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Croci sul muro tra Usa e Messico per ricordare la morte di molti migranti Croci sul muro tra Usa e Messico per ricordare la morte di molti migranti 

Vescovi messicani: dignità per i migranti. Non trattateli da criminali

Appello del segretario generale dei vescovi messicani, mons. Alfonso Miranda Guardiola dopo la decisione del Presidente Trump di dispiegare truppe alla frontiera per bloccare il flusso migratorio dall’America Latina

Mabel Griselda Mutual – Città del Vaticano

Intervento del segretario generale della Conferenza episcopale messicana che ha levato la propria voce dopo la decisione del Presidente statunitense Trump di dispiegare le truppe della Guardia nazionale Usa alla frontiera con il Messico per impedire il flusso di migranti. I presuli affermano che la Chiesa cattolica “non può ignorare la sofferenza dei nostri fratelli migranti che cercano migliori condizioni di vita quando attraversano il confine per lavorare e contribuire al bene comune non solo delle loro famiglie, ma anche del Paese fratello che li riceve”. Sul perché dell’intervento dei vescovi messicani il commento di mons. Alfonso Miranda Guardiola

R. - La dichiarazione viene dopo la decisione del Presidente degli Stati Uniti di inviare truppe al confine. Ovviamente, si tratta di militarizzare quello che oggi è un luogo in cui persone, famiglie e amici sono legati, con il pericolo di generare, a livello militare, molta violenza verso coloro che cercano di passare. Tutti noi vescovi del confine messicano con gli Stati Uniti insieme al Consiglio di presidenza della nostra Conferenza episcopale, addolorati per questa decisione, vogliamo far sentire la nostra voce in difesa dei migranti, sia messicani che latinoamericani. Non è la prima volta che lo facciamo, ma questa volta vogliamo far presente ai Presidenti degli Stati Uniti e del Messico, di quante difficoltà comporta per i migranti questa decisione. Migranti che non sono criminali, ma persone in cerca di una vita dignitosa e di una loro casa.

In questa delicata situazione come si può promuovere la fraternità tra i popoli?

R. - Prima di tutto, dobbiamo essere consapevoli che siamo tutti parte dello stesso problema in quanto tutti i cittadini, qualsiasi ruolo svolgiamo, dobbiamo lavorare per la nostra gente, per i valori umani, familiari, per la creazione di posti di lavoro, per un una vita più dignitosa sul lavoro, in famiglia e in campo economico, in particolare nelle città colpite dal flusso migratorio. In secondo luogo, si tratta di mantenere legami fermi e forti di fraternità, non solo con gli Stati Uniti e con la Chiesa delle diocesi nordamericane al confine, ma anche con i popoli centroamericani e latinoamericani: siamo tutti fratelli e dobbiamo cercare tutti i modi e gettare ponti per affrontare insieme questo problema che non appartiene a un solo Paese, ma all’intera comunità dell’America Latina. È un problema globale molto delicato, al quale dobbiamo cercare soluzioni incentrate sulla promozione dei valori, ma anche sulla creazione di posti di lavoro, sulla riduzione della corruzione, dell'impunità, della trasparenza, dell'onestà, eccetera
 

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10 aprile 2018, 14:19