero Popolo di Dio nei processi di consultazione e di attuazione. Le norme in questo documento sostituiscono ogni Canone del Diritto Canonico e le norme precedenti che abbiano trattato lo stesso argomento.

Tre tipi di Sinodo

Ci sono tre tipi di Sinodo dei Vescovi e ciascuno affronta un ambito diverso dell’esperienza vissuta della Chiesa. Il tipo di Sinodo determina la scelta dei partecipanti.

1)   L’Assemblea Generale Ordinaria: questo tipo di Sinodo viene convocato per riflettere su questioni “che riguardano il bene della Chiesa universale”. A tutt’oggi si sono tenute 13 Assemblee Generali Ordinarie, l’ultima delle quali è stato il Sinodo sui giovani, la fede e il discernimento vocazionale che si è svolto nell’ottobre 2018.

2)   L’Assemblea Generale Straordinaria: come indica il nome, questo tipo di Sinodo è un’eccezione alla regola; essa viene convocata per riflettere su questioni che “riguardano il bene della Chiesa universale che richiedono una considerazione urgente”. A oggi si sono svolte tre Assemblee Generali Straordinarie, l’ultima delle quali è stata la prima sessione del Sinodo sulla famiglia che si è svolto nel 2014.

3)   L’Assemblea Speciale: sono le questioni “che riguardano principalmente una o più aree geografiche particolari” che formano l’oggetto delle riflessioni di questo tipo di Sinodo. A oggi, ci sono state 10 Assemblee Speciali. Il Sinodo per le regioni pan-amazzoniche del 2019 appartiene a questa categoria.

Le tre fasi del Sinodo

Ogni Sinodo si svolge in tre fasi primarie. La prima è la fase preparatoria, che consiste sostanzialmente nella consultazione del Popolo di Dio sul tema che il Papa ha scelto. Attualmente, un documento preparatorio sollecita informazioni dai vescovi, dalle Congregazioni di religiosi e religiose, dai laici consacrati e dalla Curia Romana. La Segreteria generale del Sinodo – che si occupa dell’organizzazione delle assemblee sinodali – può anche convocare un incontro pre-sinodale. Il primo incontro pre-sinodale si è svolto nel marzo 2018, prima ancora del Sinodo sui giovani. Può essere richiesto il contributo anche di istituti di istruzione superiore con competenza specifica sull’argomento; queste informazioni vengono richieste attraverso un Documento preparatorio e queste stesse informazioni rappresentano poi la base del Documento di lavoro (Instrumentum laboris) nella seconda fase sinodale.

A questo punto, il Sinodo entra nella fase di discussione. Membri, esperti, uditori ed altre persone che siano state invitate a partecipare al Sinodo si incontrano a Roma. Solo le persone invitate in qualità di “membri” hanno diritto di voto. L’Assemblea sinodale inizia e finisce con la celebrazione della Messa presieduta dal Papa. La discussione del tema del Sinodo avviene attraverso interventi fatti alla presenza di tutti, nelle Congregazioni generali e nelle conversazioni all’interno dei gruppi linguistici. Queste discussioni contribuiscono alla formulazione del Documento finale, la cui redazione è affidata a una commissione apposita. Quando questo Documento finale è stato approvato dai membri votanti del Sinodo, può essere presentato al Papa per la sua approvazione.

La fase finale è la fase di attuazione. Nello stesso modo in cui la prima fase coinvolge i vescovi a livello locale, altrettanto accade nella terza fase. E’ anche possibile che la Segreteria generale richieda l’aiuto di una commissione speciale per sostenere l’attuazione del Sinodo.

L’Esortazione apostolica

E’ consuetudine che alla fine di ogni Sinodo il Papa pubblichi una Esortazione apostolica. Considerato che il Sinodo esiste in funzione del servizio al Romano Pontefice e del suo ministero universale, è giusto che l’ultima parola sia la sua. Ciascun Papa attinge al contenuto che gli è stato sottoposto nelle diverse fasi del Sinodo e ne trae conclusioni per la vita della Chiesa. Alcuni di questi documenti hanno avuto un’influenza rilevante sulla vita della Chiesa nel mondo. Un esempio ne è l’, pubblicata da Paolo VI alla fine della Terza Assemblea Generale Ordinaria dei Vescovi che si è svolta nel 1974 sul tema “L’evangelizzazione nel mondo moderno”. Un’altra Esortazione apostolica di grande influsso è stata la di Giovanni Paolo II, pubblicata dopo la Quinta Assemblea Generale Ordinaria dei Vescovi che si svolse nel 1980 sul tema “La famiglia cristiana”.

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05 ottobre 2019, 15:13