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Cortile di Francesco. Ravasi: il mondo è una creatura vivente

Al via ad Assisi, fino al 22 settembre, il Cortile di Francesco su: “In-contro: comunità, popoli, nazioni”. Una settantina di relatori si confronteranno su temi economici e ambientali, della conoscenza e della formazione, della religione e dell’informazione. La chiusura vedrà una esclusiva proiezione, sulla facciata della Basilica Superiore, delle immagini del nuovo progetto fotografico di Sebastiao Salgado sull’Amazzonia

Antonella Palermo – Città del Vaticano

Giunto alla quinta edizione, il Cortile di Francesco si arricchisce di ospiti di spicco e di calibro internazionale. Molto atteso il dialogo tra il cardinale Gianfranco Ravasi con il fotografo brasiliano. Al Presidente del Cortile dei Gentili, chiediamo di commentare il tema scelto quest’anno alla luce della crescente diffusione di tendenze populiste e chiusure nazionaliste sempre più accentuate.

Ascolta l'intervista al card. Ravasi

R. - Tutto sta in una parola a cui non badiamo neppure tanto e che nella sua struttura appare contraddittoria: ‘incontro’. Contiene la preposizione ‘in’ che indica un avvicinamento, un accostamento, persino un abbraccio; dall’altra parte c’è la parola ‘contro’ che indicherebbe, invece, qualcosa di oppositivo, di contrastante. E’ proprio questo da riscoprire oggi, in un tempo nel quale tutto è declinato solo con la parola ‘contro’. Noi quando vogliamo stabilire un dialogo, da un lato dobbiamo aprirci – contro tutte le tentazioni di paura, di grettezza, qualche volta anche di violenza autodifensiva – e dall’altra parte dobbiamo riconoscere che l’altro è diverso da noi, ecco il ‘contro’, che l’altro deve essere rispettato nella sua identità e che l’incontro non è facile, è faticoso, esige impegno, esige integrazione.

Cosa si aspetta dall’incontro con Salgado?

R. - Io non l’ho mai incontrato. Sono contento di poter avere questa occasione. E’ una figura imponente. Nella Garzantina di Arte, per esempio, c’è proprio la voce ‘Salgado’, come un artista al pari di Raffaello e di tutti i grandi... Insomma, la fotografia ha raggiunto dei livelli per cui è anche arte. Sappiamo bene che Salgado con le sue immagini fa delle operazioni socio-culturali. Lui, se ben ricordo, come formazione è un economista. Penso ad alcune foto sull’Africa: ama molto la persona umana, soprattutto quando è ferita, violentata, umiliata. E ne vuole quasi far brillare la dignità: quando scava nel fango in una miniera oppure quando è sottoposta alla brutalità di fazendeiros che li eliminano dal loro territorio per interessi economici. La dignità di queste figure viene sempre esaltata. C’è, nell’opera di Salgado, la componente artistica e quella di testimonianza ecclesiale che anche Papa Francesco introduce ininterrottamente davanti ai nostri occhi nei confronti degli umiliati e degli offesi dalla storia.

Possiamo considerare l’opera di Salgado una delle più belle espressioni del concetto di ‘ecologia integrale’ che ritroviamo nella enciclica Laudato Si’…

R. - Ecco, io spero che in quel confronto ad Assisi si riesca a dimostrare proprio questo. L’ecologia integrale di Papa Francesco ha bisogno di essere rappresentata in maniera visiva davanti a tutti, anche a quelli che non hanno letto la Laudato Si’, anche quelli che fanno fatica a leggere i saggi su questo problema. Penso che potremo avere una sorta di commento visivo a questo testo. Avremo anche una seconda cosa: il fatto che la sua produzione fotografica venga proiettata sulla facciata della Basilica di Assisi non sarà una casualità o un elemento esteriore – come è avvenuto per esempio anni fa sulla facciata di S. Pietro, quando furono proiettati degli animali… (una operazione, quella, assolutamente sgrammaticata e anche brutta, devo dire) – ma sarà una rilettura vera e propria del Cantico delle Creature di Francesco, in maniera visiva e attualizzata.

Si parlerà dunque di Amazzonia a pochi giorni dal Sinodo in Vaticano. Come guarda a questa assise, eminenza?

R. - Il Cortile di Francesco vuole infatti essere proprio una anticipazione del Sinodo. Qui avremo un modo per parlare dei temi del Sinodo secondo la duplice dimensione della natura, della casa comune e delle persone che in essa vivono e soffrono. Sarà una sorta di sintesi iniziale tematica espressa attraverso la simbologia. Noi abbiamo usato ripetutamente, per riferirci all’Amazzonia, la parola ‘polmone’ del mondo, pieno di ‘focolai’. E’ una immagine antropologica significativa. Quando infatti noi parliamo di un malato ai polmoni, diciamo che ha dei focolai di infezioni e riconosciamo che la crisi di un corpo ha, quando ci sono dei focolai, il suo segnale di degrado. Ecco, direi che proprio stiamo parlando di un corpo vivente, non è solo materia. E’ il corpo vivente del nostro pianeta, così dobbiamo considerarlo, senza per questo essere ritenuti panteisti. Non è solo fatto di sassi e di interessi economici. E’ una creatura vivente. Pensiamo anche a cosa è successo in Siberia… ormai la mia generazione ha concluso il suo itinerario in questo mondo vivente, ma pensiamo alle nuove generazioni che avranno un respiro molto più affaticato proprio perché questo corpo ha focolai di infezione…

A questo proposito, le chiedo: gradisce le iniziative di Greta Thunberg?

R. - Sì, io sono favorevole. Per due ragioni: Greta indubbiamente rappresenta le sue istanze alle nuove generazioni; e poi Greta non ha nascosto che è affetta dal morbo di Asperger. Ecco, considerare che anche una persona con dei limiti fisici sia capace di ascendere al livello più alto dell’interesse internazionale è qualcosa di straordinario. Queste creature che spesso teniamo sotto riserve particolari e, anche giustamente, sotto l’attenzione terapeutica e psicologica, sono persone che hanno da dire alle volte molto di più rispetto a tanti ragazzi che sono sani ma che sono purtroppo nella deriva della superficialità, della banalità, della volgarità. Questa ragazza ci dice che anche una persona con limiti può essere alla ribalta della storia stessa.

Al Cortile di Francesco sarà presente anche il ministro dell’Istruzione Fioramonti. Vuole esprimere un appello, lei che è un uomo di cultura e promuove a vari livelli la diffusione del sapere, all’inizio del nuovo anno scolastico?

R. - Io vorrei sempre di più che si stillasse l’idea - dopo tutto ciò che è stato detto a proposito della istintualità brutale, della non competenza, del ragionare di pancia – che bisogna ritornare alla scuola come luogo dove da un lato si esalta l’instruere (dare delle competenze, dati qualificati, visioni con fondamento, dare il pensiero), dall’altro si offre l’educare, cioè il trarre fuori. Tirare dal giovane tutta la sua ricchezza, farlo appassionare ai temi che si propongono. Se si presenta Dante solo istruendo sui dati, Dante resta piatto. Ma se se ne fa vedere il messaggio rovente, alla fine è anche una grande educazione della persona che dà tutto il meglio di sé.


 

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18 settembre 2019, 12:02