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Sandri: migranti, priorità dei vescovi orientali cattolici d’Europa

Al via dal 14 giugno a Lungro, in Calabria, l’incontro annuale dei vescovi orientali cattolici d’Europa che si concluderà il 17 di questo mese. Intervista col cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese orientali

Giada Aquilino - Città del Vaticano

Valutare “gli obiettivi pastorali della missione in Europa”, tra cui quello oggi “drammatico” delle migrazioni. Con queste parole il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese orientali, presenta il XXI incontro dei vescovi orientali cattolici d’Europa, da domani a domenica a Lungro, in provincia di Cosenza (Ascolta l'intervista al cardinale Sandri sull'incontro di Lungro).

A Lungro, i presuli dell’Oriente cristiano

Decine di presuli di 12 Chiese provenienti da tutto l’Oriente cristiano si confrontano sul tema: “Essere Chiesa cattolica orientale oggi”. Organizzato dall’eparchia di Lungro degli italo albanesi, guidata dal vescovo eparchiale Donato Oliverio, e patrocinato dal Consiglio delle Conferenze episcopali d'Europa (Ccee), l’evento prepara il centesimo anniversario della Chiesa di Lungro, che cadrà nel 2019. Alla giornata inaugurale, presenti proprio il cardinale Sandri, assieme al cardinale Angelo Bagnasco, presidente del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa, e l’arcivescovo Emil Paul Tscherrig, nunzio apostolico in Italia, oltre che rappresentanti delle Chiese di Calabria. Tra le relazioni in programma ai lavori, anche quella di mons. Dimitrios Salachas, esarca apostolico emerito per i fedeli di rito bizantino in Grecia. Prevista una visita a Rossano per il Codex Purpureus.

Attenzione a chi scappa da guerre e povertà

Si tratta dunque di “una riflessione sulla spiritualità, sulla liturgia, sulla formazione dei sacerdoti, sulla selezione dei vescovi, per poter assistere pastoralmente, nella miglior forma possibile, i fedeli, soprattutto quelli che vengono dalla guerra, dalla persecuzione, dalla sofferenza”, spiega il cardinale Sandri, con riferimento alla Siria, all’Iraq, all’Egitto, all’Ucraina e non solo. L’attenzione è, aggiunge, al “dramma umanitario della migrazione di tutte le popolazioni ma anche dei cristiani e dei cattolici”. C’è il rischio, aggiunge il prefetto della Congregazione per le Chiese orientali, che queste persone arrivino nei Paesi europei e si ritrovino sole, “dal punto di vista spirituale, dal punto di vista religioso, dell’appartenenza alla propria Chiesa”, cioè “che si mescolino in questo mondo occidentale pieno di altre maniere di vedere, pur con la presenza della Chiesa cattolica latina”.

Un’identità anche missionaria

Deve esserci quindi “da parte dei vescovi l’impegno pastorale per dare a questi fedeli una propria identità”, tenendo presente pure uno spirito missionario: “con la fede ricevuta e conservata, stando in un mondo nuovo e differente, devi anche essere strumento di salvezza”, precisa il porporato. D’altra parte, sottolinea, Papa Francesco “non ha mancato di mettere tra le priorità delle attività della Chiesa l’andare incontro” all’altro, anche di fedi e denominazioni diverse. Recentemente, il Pontefice ha incontrato il Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I e la delegazione del Patriarcato ortodosso di Mosca: è il momento, commenta il cardinale Sandri, di “prendere una profonda consapevolezza che nessun cristiano latino o d’Oriente esiste per se stesso, ma esiste per realizzare l’Ut Unum Sint di Cristo”, per essere strumenti “dell’unità della Chiesa”.

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13 giugno 2018, 08:01