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Cresce l’Altra Cucina: pranzo di Natale da chef per 13 carceri

Grazie alla quinta edizione dell’iniziativa del Rinnovamento nello Spirito Santo e di Prison Fellowship Italia, il 18 dicembre più di 2000 detenuti, detenute, familiari e guardie carcerarie pranzeranno con i piatti stellati di cuochi d’eccezione. Martinez, presidente del Rns: “E’ un atto di giustizia sociale”

Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano

“Gesù le cose più belle le ha fatte ha pranzo” ricorda Marcella Reni, presidente di Prison Fellowship Italia onlus, che con Rinnovamento nello Spirito Santo organizza per il quinto anno consecutivo “L’Altra Cucina… per un Pranzo d’Amore”, l’iniziativa grazie alla quale chef d’eccezione prepareranno piatti “stellati”, serviti da personaggi del mondo dello spettacolo, della musica, della stampa e dello sport, per 2000 detenuti e detenute di tredici carceri italiane: Roma (Rebibbia sezione femminile), Milano (Opera e San Vittore), Torino, Palermo, Bologna, Bari, Salerno, Siracusa, Massa Carrara, Eboli, Lanciano e Ivrea.

Martinez: è una provocazione per i diritti umani

L’evento, che si terrà il 18 dicembre, “è una provocazione per il rispetto dei diritti umani e un atto di giustizia sociale” spiega alla presentazione dell’iniziativa Salvatore Martinez, presidente del Rinnovamento nello Spirito Santo. Più di 300 volontari del Rns, con Fondazione Alleanza RnS, aiuteranno gli chef e i vip a far vivere un Natale di serenità, e in alcuni casi anche con le proprie famiglie ai detenuti. E' un grande volontariato, spiega Martinez "che ogni giorno entra in carcere offrendo educazione e rieducazione. Quello che si può fare è camminare insieme e suscitare interesse fuori dal carcere, perchè tutto quello che avviene dentro venga visto in modo diverso. Il reinserimento sociale dei detenuti parte dalla capacità di rendere più benevole e misericordiose le nostre istituzioni. E offrire a chi ha sbagliato percorsi di redenzione umani e spirituali". “Per gli imprenditori è più facile portare il lavoro nelle carceri – spiega ancora Martinez – il difficile è dare lavoro ad un detenuto quando esce e ha bisogno di tutto per non ricadere negli errori che lo hanno portato in carcere”.

Don Grimaldi: aiutiamoli soprattutto quando escono

Don Grimaldi: da liberi, diamogli opportunità

Gli fa eco don Raffaele Grimaldi, ispettore generale dei cappellani penitenziari. “Bisogna entrare in carcere in silenzio – spiega - non per diventare famosi o più famosi. E i detenuti hanno bisogno di attenzione non tanto quando vivono l’esperienza amara del carcere, ma soprattutto quando escono fuori, offrendo loro delle possibilità. Sono persone fragili, soprattutto se non hanno una famiglia alle spalle, e si ritrovano sole, sulla strada, e facilmente possono continuare a delinquere. Il nostro impegno, e quello della società, della politica dev’essere quello di una profonda attenzione verso chi esce dal carcere, per offrire loro delle possibilità”.

Chef Iannotti: cerchiamo di regalare un sorriso

Lo chef Iannotti: terribile quando la grata si richiude

“Preparerò un risotto con robiola ai tre latti e polvere di olive, pancia di maiale bollito e tiramisù al sifone - annuncia Giuseppe Iannotti, chef a Telese Terme, in Campania, che cucinerà per i detenuti di Salerno - per me e la mia brigata è fondamentale regalare un sorriso: cerchiamo di farlo nel nostro ristorante, e a maggior ragione ci fa piacere farlo per chi non potrebbe sorridere, perché è nelle ristrettezze del carcere. E quindi l’idea è quella di fargli trascorrere una giornata di felicità. Il cibo è condivisione, il cibo è gioia, e per noi che stiamo entrando in un loro spazio è bello riuscire a scambiare delle battute, capire se quello che è stato fatto gli è piaciuto, perché magari un risotto o un tiramisù al sifone non lo mangiano tutti i giorni in carcere". Ma il momento peggiore, conclude lo chef, "sarà quando quelle sbarre si chiuderanno dietro di me, e chi ha assaggiato i miei piatti resterà dentro". Oltre agli chef d’eccezione, quest’anno si cimenteranno in cucina anche gli avvocati appartenenti a “Toghe e Teglie"

Nancy Brilli: il diritto ad una seconda possibilità

“Anche condividere un pranzo è un modo per dare una seconda possibilità, che va data perché il desiderio di migliorare c’è”, afferma l’attrice Nancy Brilli, che servirà a tavola e si fermerà a parlare e ad intrattenere i detenuti. "Persone che hanno causato e subito danni gravi - racconta l'attrice - hanno bisogno di raccontarsi. Una anziana madre mentre mi raccontava la sua vita si aggrappava a me tenendomi la mano stretta stretta. Se un minimo abbiamo la possibilità di sostenere un essere umano, nel nostro piccolissimo, ne usciamo tutti migliori". Nancy Brilli entrerà in carcere insieme a tanti altri testimonial, come la conduttrice Rai Francesca Fialdini, che ha moderato la conferenza stampa di lancio dell’iniziativa. 

Fialdini: vicina a donne che cercano di volersi bene

Fialdini: incontro esseri umani meravigliosi

“Quando sono entrata in un carcere – racconta la conduttrice – ho trovato donne, che non riescono a tenersi curate o a curarsi da malattie, e che con il loro sguardo dicono tutto. Forse mi vedono come desidererebbero essere, pensano che io sia ricca, bella, giovane, sempre qualcosa di meglio rispetto a loro. Sono donne come me, che in questo momento sono più in difficoltà di me, ma non vuol dire che siano peggiori di me o io migliore di loro. Il loro sguardo di ammirazione per me e compassione per sé stesse non mi piace. Vorrei farle sentire quello che sono, esseri umani meravigliosi, che devono solo ritrovare in loro stesse la fiducia per farcela e per dirsi ‘sono bella così’. Tra chi ha dato la sua disponibilità anche la cantautrice Mariella Nava, i comici Marco Capretti, Max Pieriboni e Francesco Rizzuto, il conduttore e attore Max Laudadio, il conduttore Alessandro Greco con la moglie Beatrice Bocci, monsignor Guerino Di Tora, vescovo ausiliare di Roma e presidente della Fondazione Migrantes, e monsignor  Mario Delpini, arcivescovo di Milano.

Reni: l'ingrediente principale è l'amore di chi serve

“Quest’anno molti altri direttori di penitenziari ci hanno chiamato per dire ‘ci sono anch’io’ - racconta ancora Marcella Reni - e molte imprese del territorio si sono mobilitate mostrando una grande solidarietà”. “l’ingrediente principale - conclude la presidente di Prison Fellowship Italia - è l’amore, lo sguardo con cui i volontari servono a tavola, per far sentire primi gli ultimi. Io ai detenuti che mi chiedono perché lo faccio dico : ‘ Sono venuta a cercare Gesù, che è in mezzo a voi’ ”.

ultimo aggiornamento 17-12 h. 20.15

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14 dicembre 2018, 17:17