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Sandri: Documento su fratellanza nuovo approccio nel dialogo interreligioso

Al rientro dal suo viaggio in Egitto il Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali parla dell’importanza del Documento firmato un mese fa ad Abu Dhabi dal Papa e dal Grande Imam di Al-Azhar, degli incontri col Presidente al-Sisi e con Sua Santità Tawadros II e dell’impegno in campo sociale dei cristiani

Giada Aquilino - Città del Vaticano

La fede porta il credente a vedere nell’altro un fratello da sostenere e da amare. Parte dal , firmato un mese fa ad Abu Dhabi da Papa Francesco e dal Grande Imam di Al-Azhar, Ahmad Al-Tayyeb, la riflessione del cardinale Leonardo Sandri sulla sua visita di una settimana in Egitto, conclusasi ieri. Il Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali si è recato nelle Eparchie dell’Alto Egitto, quindi come Inviato speciale del Papa ha partecipato alle celebrazioni per gli 800 anni dell’Incontro di San Francesco d’Assisi col Sultano Al-Kamil Al-Malek. Una trasferta dedicata alle comunità cristiane locali, con quella copta che risulta maggioritaria, con circa 9 milioni di fedeli stimati, pari al 10% dei circa 89 milioni di abitanti dell’Egitto (al 90% musulmani), e i cattolici che rappresentano lo 0,31% della popolazione. E al contempo un viaggio nel segno del dialogo interreligioso.

Documento da trasmettere a tutti

Proprio il Documento di Abu Dhabi sulla fratellanza, “che segna - dice il cardinale Sandri - in modo eccelso l’intesa tra Papa Francesco e il Grande Imam di Al Azhar”, è per il porporato un “punto di partenza di una maniera nuova di concepire le relazioni” interreligiose, da trasmettere ora “alla gente, a tutti quelli che credono nell’islam, in Egitto o altrove, e anche ai cristiani”. “La maggior parte di noi, che viviamo in un mondo in cui si costruisce tutto con il potere, con la guerra, con la violenza, con l’odio, addirittura in alcuni casi in nome di Dio, vuole un mondo nuovo nel quale - spiega il prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali - si possa convivere e in cui i cristiani e i cattolici non siano perseguitati, non siano osteggiati, non siano discriminati, ma siano considerati, pur essendo una minoranza, cittadini alla stessa stregua di tutti coloro che abitano nei Paesi a maggioranza musulmana, con gli stessi doveri e gli stessi diritti” (Ascolta l'intervista al cardinale Sandri).

Un impegno in campo sociale

Il cardinale ha incontrato il Presidente Abdel Fattah al-Sisi e gli ha consegnato un messaggio personale di Francesco: il capo di Stato ha “espresso tutta la simpatia, l’amore, la venerazione per il Papa, riferendo che un tempo nuovo è nato tra l’Egitto e la Santa Sede dopo la visita del Pontefice nel 2017”. Il prefetto Sandri, nel colloquio al Palazzo presidenziale del Cairo, ha pure sottolineato che in Egitto “i cattolici vogliono il bene della patria e si impegnano per il progresso e il benessere di tutte le persone, senza distinzione” di credo. I cristiani del Paese “sono impegnati soprattutto nello sviluppo sociale: si dedicano alla salute, all’educazione, alle scuole, i bisognosi. In ogni diocesi - prosegue - ci sono il centro catechetico, il centro per i sacerdoti, il centro per le preparazioni al matrimonio e accanto c’è sempre un centro per lo sviluppo sociale”.

Nessuna violenza in nome della religione

Il cardinale Sandri ha incontrato Sua Santità Tawadros II, Patriarca della Chiesa Copto-Ortodossa, al monastero di San Bishoy, situato tra Il Cairo e la città di Alessandria, esprimendo profondo dolore per tutte le vittime della violenza, in particolare quella contro i copti d’Egitto. “Girando per le strade - racconta il porporato - la gente partecipa liberamente al culto, cammina per le strade, fa le proprie attività; certamente dappertutto si vede un gande spiegamento di sicurezza perché ci sono ancora elementi che vogliono compiere degli attentati, persone che - è assurdo! - a nome della religione e in nome di Dio fanno questi atti di violenza”. “La Chiesa - prosegue - è contro la violenza e l’odio ed ho espresso al presidente e a tutta la popolazione la nostra vicinanza. E anche al Papa Tawadros, per i ‘martiri’, per quelle persone uccise con il nome di Gesù nelle labbra: sono per noi una testimonianza che ci interpella sul modo in cui viviamo il nostro discepolato”.

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05 marzo 2019, 15:58