? Beata Anna Kolesarova, la Maria Goretti della Slovacchia
Roberta Barbi – Città del Vaticano
“Addio papà! Gesù, Maria, Giuseppe… vi consegno la mia anima”. Forse furono quelle parole, pronunciate mentre il suo assassino, che non era riuscito ad averla, le sparava, o forse le rivelazioni del sacerdote che ne celebrò il funerale una settimana dopo – era morta nella grazia di Dio, perché poco prima lui l’aveva confessata e comunicata – e che scrisse sul registro “hostiae sanctae castitatis – vittima della castità”, ma tant’è che Anna Kolesarova o Anka (così la chiamavano quelli che le volevano bene) e la sua fama di santità si sono stabilite nei cuori dei giovani slovacchi che per generazioni l’hanno presa a modello, custodendone la memoria che ha sfidato anche gli anni bui del regime comunista filosovietico. L’affetto e la venerazione per questa giovane Maria Goretti slovacca, infatti, non si sono mai spenti. "La Beata Anna aveva trovato un tesoro e per acquistarlo vendette tutto quello che aveva: la propria vita - ha detto il card. Giovanni Angelo Becciu nella sua omelia - il bene più prezioso che possiamo evere nella vita è la nostra relazione con Dio".
Una vita semplice di fede e gioia
Anka era nata nel villaggio di Vysoka nad Uhom, nella Slovacchia dell’Est, non lontano dal confine con l’Ucraina, in una famiglia profondamente religiosa che la fece battezzare il giorno dopo la nascita. Le sue giornate erano scandite dalla Messa quotidiana cui poté partecipare finalmente in modo completo dall’età di dieci anni, quando, secondo l’usanza dell’epoca, prima si accostò all’Eucaristia e poi confermò la sua fede facendo la Cresima. La sua vita, però, negli anni successivi cambiò radicalmente: la morte della madre le affidò nuovi doveri come la cura della casa in cui viveva con il papà e il fratello maggiore; poi ci fu l’avanzata del fronte sovietico con l’inevitabile conseguenza che l’occupazione russa del villaggio si sostituì a quella tedesca.
Un fiore vestito di nero reciso prematuramente
Fu proprio durante uno di questi raid, il 22 novembre 1944, che Anka e i suoi si nascosero in cantina, ma un soldato dell’Armata rossa li scoprì. Il padre mandò la sedicenne a cucinare qualcosa per quel soldato, in modo da rabbonirlo, ma lui iniziò a fare avances alla giovane, nonostante lei fosse sobriamente vestita di nero, come avevano concordato tutte le donne del villaggio proprio per non destare le attenzioni sconvenienti dei militari. La reazione del soldato alle sue resistenze fu la più terribile: la uccise davanti agli occhi attoniti dei suoi familiari. "La giovane Anna, con il suo martirio, ha testimoniato che al male, alla violenza e all'ingiustizia è possibile opporre il bene - ricorda ancora il porporato - in quella sera carica del dolore e del pianto di un padre, testimone dell'omicidio della sua unica figlia, vinse la perla preziosa chiamata castità".
“Chi vive in me non morrà in eterno”
A causa della situazione difficile, Anka verrà seppellita immediatamente, ma il rito funebre poté essere celebrato, in gran segreto, solo una settimana più tardi. Intanto il parroco e un altro sacerdote che aveva conosciuto la ragazza, iniziarono a indagare sulle circostanze della sua morte raccogliendo testimonianze scritte che in seguito saranno preziose e contribuiranno a tenere viva la memoria di questa vicenda. Caduto il regime, poi, si iniziò liberamente a parlare di Anna e della sua eroica morte, mentre i giovani iniziarono ad andare nel cimitero del villaggio a pregare sulla sua tomba, sulla cui lapide è inciso il motto di san Domenico Savio: “La morte, ma non i peccati”.
Un esempio per i giovani nato spontaneamente
Il primo pellegrinaggio organizzato dalla diocesi di Ko?ice, è del 1999 e da allora non si contano i “pellegrinaggi della gioia” dei giovani che vogliono ricordare di Anka la profonda fede che le donò il coraggio di dire “no” e seguirne l’esempio arrivando puri fino al matrimonio. "Sull'esempio e con l'intercessione della Beata Anna - conclude il prefetto rivolgendosi ai giovani - sforzatevi di vivere con gioia ogni giorno il Vangelo, sia nelle situazioni facili come in quelle difficili. La Beata Anna ci insegna che vale la pena sacrificare tutto per il Signore, senza mai scendere a compromessi con la propria coscienza". Anche la casa natale della nuova Beata, in un paesino che oggi conta appena 800 anime, è diventata meta di giovani fedeli che vogliono visitare i luoghi in cui Anka visse e morì. Nel 2008 l’acquisto di una casa da parte di benefattori consentì la creazione della fondazione “Dom?ek”, Casa Anna Kolesarova, che gestisce i viaggi e le altre attività missionarie legate alla sua figura, diventata in pochi anni un luogo di incontro e di pace per la gioventù slovacca. Il rettore, attualmente, è don Pavol Hudak: “Anna insegna ai giovani di oggi la fede, il dono attraverso cui nasce l’amore autentico”, questa la sua testimonianza.
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