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Il vero Charles de Foucauld in una nuova biografia

Da oggi in libreria la versione italiana, edita da Effetà, del libro di Pierre Sourisseau dedicato al sacerdote francese Charles de Foucauld che, ad un secolo dalla sua morte, ci parla di questa affascinante figura di sacerdote missionario

Roberta Gisotti – Città del Vaticano

“Charles de Foucauld 1858-1916”. Nel titolo del libro di Pierre Sourisseau solo il nome e due date, quella di nascita in una nobile famiglia agiata a Strasburgo e quella di morte violenta nel deserto del Sahara in Algeria, di “un prete dal sacerdozio atipico, desideroso di fraternità, ardente di fuoco missionario” e prima ancora “un ufficiale di cavalleria sempre pronto all’azione, un esploratore brillante, nonché scienziato, una vocazione ostinatamente ricercata, un’anima assetata di solitudine e di assoluto aperta all’universale, un eminente esperto del mondo tuareg”.

Una biografia avvincente con scritti inediti

Ci sono volute 768 pagine, di cui 32 di materiale fotografico, per raccontare l’appassionante vita di quest’uomo assassinato in un agguato all’età di 58 anni, trascorsi tra la Francia, il Nord Africa e il Medio Oriente. Tanti gli aspetti che “si sovrappongono, si mescolano, si completano” in questa avvincente ed esaustiva biografia, costruita a partire dagli scritti di Charles de Foucauld, beatificato nel 2005 da Benedetto XVI e dalle ricerche più recenti della causa di canonizzazione, di cui l’autore Sourisseau è da oltre trent’anni archivista.

Dagli agi, all’esercito, alle esplorazioni scientifiche

Il volume si snoda a partire dal racconto dell’infanzia del piccolo Charles, orfano di entrambi i genitori a soli 6 anni, cresciuto con la sorellina in casa del nonno materno, educato alla religione cattolica da cui presto si allontana; a 20 anni eredita dal nonno il patrimonio familiare; entrato nella carriera militare viene inviato prima in Algeria e poi Tunisia ma, rientrato in Francia, dopo 4 anni si dimette dall’esercito, iniziando a viaggiare per esplorare Paesi e conoscere popoli. Si stabilisce quindi ad Algeri e parte per il Marocco, grandemente pericoloso per i cristiani, percorrendo in 11 mesi tremila chilometri, con grandi rischi e sacrifici, ricorrendo a travestimenti e stratagemmi per nascondere la sua identità europea.

La chiamata al sacerdozio e la missione in Africa

Al suo ritorno ad Algeri viene accolto con entusiasmo dalla comunità scientifica internazionale, ma al giovane Charles non interessa la gloria e rientrato a Parigi spinto da una forte chiamata interiore entra, a 32 anni, in una comunità trappista, dove resta per sette anni; dopo un periodo in Terra Santa, a Nazareth, torna a Parigi e viene ordinato sacerdote ed inviato missionario in Algeria, dove si stabilisce tra gli indigeni di Beni Abbes, per poi trasferirsi nel cuore del deserto del Sahara tra la popolazione Tuareg: “Bisognerebbe che molti religiosi e religiose e buoni cristiani – scriveva padre Charles – vivessero qui per prendere contatto con tutti questi poveri musulmani e per istruirli”.

La morte nel Sahara accanto agli amici Tuareg  

Sono anni di preghiera intensa e impegno faticoso: “I tuareg vicini a me mi danno le più grandi dolcezze e soddisfazioni; fra loro ho amici eccellenti”. Ma dopo 10 anni - appunta ancora il sacerdote nei suoi scritti - “non un solo convertito! Bisogna pregare, lavorare e avere pazienza”. Ed ancora profeticamente scrive il missionario francese: “Sono persuaso che ciò che dobbiamo cercare per gli indigeni delle nostre colonie non sono né una rapida assimilazione, né una semplice associazione, né una loro unione sincera con noi, ma il progresso, che sarà fortemente diseguale e dovrà essere cercato con mezzi talvolta molto diversi: il progresso deve essere intellettuale, morale e materiale”. Nel 1916 la guerra in Europa arriva anche nel deserto del Sahara e padre Charles resta vittima di un agguato il primo dicembre del 1916.

Un bene comune per l’intera Chiesa

Ad arricchire il libro è la prefazione di p. Bernard Ardura, postulatore della causa di canonizzazione del beato Charles de Foucauld, il cui spirito - come annota Pierre Sourisseau, in chiusura  della biografia - dopo la sua morte, “è diventato rapidamente un bene comune della Chiesa” e “il suo carisma si manifesta sotto molteplici forme negli impegni di uomini e donne” del nostro tempo.

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15 novembre 2018, 10:49