Parolin: la crisi climatica si fronteggia cambiando gli stili di vita
Christopher Wells - Abu Dhabi
Una firma per ribadire l’impegno delle religioni nella lotta al cambiamento climatico. L’hanno apposta una trentina di leader religiosi, lunedì 6 novembre ad Abu Dhabi, in occasione del Global Faith Summit on Climate Action, in rappresentanza delle principali comunità e tradizioni religiose del mondo. La dichiarazione interconfessionale siglata impegna i capi religiosi a mobilitare le proprie comunità per affrontare la crisi climatica e per chiedere ai leader della politica di intraprendere azioni concrete alla COP28 in programma a Dubai dal 30 novembre al 12 dicembre prossimi, dove si recherà anche Papa Francesco.
Alla cerimonia della firma, nella capitale degli Emirati Arabi, ha preso parte il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin. Per il porporato il ruolo delle fedi riveste un carattere fondamentale nell’azione globale contro il cambiamento climatico.
Eminenza, qual è il ruolo che i leader religiosi possono svolgere in quella che è considerata da molti una questione più laica?
Sì, penso che il cambiamento climatico sia una questione laica. In effetti, se ne occupano i politici e il mondo della politica, gli scienziati e così via. Ma penso che l'implicazione dei leader religiosi sia dovuta al fatto che vi è anche una dimensione etica, una dimensione etica e morale, che la Santa Sede sta sottolineando molto. E dunque penso che in questo tema un leader religioso abbia voce per dire qualcosa e per aggiungere motivazione all'attuale impegno del mondo nell'affrontare tale problema.
Parlando specificamente della Santa Sede, essa ha un ruolo unico tra le religioni in quanto ha una rappresentanza diplomatica in tutto il mondo. Come vede il ruolo del Papa e della Santa Sede nell'affrontare questioni come il cambiamento climatico?
Sapete che il Papa è molto interessato [alla questione del cambiamento climatico], davvero molto. E la prova di ciò sono i due documenti che ha prodotto: la , che è stata davvero un punto di riferimento per molti leader del mondo e per molti governi in occasione della COP di Parigi, quando hanno firmato l'accordo sui cambiamenti climatici, e ora la che è un documento che cerca di aggiornare la Laudato si'. Naturalmente, la Santa Sede è interessata a tutti gli aspetti del problema, per quanto riguarda la riduzione delle emissioni di gas, il problema dell'innalzamento del livello del mare e così via. Ma la nostra attenzione si concentra soprattutto su due cose, su due questioni particolari. Il primo è lo stile di vita. Non è sufficiente impiegare più soldi, il che non significa che non sia importante investire denaro, ma non basta. Bisogna davvero cambiare il nostro modo di vivere per non danneggiare il Creato, per non danneggiare la natura, ma per esserne amministratori responsabili, come ha detto il Papa. Questo è il compito che Dio ha affidato all’umanità quando l’ha creata. L’altro punto è l’educazione. È un punto importante, l’educazione delle nuove generazioni per avere, per usare in modo diverso, le risorse di questo mondo. E questo è un impegno universale, mondiale, della Santa Sede. Lo abbiamo ripreso firmando anche l'Accordo di Parigi. È stato proprio questo il punto sottolineato dalla Santa Sede, perché anche noi svolgiamo la nostra parte in questo impegno, per quanto riguarda la Città del Vaticano, e in questa fase possiamo prendere alcune misure concrete. Naturalmente il nostro è uno Stato molto piccolo, non abbiamo un impatto significativo sul fenomeno, ma riteniamo di poter dare un grande contributo sul fronte dell'educazione delle nuove generazioni a un uso corretto delle risorse di questo mondo.
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