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Papa Francesco e il preside dell'Istituto Patristico Augustinianum padre Giuseppe Caruso Papa Francesco e il preside dell'Istituto Patristico Augustinianum padre Giuseppe Caruso 

Il preside dell’Augustinianum: primi cristiani esempio di Chiesa in uscita

I Padri della Chiesa sono come miniere dalle quali estrarre tanti insegnamenti: così padre Giuseppe Caruso, preside dell’Istituto Patristico Augustinianum, che spiega come riscoprire gli scrittori dell’antichità cristiana e come leggerli oggi

Tiziana Campisi – Città del Vaticano

Da cinquant’anni all’Augustinianum il pensiero e i gli scritti dei Padri della Chiesa sono oggetto di studio e ricerche di studenti e docenti provenienti da tutto il mondo. Inoltre le collaborazioni con altre università hanno arricchito la proposta formativa. Il bilancio accademico del preside padre Giuseppe Caruso:

Ascolta l'intervista a p. Giuseppe Caruso, preside dell'Istituto Patristico Augustinianum

Cinquant’anni sono molto lunghi, ma se dovessi provare a tirare un bilancio unitario direi che è un bilancio molto positivo. L’Istituto ha avuto tanti studenti, mediamente ogni anno c’è una trentina di nuovi ingressi e buona parte di loro riescono a terminare il corso di studi. Ciò significa che nel mondo si sono sparsi sacerdoti, laici, suore, frati, che conoscono i padri e sono in grado di leggere i loro testi, collocandoli bene nel contesto in cui hanno avuto origine. Quindi una generazione - ormai a questo punto più generazioni - di esperti di patrologia.

Quale ricchezza offrono i Padri della Chiesa?
R. - Mah, bisogna un po’ scavare come nelle miniere. Non è una ricchezza immediatamente a portata di mano. Ci si può chiedere che senso ha leggere oggi autori che hanno scritto quattordici, quindici, sedici o diciannove secoli fa, e in realtà io credo che invece c’è molta ricchezza. Quegli autori hanno raccolto in qualche modo la testimonianza della fede dagli apostoli o dai loro immediati successori e l’hanno diffusa in un mondo che non era sempre favorevole, anzi, molte volte era ostile, avverso a questa predicazione e sono stati capaci di dialogare cogliendo il buono che veniva dalla società a loro circostante e in qualche modo anche sanando quelli che potevano essere errori e difetti. Credo sia anche un ottimo messaggio per noi oggi. Papa Francesco parla di Chiesa in uscita; in effetti quella Chiesa era in uscita, era una Chiesa che non aveva strutture e doveva per forza uscire ed è stata capace di farlo. E io credo che in questo ci possano davvero insegnare molto.

Come riscoprire oggi i Padri della Chiesa?
R.- Ovviamente leggendoli, studiandoli. Dovunque sia, ma leggendoli con rispetto, non andando a cercare la frase bella o l’espressione che mi serve per un mio ragionamento. E’ giusto che noi facciamo i nostri ragionamenti, ma quando leggiamo i Padri dobbiamo cercare di entrare nel loro mondo, di sentire quello che loro sentivano, di pensare come loro pensavano. Solo in questo modo davvero si può dialogare con questi autori così lontani e imparare da loro qualcosa. Se li usiamo soltanto come una specie di serbatoio da cui trarre l’espressione brillante o strana o che in qualche modo accarezza le orecchie, ecco questo sicuramente non è un bel modo per accostarsi ai Padri.

 

L’Istituto Patristico Augustinianum offre in particolare corsi specifici sulla figura di Sant’Agostino e c’è anche una Cattedra dedicata al vescovo di Ippona …
R.- Si, abbiamo diversi corsi su Sant’Agostino e vorremmo ancora incentivarli. Del resto Sant’Agostino comunque torna anche in corsi che non sono dedicati a lui e se dobbiamo proporre un’esercitazione agli studenti, in cui si potrebbe scegliere un autore a caso, di solito finiamo con lo scegliere Sant’Agostino, quindi al di là dei corsi su di lui, Agostino ritorna anche in altri modi. La Cattedra Agostiniana, che esisteva già prima della nascita dell’Istituto, è una fondazione dell’Ordine di Sant’Agostino che ha come obiettivo far conoscere Agostino anche ai non addetti ai lavori. Quindi organizza o un corso di una settimana - che abbiamo avuto lo scorso novembre ed è stato molto apprezzato – aperto a specializzandi o studiosi o persone interessate e poi al secondo semestre abbiamo degli incontri pomeridiani tutti i mercoledì in cui si leggono le opere di Agostino, si spiegano, si commentano e anche questa iniziativa riscuote un discreto successo.

Come vede il futuro dell’Augustinianum?
R. - Lo vedo in parte all’insegna della continuità. Sia detto senza false modestie, l’Augustinianum è stato un precursore di un modo di fare formazione, di fare università che oggi è molto incentivato e proposto: l’idea di creare rete. L’Augustinianum dall’inizio ha avuto rapporti con le altre facoltà pontificie di Roma e un rapporto fecondo e intensissimo con l’università La Sapienza e poi attraverso La Sapienza anche con altri centri universitari, sia in Italia che all’estero. L’Augustinianum si occupa di un periodo storico ben definito, quindi tutti quelli che sono interessati alla storia – che siano cristiani, che siano di altra estrazione, cattolici o di altra confessione – trovano qui l’occasione per confrontarsi, per studiare. In qualche modo è una scuola a vocazione ecumenica in senso molto ampio, quindi fra le Chiese e anche fuori dai confini ecclesiali. Credo che questo, che è il passato dell’Augustinianum, sarà anche il suo futuro: dialogo, apertura e comprensione sempre maggiore degli autori cristiani antichi.

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14 febbraio 2019, 07:00