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Dei rifugiati, tra i quali alcuni minori Dei rifugiati, tra i quali alcuni minori 

Minori non accompagnati, il progetto di Salesiani per il Sociale

L’iniziativa “M’interesso di te” dei Salesiani ha l’obiettivo di contenere il fenomeno dei minori stranieri non accompagnati, che spesso scappano dalla prima accoglienza

Salvatore Tropea – Città del Vaticano

Il progetto “M’interesso di te” è nato in via sperimentale due anni fa su Roma e si è poi ampliato in maniera definitiva nelle città di Torino, Napoli e Catania. Vuole rispondere al problema dei “minori stranieri non accompagnati che rimangono fuori dai percorsi di accoglienza o che letteralmente scappano dai centri di prima e seconda accoglienza”, come spiega a Pope don Giovanni d’Andrea, presidente di Salesiani per il Sociale. Il progetto, partito definitivamente a gennaio 2018, ha raggiunto nei primi tre mesi dell’anno circa 700 minori nelle tre città, quindi, racconta don d’Andrea, “con un sistema di accoglienza a bassa soglia, ma improntato all’inserimento e alla formazione culturale e professionale dei giovani”.

Accogliere e inserire i minori nella società

I ragazzi vengono intercettati dagli educatori – spiega il presidente di Salesiani per il Sociale – soprattutto nelle periferie e nelle zone limitrofe delle grandi stazioni ferroviarie. “Nei centri di accoglienza hanno la possibilità di bere e mangiare qualcosa, dormire, farsi una doccia e si cerca di instaurare un dialogo educativo e di fiducia, che è un fattore molto importante – sottolinea don d’Andrea – ma altrettanto difficile”. Dopodiché si inizia a pensare ad un “percorso di alfabetizzazione e di formazione, oltre che di aiuto al disbrigo dei vari step burocratici per i documenti che mancano”.

Formazione al lavoro, per dare una svolta

Il percorso professionalizzante è possibile grazie ai centri di formazione presenti in queste tre città e riguardano soprattutto chi si accinge a diventare maggiorenne. “I corsi – spiega don d’Andrea –mirano a sviluppare le capacità e le predisposizioni che i ragazzi eventualmente già possiedono per il loro vissuto”. Per esempio, ci sono molti corsi “per fare i pizzaioli, i giardinieri, per impegnarsi nell’ambito della ristorazione oppure – racconta don Giovanni – a Torino è stato creato da poco un progetto per rigenerare i vecchi elettrodomestici, che può anche garantire un futuro sbocco professionale”. Infatti i ragazzi vengono seguiti costantemente e aiutati anche per quanto riguarda i passi da compiere per cercare e trovare lavoro.

Educatori e volontari al servizio dei minori

Le attività del progetto sono portate avanti da una rete composta da educatori di strada, psicologi e volontari che garantiscono subito a ciascun ragazzo intercettato sostegno e protezione. C’è inoltre un gran numero di “educatori e formatori volontari, che si inseriscono nel progetto con dei ruoli specifici”, come l’aiuto nel seguire corsi di lingua, l’assistenza legale per l’iter di riconoscimento o l’acquisizione delle competenze professionali. Fra i volontari, spiega il sacerdote, “ci sono sia giovani universitari che persone più adulte che dedicano parte del loro tempo a questo progetto, ma in maniera costante”.

I numeri del progetto

Attraverso “M’interesso di te”, da gennaio a marzo di quest’anno, tra i tanti ragazzi intercettati, a molti sono stati erogati i servizi previsti dal progetto. Come si legge in una nota di Salesiani per il Sociale, sono stati erogati servizi di mediazione sociale a 61 ragazzi; accoglienza, screening socio-educativo e prima alfabetizzazione della lingua italiana a 19 persone; accoglienza educativa di strada a 127 persone; sostegno per la qualificazione professionale e l’inserimento nel mondo del lavoro a 6 ragazzi; supporto relazionale e tutoraggio legale a 4 persone.

Le prospettive nel resto d’Italia

L’intento e un po’ anche il sogno di questo progetto è quello, afferma don Giovanni d’Andrea, di allargare questi aiuti ad altre città italiane, per coinvolgere sempre più minori non accompagnati. “Speriamo – spiega il sacerdote – di estendere il nostro operato grazie all’eventuale presenza di altri sponsor e altri fondi, oltre quelli già presenti del fondo di beneficenza di Intesa San Paolo, per arrivare nelle città italiane dove questo problema è molto diffuso”.

Ascolta l'intervista a don Giovanni d'Andrea

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18 maggio 2018, 12:05