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I vescovi cileni incontrano il Papa (foto d'archivio) I vescovi cileni incontrano il Papa (foto d'archivio) 

Vescovi del Cile sugli abusi: verità e giustizia non sono un'appendice della fede

Iniziata ieri l’Assemblea straordinaria della Conferenza episcopale cilena. I vescovi affrontano la questione degli abusi cercando le strade per superare la crisi. Ribadita la necessità di una migliore collaborazione con i giudici

Sergio Centofanti - Città del Vaticano

Si è aperta ieri a Punta di Tralca, in Cile, l’Assemblea plenaria straordinaria della del Paese. Il segretario generale dell'Episcopato, mons. Fernando Ramos, amministratore apostolico di Rancagua, parlando con i giornalisti, ha sottolineato che i vescovi rifletteranno in profondità, fino al 3 agosto, sulle radici e le cause della crisi degli abusi che ha sconvolto la Chiesa cilena, cercando di guardare avanti e trovare le strade per superarla. Inoltre, si vedrà come facilitare una migliore collaborazione con i giudici.

Un rinnovamento ecclesiale che coinvolga tutti

In una nota, il presidente della Conferenza episcopale, mons. Santiago Silva Retamales, afferma: “Siamo su una strada difficile per la Chiesa cattolica in Cile. Riconosciamo gli errori commessi, ma è chiaro a tutti che questo riconoscimento non è sufficiente per vivere un nuovo modo di essere Chiesa e incarnare i valori del Vangelo. Abbiamo bisogno di un rinnovamento ecclesiale che ci coinvolga tutti. Per raggiungerlo, è indispensabile ritornare alla fonte della nostra fede: Cristo è colui che ci trasforma in figli di Dio e fratelli, e ci chiede di essere una comunità redenta che liberi veramente dalla iniquità, a partire dalla nostra”.

I non credenti reclamano la coerenza di chi crede

“Siamo sconvolti e costernati dalle notizie di crimini commessi da sacerdoti contro i minori - prosegue la nota - e chiediamo giustizia e riparazione”. “Quelli di noi che professano la fede cristiana e formano la Chiesa come ‘Popolo di Dio’ hanno una responsabilità speciale come costruttori del Regno” e i non credenti “giustamente ci sfidano, invitandoci a vivere la nostra fede con coerenza”. La vera conversione porta ad “un'autentica preoccupazione per i più deboli, i poveri, gli emarginati e le vittime degli abusi. Questo è il nostro grande contributo perché lo Spirito rinnovi la nostra Chiesa: incarnare il Signore della vita e della misericordia”.

Impegno per la verità e la giustizia 

“Lavorare per la verità e la giustizia - sottolinea ancora mons. Silva - non è un'appendice della fede: è la sua evidenza e manifestazione di coerenza! Per questo ci impegniamo a costruire una fiducia fondata sul rispetto delle persone e della loro dignità. Siamo incoraggiati dalla speranza che Dio ci offre la sua luce e la sua forza in mezzo agli episodi dolorosi che conosciamo e viviamo. La strada è difficile - conclude la nota - ma noi cerchiamo di percorrerla con la speranza posta nella promessa del Signore risorto di non abbandonare la sua Chiesa” per “vincere il male che ci affligge” con “il sincero contributo di molti”.

Papa Francesco: una cultura libera da abusi e occultamenti

Papa Francesco, nella del 31 maggio scorso, afferma che il grido delle vittime degli abusi “è arrivato al cielo” e che questo è il tempo “del discernimento per trovare soluzioni” a questo scandalo “non con strategie meramente contenitive - imprescindibili però insufficienti - ma con tutti i mezzi necessari per poter assumere il problema nella sua complessità”. Francesco invita a superare ogni clericalismo perché “nel popolo di Dio non esistono cristiani di prima, seconda o terza categoria”, e il rinnovamento della Chiesa è di tutta la Chiesa. Esorta quindi a impegnarsi a “generare una cultura in cui ogni persona abbia il diritto di respirare un’aria libera da ogni tipo di abuso. Una cultura libera da occultamenti che finiscono per rovinare tutti i nostri rapporti. Una cultura che di fronte al peccato generi una dinamica di pentimento, misericordia e perdono, e di fronte al crimine, la denuncia, il giudizio e la sanzione”.

Gli incontri con le vittime

Il Papa ha iniziato gli incontri con le vittime di abusi in Cile nell’aprile scorso dopo aver letto il drammatico rapporto dei suoi invitati nel Paese sudamericano, mons. Charles Scicluna, arcivescovo di Malta e presidente del Collegio per l’esame di ricorsi e in materia di delicta graviora alla Sessione Ordinaria della Congregazione per la Dottrina della Fede, e mons. Jordi Bertomeu officiale dello stesso Dicastero.  "Credo di poter affermare" - aveva scritto il Pontefice ai vescovi in una - "che tutte le testimonianze raccolte parlano in un modo diretto senza aggiunte né edulcorazioni, di tante vite crocifisse e vi confesso che questo mi provoca dolore e vergogna". Francesco parla di abusi di coscienza, di potere e di abusi sessuali commessi da persone consacrate su minori "derubati" in tal modo della loro "innocenza". Nel maggio scorso, poi, il Papa ha incontrato in Vaticano i vescovi cileni che, fatto senza precedenti, hanno rimesso in massa i propri incarichi nelle mani del Santo Padre.

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31 luglio 2018, 12:56