Brasile. P. Chiera: l'amore vince la violenza, ascoltare grido giovani
Alessandro Gisotti – Città del Vaticano
Papa Francesco ha salutato ieri all’udienza generale il gruppo brasiliano di consacrati “Familia Vida”, guidato da padre Renato Chiera, sacerdote italiano fidei donum, che da quasi 40 anni opera in Brasile a favore dei meninos de rua delle favelas, in particolare con l’associazione “Casa do Menor”. Padre Chiera ha accolto con gratitudine il Messaggio di Papa Francesco per la Campagna di Fraternità della Chiesa in Brasile, pubblicato nel Mercoledì delle Ceneri, che si concentra quest'anno sul tema del superamento della violenza, una piaga sempre più profonda e diffusa nella società brasiliana.
In Brasile, il 13% degli omicidi nel mondo
Secondo alcune stime recenti, infatti, in Brasile avviene il 13 per cento degli omicidi commessi in tutto il mondo, nonostante i brasiliani rappresentino solo il 3 per cento della popolazione del pianeta. Il Brasile ha inoltre purtroppo raggiunto, nel 2014, il triste primato del numero assoluto di omicidi: oltre 59 mila persone uccise. Per padre Luis Ferndando da Silva, segretario esecutivo della Campagna di Fraternità, “il superamento della violenza” è la condizione necessaria per “una società e una cultura di pace” e “richiede impegno e azioni che coinvolgono la società civile, la Chiesa e le istituzioni”.
La violenza ha radici profonde, nasce da rapporti ingiusti
Proprio su questo fronte di impegno contro la violenza si trova fin dagli anni ’80 padre Chiera che, grazie all’attività della “Casa do Menor”, ha salvato dalla violenza della strada migliaia di bambini e ragazzi, abbandonati ad un tragico destino di abusi, prostituzione, criminalità e tossicodipendenza. A margine dell’udienza generale, padre Renato Chiera si è soffermato con Pope sulle radici di questa violenza che sempre più sta scuotendo il Brasile, non risparmiando nemmeno i bambini. "La violenza - sottolinea il missionario - ha molte cause: è il risultato di qualcosa che si spacca. La violenza è un grido che qualcosa non va bene". I nostri ragazzi, ammonisce, "sono violenti perché mostrano il dolore che hanno, la sofferenza che hanno, le spaccature che ci sono state. Adesso, la violenza ha delle cause, delle radici molto profonde, innanzitutto nei rapporti ingiusti tra le persone. Quindi c’è un problema sociale, una struttura violenta che violenta la gente e che, come conseguenza, ha una reazione violenta".
Solo il perdono può davvero vincere la violenza
Nel suo Messaggio per la Campagna di Fraternità, Papa Francesco sottolinea che il perdono, per quanto difficile, l’unico strumento per vincere la rabbia e la violenza, per ridonare la pace. Un’esperienza che padre Chiera vive ogni giorno con i suoi “ragazzi di strada”. “Cosa vuol dire il perdono? Che io devo darti possibilità. Tu – afferma il sacerdote – puoi avere sbagliato, ma io ti do possibilità di recuperarti, io credo nella tua bontà. Oggi, non si crede più nella bontà dell’essere umano”. Noi, prosegue, “capiamo questo con i ragazzi. I ragazzi che noi accogliamo sono colpiti quando noi li accogliamo come sono, non li giudichiamo, non vogliamo nemmeno sapere il loro passato! Loro non credo di averi valori, non credono che hanno delle possibilità. Loro accettano di essere uccisi perché dicono: ‘Lo merito. Ho preso questa strada … Lo merito’. Quindi neppure si perdonano”. Quando vedono che noi li perdoniamo, sottolinea padre Chiera, “li aiutiamo a perdonarsi, quando riescono a perdonare papà e mamma, a perdonare quelli che hanno fatto loro del male, perdonare se stessi, allora riescono ad andare avanti”.
In Brasile come in Italia, ascoltare il grido dei ragazzi
Il fondatore di "Casa do Menor" risponde infine sul dilagare della violenza giovanile in Italia, che sembra solo ora scoprire il drammatico fenomeno delle baby gang. “Vorrei dirvi questo: ascoltiamo il grido di questi ragazzi! Cosa ci vogliono dire? Non diciamo solo: ‘Sono dei banditi’”. Per padre Chiera, quando “abbiamo detto questo”, “non abbiamo risolto nulla”. “Ecco il problema. Tuo figlio si droga, tuo figlio comincia una vita sbagliata. Chiedigli un po’ il perché! Chiedigli due cose: ti senti amato? Don Bosco diceva: ‘Non è sufficiente amare il figlio; bisogna vedere se lui si sente amato’. Seconda cosa: cosa stai soffrendo per fare così? Due domande chiave – sottolinea il missionario in Brasile – che aprono il cuore, perché tu ti avvicini, non per giudicare; tu ti avvicini anche per lasciarti giudicare”.
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