Santa Sede: vincere la fame, domanda di giustizia da condividere
Roberta Gisotti – Radio Vaticana
“Porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentareâ€: da questo ambizioso obiettivo fissato dalle Nazioni Unite nell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile è partito il dibattito organizzato a New York dall’International Political Economy and Development (Iped) e dalla Fondazione Centesimus Annus Pro Pontifice. Scopo della Conferenza intitolata "Ridurre la fame: l'appello di Papa Francesco per un nuovo approccio" è stato di mettere a fuoco le indicazioni più recenti del magistero della Chiesa per garantire il diritto al cibo per tutti, una meta ancora molto lontana, - ha osservato nel suo intervento l’arcivescovo Paul Richard Gallagher – nonostante i tanti progressi tecnologici.
L’impegno della Chiesa per garantire il diritto al cibo
Partendo dall’imperativo evangelico ‘avevo fame e mi hai dato da mangiare’, la Chiesa - ha ricordato il presule - “ha sempre difeso il diritto al ciboâ€, che “ha una ripercussione immediata – come notava Benedetto XVI nel suo messaggio per la Giornata dell’alimentazione del 2007 - sia sulla sua dimensione individuale sia su quella comunitaria, che coinvolge interi popoli e gruppi umaniâ€.
Dieci anni dopo Francesco nel suo intervento alla Fao, nella stessa ricorrenza, sottolineava le implicazioni del dramma della fame – che colpisce ancora oggi 821 milioni di persone – collegate ai cambiamenti climatici, alle fonti di energia pulita, alla gestione delle migrazioni, al commercio e alla cultura dello scarto. “Quest’ultima sfida – ha osservato l’arcivescovo Gallagher – è profondamente connessa con altre due gravi questioni che riguardano direttamente la fame e la malnutrizione, vale a dire lo spreco alimentare e il consumo eccessivo†di cibo.
L’altra faccia della fame: sprechi e consumo eccessivo
“Di fronte all’aumento della domanda di alimenti – annotava Francesco rivolto alla comunità internazionale - è indispensabile che i frutti della terra siano disponibili per tutti. Per qualcuno basterebbe diminuire il numero delle bocche da sfamare e risolvere così il problema; ma è una falsa soluzione se si pensa ai livelli di spreco di alimenti e a modelli di consumo che sprecano tante risorse. Ridurre è facile, condividere invece impone una conversione, e questo è impegnativoâ€.
Papa Francesco e il principio di umanità
Raccomandava Papa Francesco di rifiutare ‘soluzioni rapide’ per ridurre la fame sacrificando i valori che sono essenziali per la promozione e la protezione della persona umana e dei suoi diritti. E proponeva invece di applicare nelle relazioni internazionali il ‘principio di umanità’ evangelico, auspicando che la diplomazia e le istituzioni multilaterali alimentino e organizzino questa capacità di amare, perché è la via maestra che garantisce non solo la sicurezza alimentare, ma la sicurezza umana nella sua globalitàâ€.
“Amare – spiegava Francesco - vuol dire contribuire affinché ogni Paese aumenti la produzione e giunga all’autosufficienza alimentare. Amare si traduce nel pensare nuovi modelli di sviluppo e di consumo, e nell’adottare politiche che non aggravino la situazione delle popolazioni meno avanzate o la loro dipendenza esterna. Amare significa non continuare a dividere la famiglia umana tra chi ha il superfluo e chi manca del necessarioâ€.
Responsabilità, solidarietà, comunione
“L’approccio di Papa Francesco per ridurre la fame - ha concluso l’arcivescovo Gallagher – non si basa su un semplice sentimento o su una vaga empatiaâ€. Piuttosto “è una domanda di giustizia, non una supplica o un appello di emergenzaâ€, spiegava infine Francesco, “perché emergano le soluzioni migliori†in uno scenario internazionale animato da “responsabilità reciprocaâ€, “solidarietà†e “comunioneâ€.
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