Card. Stella: le omelie parlino al cuore, come fa Francesco
Alessandro Gisotti – Città del Vaticano
Ha destato ampio interesse l’applicazione promossa dalla Congregazione per il Clero in sinergia con la Segreteria per la Comunicazione. Uno strumento per offrire un aiuto ai sacerdoti nel preparare le omelie domenicali. Su questa applicazione e sull’importanza dell’omelia in Papa Francesco, abbiamo raccolto la riflessione del cardinale Beniamino Stella, prefetto della Congregazione per il Clero:
R. - Dare una mano ai sacerdoti spesso carichi di impegni, carichi di cose da fare… Questa applicazione “Clerus app” è proprio un porgere una breve omelia pronta che il sacerdote possa leggere, possa meditare un momento, possa cogliere le idee principali per poi comunicarle. L’omelia non è una conferenza, è proprio un saper porgere la Parola di Dio a una comunità che viene per l’Eucaristia e per ascoltare la Parola di Dio nella bocca del prete!
D. - Molte pagine di Evangelii gaudium sono dedicate proprio all’omelia. Perché secondo lei c’è questa sottolineatura del Papa in tante occasioni, non solo in Evangelii gaudium, sulla centralità dell’omelia nella vita del cristiano?
R. - Credo che fu a suo tempo una sorpresa che il Papa abbia dedicato sette, otto numeri, di fatto, della sua Esortazione apostolica proprio all’omelia. Sembra una cosa di secondaria importanza, invece oggi è diventato il momento e lo strumento fondamentale di evangelizzazione e di catechesi del popolo cristiano. Credo che il Papa ci ha dato questa gratissima sorpresa di invitarci a fare bene l’omelia, sapendo che lì è il momento in cui la Parola di Dio cade in un buon terreno. Il Papa poi ci dà anche l’esempio, ci dà un grande esempio. Penso ai commenti all’Angelus, che è un commento al Vangelo di sei, sette minuti, non di più, però molto essenziale, molto preciso. Quello è lo schema, di fatto, un po’, dell’omelia del Santo Padre. Il prete deve essere consapevole che è una grande opportunità che la sua parola è benedetta e fecondata dalla grazia di Dio e che il popolo cristiano ha bisogno di questo carburante spirituale per potersi alimentare.
D. – Una delle grandi novità di questo Pontificato sono proprio le omelie mattutine di Casa Santa Marta che il Popolo di Dio attende con grande trepidazione ogni giorno…
R. – A me è capitato di ascoltare queste omelie del Papa in Santa Marta. Si vede che il Papa ha in mente due, tre idee. Parla lentamente, pensa molto a ciò che sta per dire, è molto plastico nel linguaggio, nell’immagine, nel vocabolario. Siamo invitati un po’ a guardare al Papa, direi un po’ a “copiarlo”, perché il Papa è soprattutto un pastore. Il Papa è un parroco dell’umanità, del popolo cristiano. Perché la gente lo ascolta? Perché il Papa parla al cuore, perché parla delle situazioni di vita concrete, illuminate dalla Parola di Dio. E le omelie di Santa Marta, con questi riferimenti concreti, talvolta, alla vita vissuta dal cristiano sono per tanta gente un riferimento.
D. – Si può già dai seminari aiutare, dare degli strumenti ai futuri sacerdoti per capire innanzitutto l’importanza dell’omelia e poi per “fare delle buone omelie”, come direbbe Papa Francesco?
R. - Ci deve essere, fin dal seminario, un’attenzione dei formatori a preparare come si parla. Io credo che occorra questa preparazione remota, ma soprattutto nel prete il convincimento personale che ha dieci minuti in cui ci sono centinaia, talvolta anche migliaia di persone, che sono lì per ascoltarlo. Mi preparo, penso, parlo al cuore! Prego prima, perché la Parola di Dio veramente giunga a illuminare la vita. Mi pare che dobbiamo essere coscienti che la gente attende rispetto… talvolta anche certe “sparate” di sacerdoti… Abbiamo il senso del rispetto per la gente nell’uso del tempo, anche nel linguaggio. Un’omelia non è per esibire la propria erudizione: è il Vangelo, come il Papa ci insegna, la Parola di Dio per la vita quotidiana del credente. Questo è il senso dell’omelia. E quando il prete è in parrocchia, io credo che dal lunedì deve cominciare a pensare all’omelia: mi vedo il Vangelo, le Letture e vado pensando… Poi la settimana del pastore in mezzo alla gente può anche illuminare su cose concrete: ho visto, ho sentito… Il parroco che ricorda e che spiega: allora l’omelia diventa qualcosa di vissuto, di atteso, e poi soprattutto di efficace per la vita. Perché uno deve uscire dalla chiesa dicendo: “Beh, qualche cosa il parroco ha detto anche a me e cercherò di far meglio”.
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