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Frère Alois denuncia cinque casi di abuso su minori: “Un cammino di verità e ascolto”

“Vergogna e dolore profondo”. Il priore della comunità di Taizé ha informato la giustizia di cinque casi di aggressioni di carattere sessuale commessi più di trenta anni fa

Massimiliano Menichetti – Città del Vaticano

Proteggere, ascoltare, non nascondere. Si muove su queste tre assi la lettera scritta da Frère Alois, priore della comunità di Taizé che ha denunciato ieri alle autorità competenti cinque casi di aggressioni a carattere sessuale su minori avvenuti tra gli anni '50 e gli anni '80 da parte di tre diversi fratelli, due dei quali sono morti più di quindici anni fa.

Vergogna e dolore profondo

In poco più di una pagina, Frère Alois, parla di “vergogna e dolore profondo” nell’ascoltare “ciò che hanno vissuto e sofferto” le vittime. Denunce subito accolte “nel rispetto assoluto”, per accompagnare al “meglio possibile” chi ha subito quella drammatica sofferenza. Sottolinea che il diritto francese “chiede la notifica di tutti i casi, indipendentemente dal momento in cui i fatti sono stati commessi”.

Un lavoro di verità

In questo tempo in cui la società e la Chiesa stanno cercando di far luce sugli abusi e le aggressioni sessuali, specialmente contro i minori e le persone vulnerabili, il priore spiega che “questa segnalazione s’inscrive in un lavoro di verità già iniziato con l’ascolto delle vittime” a cui continua ad andare il pensiero e la vicinanza.

Altre eventuali vittime

“È possibile che questo nostro parlare - aggiunge - porti altre eventuali vittime a farsi conoscere: le ascolteremo e le accompagneremo nei passi che vorranno compiere”. Frère Alois rimarca la responsabilità e l’impegno della comunità per la sicurezza e l'integrità di tutti, evidenziando la prontezza nel segnalare eventuali “violazioni dell’integrità” sia “alle competenti autorità giudiziarie” sia “ecclesiastiche”. Tra le altre misure già adottate in tal senso, una dedicata alla protezione delle persone e un indirizzo e-mail (protection@taize.fr) per facilitare un’eventuale segnalazione.

Fiducia, sicurezza e verità

“Se parlo oggi - conclude- è perché lo dobbiamo alle vittime, ai loro cari e a coloro che cercano a Taizé uno spazio di fiducia, sicurezza e verità”.

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04 giugno 2019, 19:00