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Il cardinale Charles Maung Bo Il cardinale Charles Maung Bo 

Card. Bo: Myanmar si lasci alle spalle le ferite del passato

Nel suo messaggio per la Settimana Santa, l’arcivescovo di Yangon e primo porporato della storia del Myanmar, lancia un nuovo appello per la “costruzione di una nazione di speranza e pace”, invitando il popolo birmano a “scegliere la vita e non la morte”

 “La Pasqua è un giorno di speranza. Venite, unitevi alla marcia per rimuovere le pietre che hanno intrappolato il nostro popolo in tombe create dall'uomo.  Il grande evento della Resurrezione – prosegue l’arcivescovo di Yangon – si articola in tre passi significativi: la sofferenza dell'Agnello innocente di Dio, Gesù; la speranza del Sabato Santo; la pietra della tomba rimossa e Gesù che risorge in trionfo sulla potenza delle tenebre”. Il card. Bo afferma che anche il Myanmar ha attraversato queste fasi nella sua recente storia: “Avendo vissuto la sofferenza dei milioni di uomini e donne in passato, al momento il nostro popolo vive nella speranza del Sabato Santo, confidando che questo Paese si lasci alle spalle la dipendenza dalle ferite”.

Le parole di Papa Francesco

Il porporato cita poi l’appello di Papa Francesco per la pace e la riconciliazione del popolo birmano, pronunciato in occasione della solenne Messa celebrata a Yangon, culmine della sua recente visita apostolica nel Paese: “Come ha detto il Papa: ‘Abbandonate le ferite, note e nascoste, del passato”. Per fare ciò, il Paese deve “uscire fuori dalle tombe create dall'uomo, rimuovere le pietre che ostacolano le benedizioni del nostro popolo”.

No alle pietre dell’odio e alla vendetta

“La Pasqua è un giorno di speranza. Venite, unitevi alla marcia per rimuovere le pietre che hanno intrappolato il nostro popolo in tombe create dall'uomo. Sono tre le “pietre” che il card. Bo individua e la prima di esse è l’odio. “L'eredità spirituale di questa nazione è stata costruita sulla grande virtù della Compassione, Karuna – afferma l’arcivescovo di Yangon – Tuttavia, in questo Paese l'incitamento all'odio è usato da una piccola frangia per uccidersi tra fratelli”. Di qui “l’urgente bisogno” dei birmani di ascoltare l’invito del Papa a fuggire la vendetta in favore del perdono, rinnovando il proprio impegno per la tolleranza religiosa tra le diverse comunità del Paese.

Se non c’è giustizia, non c’è pace

La seconda “pietra” è l’ingiustizia. “Dove non vi è giustizia, non vi è pace”, ribadisce il cardinale citando alcune delle piaghe sociali che affliggono la nazione. “Milioni di persone sono sepolte nella tomba dell'ingiustizia economica in questo Paese; migliaia sono sepolte come ‘schiavi moderni’ dalla migrazione non sicura. Le risorse sono diventate la tomba profonda per i nostri fratelli e sorelle dei gruppi etnici. Il loro saccheggio ha sepolto migliaia di persone nel conflitto e nel dislocamento”, afferma.

Porre fine ai conflitti

L’ultima “pietra” è rappresentata dal conflitto. Il card. Bo si rivolge in maniera diretta al governo ed ai gruppi etnici: “Allontaniamoci dalla tomba del conflitto”. Sessant’anni di guerra hanno devastato una nazione che, nonostante la sua ricchezza di risorse, è tra le più povere del mondo. “Il conflitto ha divorato il cuore della dignità della gente del Myanmar. La pace è l'unica via da percorrere”, dichiara l’arcivescovo. “Il conflitto ha mutilato questo Paese – prosegue – Quasi 3 milioni di giovani sono fuori, un milione sono sfollati, un milione sono fuggiti dal Paese come rifugiati. Questa era una volta una terra dorata, benedetta da una grande ricchezza. Le nostre ferite sono autoinflitte. Rifiutarsi di accettare la natura multiculturale di questo Paese ha portato ai conflitti etnici”.

Non dimenticare la sofferenza delle minoranze

Nel suo messaggio, il card. Bo rinnova l’impegno della Chiesa birmana in favore del processo di riconciliazione e di “costruzione di una nazione basata sulla Giustizia”, che ha trovato nuovo slancio nelle parole del Pontefice in Myanmar. Il porporato ricorda inoltre la sofferenza delle minoranze cristiane del Paese, vittime di decenni di guerre etniche e spesso soggette a violazioni della libertà religiosa e dei diritti umani: “Accompagniamo tutte le persone sulla strada della loro croce e della loro Quaresima interminabile. Cristo continua a soffrire, portando la sua croce nei nostri fratelli e sorelle etnici”.

La missione profetica della Chiesa

“Seguendo il mandato del Papa – conclude il card. Bo – la Chiesa in Myanmar intraprende il sacro pellegrinaggio della pace, partecipando ad incontri e sostenendo Conferenza di pace di Panglong. La Chiesa userà la sua influenza locale ed internazionale per lavorare verso una pace duratura basata sulla giustizia. La guerra ed il dislocamento, la povertà forzata sono alcune delle tombe in cui il nostro popolo è sepolto vivo. Abbattere le pietre che coprono queste tombe create dall'uomo e soffiare la vita nei nostri fratelli e sorelle che vivono nella valle della morte è la missione profetica della Chiesa oggi in Myanmar”. (Agenzia AsiaNews)

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28 marzo 2018, 07:40