Giornata dei poveri, mons. Fisichella: non solo gesti ma anche segni di speranza
Amedeo Lomonaco - Città del Vaticano
“A volte basta poco per restituire speranza: basta fermarsi, sorridere, ascoltare. Per un giorno lasciamo in disparte le statistiche; i poveri non sono numeri a cui appellarsi per vantare opere e progetti. I poveri sono persone a cui andare incontro: sono giovani e anziani soli da invitare a casa per condividere il pasto; uomini, donne e bambini che attendono una parola amica”. È con questa espressione di Papa Francesco, ha ricordato mons. Rino Fisichella, che si può rileggere il suo messaggio per la . Il messaggio, ha spiegato mons. Fisichella, intende far riflettere su due coordinate: la descrizione delle nuove forme di povertà che ogni giorno sono sotto i nostri occhi, e l’azione concreta di quanti con la loro testimonianza possono offrire speranza.
Iniziative concrete prima della Giornata
Mons. Fisichella ha reso noto che il Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione proporrà diverse iniziative che troveranno la loro espressione più immediata nella settimana precedente della Giornata mondiale dei poveri. Tra queste, il presidio Sanitario in Piazza San Pietro, "un vero ospedale mobile con diverse specializzazioni,dove chi ha bisogno potrà ricevere cure mediche gratuite". Lo scorso anno, ha ricordato, sono state fornite più di 3000 le prestazioni offerte. Verrà inoltre riproposto il pranzo con il Santo Padre nell’Aula Paolo VI per 1.500 poveri provenienti da diverse parti d’Italia e d’Europa. Tra le iniziative previste anche la celebrazione della Santa Messa in San Pietro e infine, nel pomeriggio del 9 novembre, la III edizione del Concerto “Con i poveri per i poveri” nell’Aula Paolo VI. Questo evento vedrà la partecipazione del maestro premio Oscar Nicola Piovani insieme al mons. Marco Frisina.
Mons. Fisichella: i poveri hanno bisogno di segni di speranza
A Pope mons. Fisichella sottolinea che i poveri non sono delle inchieste ma sono delle persone e hanno bisogno dei nostri gesti concreti. Ma la Giornata mondiale dei poveri non si risolve soltanto in alcune iniziative. Non ci si può solo fermare solo ai gesti concreti. Essere un segno un speranza significa aprire il nostrio cuore, entrare nella loro cultura, cercare di capire cosa si nasconde nel più profondo della loro esistenza:
R. – Il Papa ci ha dato il messaggio per la terza Giornata mondiale die poveri: “La speranza die poveri non sarà mai delusa”. È con queste parole che ci invita a scoprire ancora una volta il valore fondamentale dei poveri: non sono dei numeri, non sono delle inchieste, non sono soltanto dei tabulati. I poveri sono delle persone. Hanno bisogno delle nostre mani per essere sostenuti, hanno bisogno del nostro sguardo, della nostra presenza per recuperare sé stessi e hanno bisogno anche dei nostri gesti concreti che danno speranza, per permettere di recuperare almeno un po’ di gioia nella loro vita.
I poveri – dice anche il Papa in questo messaggio – sono coloro che hanno bisogno di Dio, che confidano in Dio…
R. – Non dimentichiamo che una delle prime espressioni con le quali il Papa si è presentato nella “Evangelii gaudium”, è stata proprio questa: “La prima discriminazione che i poveri soffrono, è quella spirituale”. Ecco perché la Giornata mondiale dei poveri non si risolve soltanto in alcune iniziative. Il Papa ci dice: i poveri vengono da noi perché offriamo loro il cibo, perché diamo un panino, un pasto caldo. Ma non possiamo fermarci soltanto a questo. Essere un segno di speranza significa aprire il nostro cuore, entrare nella loro cultura, cercare di capire che cosa si nasconde nel più profondo della loro esistenza. E quindi si deve essere capaci di conoscere, toccando con mano, condividendo e partecipando alla loro stessa esistenza per restituire un po’ di dignità.
I poveri hanno bisogno della nostra vicinanza, del nostro ascolto ma anche noi abbiamo bisogno dei poveri …
R. – I poveri ci fanno scoprire l’essenza del Vangelo. Non dimentichiamo che nel Vangelo di Matteo sono indicate le opere di misericordia: avevo fame, avevo sete, ero forestiero, ero malato, in carcere, nudo … Tutte situazioni in cui Gesù dice: “Ogni volta che voi lo avete fatto a uno di questi più piccoli, lo avete fatto a me”. I poveri ci ricordano di fatto proprio questo: nelle condizioni di povertà, non solo noi vediamo Cristo ma vediamo Cristo che ci provoca, che ci chiede di seguirlo. E quindi, ci chiede di riscoprire ancora di più in profondità la verità e la dimensione più autentica e più genuina della nostra fede.
Mani tese e cuori aperti
Mons. Graham Bell, sotto-segretario del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, ha inoltre sottolineato che la seconda Giornata mondiale dei poveri, celebrata lo scorso novembre, ha avuto ampia risonanza. E ha ricordato alcune delle migliaia di iniziative promosse in varie regioni del mondo. In Europa, l’arcidiocesi di Westminster ha invitato scuole e parrocchie a intraprendere iniziative per aiutare i poveri, focalizzando l’attenzione sui banchi del cibo. In Germania, l’arcidiocesi di Berlino ha ospitato un banchetto per i senza tetto e per le persone vulnerabili della città presso la cattedrale di Santa Edwige. In Messico i vescovi hanno pubblicato una Lettera, intitolata “Le grida del Povero”, per richiamare l’attenzione sulla Giornata. In Canada, la parrocchia di Sacred Heart Church of the First Peoples a Edmonton, nella provincia di Alberta, ha offerto, con la partecipazione dell’arcivescovo Richard Smith, un pranzo ai poveri, tra cui i senza tetto, i disoccupati, e i tossicodipendenti.
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui