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Brasile: udienza sull’aborto. Chiesa schierata con la vita e con le donne

Alla Corte Suprema Federale secondo giorno di interventi sulla proposta di legge che depenalizza l’interruzione volontaria di gravidanza. Il presidente della Commissione episcopale per la vita e la famiglia denuncia le false statistiche sugli aborti in Brasile diffuse dalle organizzazioni pro aborto.

Marco Guerra – Città del Vaticano

Dopo la sessione dello scorso 3 agosto, oggi in Brasile si è tenuto il secondo giorno di dibattito pubblico presso la Corte Suprema Federale sulla proposta legislativa che chiede la legalizzazione dell’aborto fino alla 12 settimana di gestazione. Tra le 26 entità convocate dal membro della Corte Rosa Weber c’era anche la Conferenza episcopale brasiliana (CNBB), che è stata rappresentata, in questa seconda giornata di esposizioni nella capitale Brasilia, dal vescovo di Rio Grande mons. Ricardo Hoepers e da padre José Eduardo de Oliveira, della diocesi di Osasco.

L’audizione della CNBB

Nel suo intervento, mons.  Hoepers ha citato la nota della CNBB "per la vita, contro l'aborto", pubblicata nell’ aprile 2017. Il presule ha esposto i motivi etici, morali e religiosi per i quali è giusto che la legge attuale non sia modificata e ha sottolineato l'importanza di considerare la madre e il bambino come soggetti reali da proteggere, indicando proposte alternativi e il sostegno che la Chiesa offre anche alle maternità più complicate.

Dal canto suo Padre Olivera ha invece messo in discussione alcuni questioni relative all’aborto, presentando alcune statistiche reali sul fenomeno.

Mons. Sousa fa chiarezza sull’aborto in Brasile

Nelle stesso ore il presidente della Commissione episcopale per la vita e la famiglia della CNBB, mons. João Bosco Barbosa Sousa, ha diffuso alla stampa un articolo con cui denuncia come alcune organizzazioni pro aborto e alcuni giornali abbiano cercato di orientare l’opinione pubblica brasiliana, rilanciando cifre gonfiate sul numero degli aborti indotti effettuati ogni anno in Brasile.

Fautori aborto moltiplicano numeri

Secondo mons. Sousa a partire dagli anni '60, sono stati rilasciati numeri falsificati  sulle statistiche relative agli aborti indotti, un’operazione che era tesa a sostenere la percezione che fosse urgente legalizzare l’interruzione di gravidanza. A tal proposito, il presule ha ricordato che il dottore che coordinò la campagna pro aborto negli Stati Uniti, dopo la legalizzazione, dichiarò che aveva mentito sul numero di 1,5 milioni di aborti presentato in precedenza.

“Questo modo di provare la necessità di approvare l'aborto è stato ricorrente – si legge nell’articolo di mons. Sousa -. I fautori dell'aborto hanno sempre moltiplicato i numeri reali di 10 o 20 volte. Lo stratagemma funzionava sempre perché nessuno verificava questi numeri”.

Non serve aborto per aiutare le donne

Dunque è “importante smascherare un'impostura già nota e studiata”, ma soprattutto affermare che i numeri veri indicano “la necessità di politiche pubbliche, grazie alle quali le donne non hanno bisogno dell'aborto per essere aiutate”.

Le falsità diffuse dai giornali

Il presidente della Commissione episcopale per la vita e la famiglia contesta  quindi quanto riportato su un articolo di giornale del 29 giugno scorso, che citava una relazione del Ministero della Sanità ottenuta in esclusiva in cui venivano stimati circa 1 e 200 mila aborti all’anno in Brasile.

“Ma come può essere, se in Brasile nascono 2 milioni e 800 mila bambini all'anno?” si chiede il presule ricordando che stando a numerosi trattati di medicina il numero di aborti, che si verificano per lo più nella seconda parte del primo trimestre, rappresentano il media il 10% delle gravidanze.

Massimo 100mila aborti l’anno

Bisogna poi considerare che gli stuti condotti in Brasile nel 2010 e nel 2016 hanno rilevato che una donna su due che ha compiuto un aborto è passata per un ricovero ospedaliero e questi ammontano a circa 200.000 l’anno. Oltre tutto – evidenzia ancora il presule - la stragrande maggioranza dei 200.000 ricoveri per l'aborto in Brasile sono dovuti ad aborti naturali, non ad aborti indotti. Questo numero, rimarca ancora mons. Sousa, può essere confermato da qualsiasi medico con esperienza nella cura ostetrica, “che dirà che gli aborti provocati rappresentano, al massimo, e forse con esagerazione, il 25% dei ricoveri per aborto”. Di conseguenza si hanno “un massimo di 50.000 ricoveri per anno di donne che hanno causato aborti” e calcolando anche gli aborti senza ricovero si possono stimare circa 100.000 aborti provocati all’anno.

Il ruolo delle agenzie pro aborto

Alla luce di questi semplici calcoli, mons. Sousa critica l’informazione diffusa dall’IPAS, un'organizzazione che promuove l'aborto a livello internazionale, e dall'Allan Guttmacher Institute, che appartiene a IPPF (International Planned Parenthood Federation), che gonfiano i dati con stime tra 1 e 1,5 milioni di aborti all'anno.

Ricostruire il tessuto sociale e aiutare le donne

Secondo il presule difficilmente sapremo se questo rapporto con tali numeri è stato dato dal Ministero della Salute al “Journal”. Tuttavia, anche se le cifre presentate dai movimenti pro aborto fossero vere, legalizzare l’interruzione di gravidanza non risolverebbe i problemi delle donne.

Inoltre – conclude il presule - date le conseguenze psichiatriche traumatiche riconosciute dall'aborto, la grandezza di un numero come questo che aumenta di 10 o 20 volte la realtà del paese,  significherebbe l'esistenza di una realtà sociale così chiaramente disumanizzata e terrificante che non avrebbe senso indagare sulla legalizzazione dell'aborto, ma piuttosto su come dovremmo ricostruire positivamente il tessuto sociale.

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06 agosto 2018, 20:39