"PodSynod", un podcast per prepararsi al Sinodo
Fabio Colagrande - Città del Vaticano
Il 13 giugno 2024 - rivolgendosi ad alcuni rappresentanti di associazioni di fedeli, movimenti ecclesiali e nuove comunità - Papa Francesco bene cosa si aspetta dalla conclusione del Sinodo sulla “sinodalità”, cioè dalla seconda sessione della XVI Assemblea generale ordinaria del Sinodo, in programma dal 2 al 27 ottobre 2024 sul tema "Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione". Non tanto delle soluzioni a problemi specifici, ma un cambiamento di stile, un cambiamento di mentalità. Perché? Forse perché mai come oggi la Chiesa sente il bisogno che tutti i battezzati camminino insieme annunciando all’umanità la salvezza di Cristo, mai come oggi deve riscoprirsi “missionaria”. “Come essere Chiesa sinodale missionaria” è infatti l’interrogativo da cui parte l’ (strumento di lavoro per i partecipanti) della prossima sessione del Sinodo pubblicato a inizio luglio 2024. Un testo che - in continuità con l’intero processo sinodale iniziato nel 2021 - avanza proposte per una Chiesa più vicina alla gente, meno burocratica, in cui tutti i battezzati siano corresponsabili e partecipi alla sua vita nella distinzione dei diversi ministeri e ruoli. Ma di cosa si occupa davvero questo Sinodo? Che cosa ci possiamo aspettare dalla sua conclusione? Quali sono le indicazioni e le proposte più interessanti del nuovo documento di lavoro?
Un manuale d’istruzioni per l’ultima fase
A queste domande prova a rispondere “PodSynod: mano nella mano verso una Chiesa missionaria”, un podcast in quattro puntate - pubblicato sulla pagina italiana di Pope e Spotify - che vuole essere un manuale d’istruzioni per l’ultima fase del Sinodo sulla Sinodalità. Alla vigilia della seconda sessione dei lavori, don Dario Vitali, teologo, docente di Ecclesiologia alla Pontificia Università Gregoriana e consultore del Sinodo dei vescovi, ci spiega perché la “sinodalità” sia così cruciale per una Chiesa che vuole essere missionaria, perché non possa essere fine a sé stessa e quali siano i traguardi già raggiunti nei primi anni di lavoro di questo Sinodo, dal 2021 a oggi.
I temi del podcast: dal Sinodo al Giubileo
Si parla della necessità di “ampliare le possibilità di partecipazione e di esercizio della corresponsabilità di tutti i battezzati” e di “dare un riconoscimento più pieno ai carismi, alla vocazione e al ruolo delle donne in tutti gli ambiti della vita della Chiesa”. Del perché la Chiesa deve “convertirsi all’ascolto” e da dove nasce l’esigenza di “promuovere forme più numerose di ministerialità laicale”. Proviamo a spiegare perché - come dice l’Instrumentum - “la competenza decisionale del vescovo, del collegio episcopale, del Papa è inalienabile, ma non è incondizionata”. Si parla anche di una Chiesa sinodale che ha bisogno oggi di “una cultura e di una pratica del rendiconto e della trasparenza” e si prova a guardare al prossimo Giubileo come occasione per mostrare una Chiesa sinodale: “popolo di Dio in cammino capace di testimoniare concretamente il Regno di Dio, quindi un Regno di giustizia e pace”.
“Ricomprendersi come Popolo di Dio”
“Spiegare la sinodalità - afferma don Vitali - significa spiegare che la Chiesa, sentendo l’urgenza di annunciare il Vangelo, vive dell’ascolto dello Spirito. Avendo riconosciuto la voce dello Spirito nell'oggi, una voce che interpreta la realtà del Vangelo per qui e ora e questo tempo alla luce del Vangelo, sceglie le strade per camminare verso il regno di Dio, rimanendo fedele alla sua origine e al suo Signore”. “Quindi - prosegue - è ben più di una pratica, di un modo per cambiare i processi all'interno della Chiesa o gli equilibri tra i diversi poteri. In realtà è ricomprendersi come popolo di Dio”.
Il deficit "pneumatologico" da superare
Ma da dove nasce questa esigenza di convertirsi all’ascolto dello Spirito? “Già al Concilio Vaticano II un vescovo libanese, monsignor Ignatius Ziadé, domandò in aula: ‘Chiesa Latina, che cosa ne avete fatto dello spirito?’. Per una serie di ragioni storiche davvero - spiega don Vitali - potremmo parlare di un ‘deficit pneumatologico della Chiesa latina’ che i padri conciliari provarono a superare. Perché una Chiesa in cammino è sempre, continuamente in ascolto dello Spirito, perché la guidi verso quel compimento nella fedeltà alla sua origine”.
Il rapporto asimmetrico tra chierici e laici
A proposito della “debolezza nella reciprocità, nella partecipazione e nella comunione” di tutti i battezzati, che è di ostacolo al rinnovamento della Chiesa, don Vitali spiega nel podcast che “veniamo da secoli di storia che hanno separato il corpo ecclesiale in due blocchi, concentrando le capacità attive in un blocco e facendo dell'altro blocco una massa passiva, destinataria dell'azione dei primi”. “Secondo la famosa declinazione del principio di Graziano due sono i tipi dei cristiani, duo sunt genera christianorum, i chierici e i laici. Ecco lì oggi il rapporto è asimmetrico e ricomporlo è la grande sfida”. “Se noi non arriviamo al riconoscimento del popolo di Dio come soggetto, allora noi continueremo a riflettere una mentalità che è tipica del passato, dove nella gestione del potere i laici sono esclusi e le donne sono le massimamente escluse”.
La maturazione del consenso è il vero obbiettivo
A chi si chiede quali decisioni potrebbe prendere questo Sinodo, don Dario spiega che “non decide il Sinodo quali sono i suoi risultati”. “Essendo un'assemblea in ascolto dello Spirito può aprirsi al consenso che lo Spirito vuole realizzare. Quindi ciascun membro all'interno della seconda sessione dovrà agire con chiarezza, onestà, in maniera tale che si maturi un consenso che sia di indirizzo per il cammino della Chiesa a venire”. “Dove sta infatti una verità che noi possiamo considerare cattolica?”, si chiede don Dario nel podcast. “Laddove è maturato un consenso vero. Dove non ci siano tensioni per cui da una parte si può affermare una verità e dall'altra però se ne può contrapporre un'altra”.
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