Fine del Ramadan. Card. Sako: rinnoviamoci e perdoniamoci
Emanuela Campanile - Città del Vaticano
In occasione di Eid al Fitr, la festa islamica che segna la fine del Ramadan, il mese dedicato al digiuno per commemorare la prima rivelazione del Corano a Maometto, il Patriarca caldeo Louis Raphael Sako ha rivolto un messaggio a tutti i musulmani, "nostri fratelli in umanità", pubblicato sul sito del Patriarcato.
"Una festa è significativa e gioiosa - scrive il cardinale - quando ci rinnoviamo, dimentichiamo le nostre differenze, ci perdoniamo a vicenda con coraggio e raggiungiamo la riconciliazione. In questo modo, saremo in grado di rimuovere le barriere che ci separano per rafforzare le relazioni, vivere in armonia e riempire di amore e di gioia l'ambiente che ci circonda".
Con lo sguardo rivolto al martoriato Irak e al desiderio "di vivere una pacifica Fraternità Umana basata sulla dignità e sul rispetto reciproco in un paese i cui leader sono in grado di garantire pari diritti e doveri", le parole del Patriarca fanno implicito riferimento al firmato a Abu Dhabi da Papa Francesco e da Grande Imam di Al Azhar, lo scorso 4 febbraio:
"Davanti alle sofferenze, all'agonia e all'esodo attraversate dal popolo iracheno negli ultimi anni - stragi, distruzioni e l’esodo forzato", il Patriarca caldeo ripropone come unica opzione ragionevole per il futuro la possibilità di vivere nella pace la Fraternità umana, che riconosce pari dignità, uguali diritti e uguali doveri. La formula usata in tale passaggio dal Patriarca contiene un implicito riferimento al Documento sulla fratellanza umana di Abu Dhabi.
La nazione irachena, sottolinea ancora il cardinale Sako, è “il nostro patrimonio comune, come musulmani, cristiani, sabato-mandaeani, yazidi e altri. E' quindi responsabilità di tutti che questi valori siano interpretati e tradotti, oggi più che mai, in una realtà politica, costituzionale, giuridica e sociale".
“Sono guidato a condividere con voi questi pensieri e desideri” scrive tra l’altro il Patriarca nel suo messaggio “poiché confido che ognuno di noi sia in grado di riconoscere che una tale riforma deve venire dall’interno e non va affidata a altri agenti che operano dall’esterno, tenendo presente che gli iracheni non hanno più la forza di sopportare altre guerre”.
Alla fine del messaggio, il Cardinale Sako prega che Dio possa benedire gli iracheni con la pace, la stabilità e il felice ritorno di molti profughi alle proprie case.
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