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La vita di padre Mourad, il cristiano d'Oriente che invita al dialogo con i musulmani

“Un monaco in ostaggio. La lotta per la pace di un prigioniero dei jihadisti” è il titolo dell’autobiografia di padre Jacques Mourad. “Una testimonianza di fede che spiega chi è il cristiano d’Oriente” come evidenzia Andrea Riccardi, autore della presentazione del volume

Luisa Urbani – Città del Vaticano

“Era il 21 maggio 2015, ero nel mio convento di Mar Elian, due giovani uomini mascherati e armati fanno irruzione. Prendono me e Boutros, un giovane postulante, ci fanno salire in macchina, ci legano…”. Inizia così il calvario di padre Jacques Mourad, monaco siro-cattolico, rapito dai jihadisti in Siria e miracolosamente fuggito, dopo mesi di prigionia.

Quattro mesi e venti giorni di detenzione che rappresentano la straordinaria testimonianza di un religioso che non solo non ha mai perso la fede nei momenti più duri della sua prigionia, ma non l’ha nemmeno mai rinnegata in cambio della salvezza. “Mentre ero prigioniero aspettavo il giorno della mia morte ma con una grandissima pace interiore. Non avevo alcun problema a morire per il nome di nostro Signore” racconta il monaco della Comunità di Mar Musa.

Un libro che invita ad essere umani e coraggiosi

Una storia di fede che lui stesso ha trasformato in un libro che nasce “per invitare a essere coraggiosi, umani e cristiani”. Un messaggio che padre Jacques Mourad vuole lasciare con la sua autobiografia in cui, oltre a parlare dei mesi di prigionia, ripercorre tutta la sua vita. Nel libro: “Un monaco in ostaggio. La lotta per la pace di un prigioniero dei jihadisti”, il religioso siriano racconta la sua infanzia, la vocazione e la storia della sua comunità impegnata nell'amicizia con i musulmani. Inevitabile il ricordo di padre Paolo Dall’Oglio, il gesuita - anch’egli rapito - con cui padre Mourad ha fondato la comunità di Mar Musa e di cui non si hanno più notizie.

La preghiera come dono

Durante la sua prigionia il monaco siriano viene ripetutamente torturato e rischia più volte la morte, ma è proprio in quella drammatica situazione che riceve un dono particolare: “Dio – si legge nelle pagine del suo libro, edito da Effatà - mi aveva fatto la grazia di gustare la forza della preghiera nel momento in cui ne avevo maggiormente bisogno”. Queste pagine infatti, come evidenzia Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant'Egidio e autore della presentazione del volume, sono una testimonianza della forza della preghiera” perché “padre Mourad mostra come l’impegno per la pace, il dialogo, l’amicizia per l’altro siano impossibili senza”.

L’invito alla non violenza

Un libro che, narrando della resistenza pacifica di un monaco, è anche un invito a compiere un'irrevocabile scelta di non violenza, di perdono, di amore incondizionato, senza la quale il mondo rischia di sprofondare sempre di più nella violenza. Una violenza che, come ricorda Riccardi “non è mai collegata alla religione, ma agli uomini e al loro egoismo”.

La possibile convivenza tra cristiani e musulmani

Il religioso, nelle sue pagine, invita dunque tutti alla pace perché, nonostante la prigionia, è fermamente convinto che la convivenza tra cristiani e musulmani sia ancora pensabile. “Il dialogo - evidenzia - è sempre possibile perché Dio ci ha creati per vivere insieme”. La sua esperienza, sfatando l’idea di un islam tutto violento, testimonia l’esistenza di musulmani che hanno dato la loro vita per far uscire i cristiani dal controllo dell’Isis.

Il cristiano d’Oriente

Con la sua storia, padre Mourad testimonia dunque il valore di essere cristiano d’Oriente e discepolo di Gesù davanti al pericolo e non solo perché, come lui stesso ricorda, “un cristiano deve essere tale in tutte le situazioni”. Una testimonianza di fede che dà un messaggio a tutti i cristiani d’Europa.

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La presentazione del libro di padre Jacques Mourad
19 giugno 2019, 09:23