I missionari liberati in Camerun: pregate per il nostro autista
Amedeo Lomonaco – Città Del Vaticano
E’ duplice lo stato d’animo dei missionari rapiti, e poi rilasciati, nella regione anglofona del Camerun. In un , pubblicato sul sito della Congregazione, esprimono il loro ringraziamento per la solidarietà ricevuta. Ma sono anche preoccupati e in ansia per il loro austista, non ancora rilasciato. “Nei momenti più difficili - si legge nel messaggio - abbiamo pensato ai martiri della Congregazione”. In questi giorni drammatici, aggiungono, abbiamo sentito “il calore delle preghiere”.
Un laico ancora in ostaggio
I missionari rilasciati attualmente si trovano nella parrocchia di Douala. Sono quattro e non tre come indicato inizialmente. Tre clarettiani erano stati rapiti lo scorso 23 novembre. Successivamente, era stato sequestrato anche un sacerdote che aveva intavolato trattative con i rapitori per negoziare il rilascio dei propri confratelli. Nella foto, i 4 clarettiani rilasciati mostrano i loro volti sorridenti dopo la liberazione. La speranza è che a loro si possa aggiungere, prima possibile, anche l’autista.
Preghiere per l’autista
Padre Joseba Kamiruaga Mieza, segretario generale dei clarettiani, esprime la propria gioia per la liberazione dei 4 missionari. Dopo il rilascio, sottolinea padre Kamiruaga, hanno chiesto di continuare a pregare per il loro autista. Attualmente, sono in corso delle trattative. I rapitori hanno chiesto un riscatto. La regione anglofona del Camerun, teatro del sequestro, è scossa da violenze a causa di un conflitto armato tra l'esercito governativo e miliziani separatisti. (Ascolta l'intervista con padre Joseba Kamiruaga Mieza)
Missionari in difesa della vita
Il bilancio delle vittime è pesantissimo. Solo la scorsa settimana, sono morte almeno 60 persone. Gli sfollati sono oltre 450 mila. In questa terra martoriata, conclude padre Kamiruaga, la vita umana per alcuni sembra avere meno valore. Ma la vita è sacra, è “la prima parola di Dio”. Noi, conclude, restiamo vicini al popolo del Camerun che soffre.
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