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Famiglie latinoamericane al confine Messico-Usa Famiglie latinoamericane al confine Messico-Usa 

Vescovi messicani: politica Usa sui migranti attenta la dignità umana

Cautela della Chiesa messicana per il dietro-front del Presidente statunitense Donald Trump sulla separazione di migliaia di bambini dai genitori che varcano illegalmente la frontiera Usa-Messico. Al confine la situazione rimane drammatica

La decisione aveva suscitato indignazione in tutto il mondo fino alle critiche arrivate dall’Onu. Dall’annuncio, agli inizi di maggio, di una ‘tolleranza zero’ del governo Usa sull'immigrazione clandestina, oltre 2.300 bambini e giovani migranti sono stati separati dalle loro famiglie e collocati in strutture di accoglienza mentre i genitori - che tentavano di fuggire perlopiù dalla violenza e dall’instabilità che attanagliano l’America centrale - venivano arrestati al confine. Sulla drammatica situazione alla frontiera tra Messico ed Usa, Griselda Mutual ha raccolto la testimonianza del vescovo di Tijuana mons. Francisco Arz

R. - Qui, in questa frontiera nord del Messico - certamente la più “movimentata” del mondo - viviamo questo fenomeno in prima persona e siamo molto consapevoli di tutta la dolorosa sofferenza che ha significato per intere famiglie e in modo particolare per tanti bambini, questa politica migratoria di “tolleranza zero” che attenta la dignità umana, i diritti umani, e che colpisce particolarmente i più piccoli, i bambini. Adesso sappiamo come nelle ultime settimane più di 2mila bambini sono stati separati dai loro genitori, e come adesso questa realtà - per motivi politici - tende a modificarsi. Noi crediamo che su questo tema non c'è ancora nessuna decisione seria, perché l’ atteggiamento statunitense è cambiato continuamente e non possiamo fidarci fino a quando non ci sia una definitiva regolamentazione fondata sulla legge, che garantisca il benessere delle famiglie, in particolare dei bambini.

Cosa significa per i migranti del America Latina questo muro?

R. - Percepisco nei loro volti, nelle loro parole, una grande sofferenza, un affronto, un attacco diretto alla loro dignità. E un muro che toglie loro tutta l’aspirazione alla comunicazione, ai rapporti, soprattutto con loro famiglie, che e quello che li fa soffrire di più. Io credo che quello che accade in questo momento ci deve interpellare, a tutti, con molta fermezza. Qui, nella frontiera, nel versante messicano, vediamo tutti i giorni, come viene alzato questo muro di ignominia, che attenta contro quello che dovrebbero essere i rapporti tra i popoli. Abbiamo bisogno di più ponti invece di muri che ci dividono. Noi vediamo questo muro come un simbolo di quello che non deve essere. L’umanità divisa senza una vera relazione fraterna. Nonostante questo non possiamo cadere nel pessimismo. Noi, come credenti, dobbiamo guardare con speranza al futuro.

 

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23 giugno 2018, 11:22